Nella ricorrenza del 46° anniversario del terremoto che colpi’ la Valle del Belice, gli indipendentisti Fns ripropongono il modello antisismico del Giappone ed il “cambiamento” della classe politica dominante in Sicilia
Palermo, 16/01/2014 - Nel ricordare le 385 vittime e gli immensi disastri provocati dal terremoto del 15 Gennaio del 1968, il cui epicentro fu nella Valle del BELICE, gli Indipendentisti FNS ritengono doveroso stigmatizzare il fatto che, - a distanza di tanti anni la “Questione Belice” non sia stata adeguatamente affrontata né SUPERATA.
La tanto attesa “RICOSTRUZIONE”, - anche se non priva di punte di eccellenza, - non è stata completata come avrebbe meritato (e meriterebbe) che lo fosse. Anche in termini di RIPRESA economica, di produttività e di occupazionalità oltre che di “servizi”. Temiamo che sia stato trascurato persino il raggiungimento dell’ambizioso obiettivo di un grande RECUPERO culturale – etnologico – artistico – architettonico, la cui salvaguardia è fondamentale quantomeno nelle testimonianze più significative della “ CIVILTA’ ” che per millenni aveva caratterizzato l’intera area. E che, oggi, continuando di questo passo, è a rischio scomparsa.
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Si deve altresì programmare un FUTURO migliore attraverso l’adozione di una specifica strategia per lo sviluppo economico e per la migliore qualità della vita.
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Il terremoto del 1968, come quello di Messina del 1908 o come i tanti terremoti succedutisi, fino ai nostri giorni, non hanno, però, scosso, dal torpore, in materia la classe politica ed i partiti dominanti in Sicilia, che sono notoriamente in tutt’altre faccende affaccendati…
E che comunque persistono nella PRASSI di ricorrere ai pannicelli caldi ed ai provvedimenti amministrativi e legislativi, improvvisati di volta in volta, per affrontare le EMERGENZE nelle “zone” più direttamente coinvolte nei veri SISMI e DISASTRI AMBIENTALI.
Continuano a mancare quindi le misure, i mezzi e le professionalità – e spesso il supporto scientifico – necessari per la prevenzione e per gli interventi di soccorso e di ripristino della normalità.
Si avverte ormai come impellente la necessità di una grande RIVOLUZIONE CULTURALE (e politica) che ci allinei ai Paesi più moderni e soprattutto al GIAPPONE.
In quest’ultimo Paese, infatti, i terremoti, anche di maggiore intensità di quelli sopra richiamati, non provocano più i danni ed i disastri che invece noi piangiamo in Sicilia. Ciò, grazie ad una legislazione organica e specifica ed a una mentalità diversa da quella del SOLONI POLITICI di casa nostra.
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A questo punto il Popolo Siciliano deve prendere coscienza del fatto che, con questa CLASSE POLITICA e con le forze politiche che la sostengono, non si và da nessuna parte.
E’ necessario un rinnovamento proteso a far si che i problemi di carattere generale, di pubblico interesse, che bruciano sulla pelle del Popolo Siciliano trovino soluzioni prioritarie ed adeguate. Ad iniziare dalla terra che ci TREMA sotto i piedi.
Ma per arrivare a questi risultati occorre appunto che in Sicilia vi sia una vera classe politica dirigente, capace, onesta ed in grado di assumersi le responsabilità e che sia al servizio del Popolo Siciliano e della Sicilia.
Occorre cioè che finalmente l’ASCARISMO politico, che domina in Sicilia dal 1860, vada fuori da Sala d’Ercole e dalle alte istituzioni rappresentative.
Niente lacrime di coccodrillo, pertanto, ma fatti concreti.
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