Viterbo,
3/2/2014 - Monica Mileti, 54 anni, è stata rinviata a giudizio per cessione di
stupefacenti nel corso dell’udienza preliminare del procedimento per la morte
dell'urologo Attilio Manca. L’altro capo d’accusa, omicidio colposo a seguito
di cessione di droga, è stato invece archiviato perché caduto in prescrizione
nel 2011. Per il pubblico ministero la donna romana avrebbe fornito a Manca una
dose di eroina che, insieme ad altre sostanze, ne avrebbe causato il decesso.
Quindi per Attilio Manca ci sarà comunque un processo, anche se non sarà
accolta la tesi dei familiari di un omicidio ad opera di mafiosi vicini a
Bernardo Provenzano, operato in Francia per un cancro alla prostata durante la
sua latitanza.
Il caso di Attilio Manca, il giovane urologo
barcellonese ucciso dalla mafia, nell'agosto 2013 segna una dura ‘sconfitta’. Il giudice
per le indagini preliminari di Viterbo - infatti - ha deciso di
archiviare l'inchiesta a carico di 5 persone di Barcellona Pozzo di
Gotto (Me), indagate per la morte dell'urologo barcellonese, trovato
morto nella sua abitazione di Viterbo, dove svolgeva la sua professione,
nel 2004.
Per il gip di Viterbo, Attilio Manca sarebbe morto per un’overdose di
droga che lo stesso manca si sarebbe iniettato con una siringa. I
familiari dell'urologo, che conducono una strenua lotta per il
riconoscimento delle vere cause del decesso (ucciso dalla mafia) sono,
invece, convinti che proprio la mafia lo avrebbe ucciso, dopo averlo
costretto a operare alla prostata il boss mafioso Bernardo Provenzano:
dopo l'intervento, il dott. Attilio Manca, ormai testimone scomodo,
sarebbe stato eliminato.
Nell'ottobre 2012 l'europarlamentare Sonia Alfano, che si era opposta all'archiviazione del caso, così scriveva in una nota:
“Dopo otto anni di attese snervanti, di falsità, di dubbi atroci e di
depistaggi, quanto altro tempo ci vorrà per arrivare alla verità sulla
morte di Attilio Manca? Perché una verità tanto evidente risulta così
difficile da affermare? Era stato ordinato un supplemento di indagine e
il suo risultato è chiaro: sulle siringhe trovate a casa sua non c'è
alcuna impronta di Attilio Manca. Questo impone di verificare chi
maneggiò quelle impronte: individuare quei soggetti spalancherebbe la
pista mafiosa, cioè la vera ragione dell'uccisione dell'urologo
barcellonese”.
All’indomani dell’udienza fiume del 9 febbraio 2012 Sonia Alfano
(Presidente della Commissione Antimafia Europea) tornava a prendere
posizione sulla vicenda di Attilio Manca, l’urologo siciliano trovato
senza vita nella sua casa di Viterbo nel febbraio del 2004.
“Condivido pienamente l’ennesima opposizione dei familiari di Attilio e
del loro avvocato, Fabio Repici, alle richieste di archiviazione della
Procura viterbese - scriveva la Alfano - . Chiudere le indagini su un
caso palesemente segnato da gravissime anomalie e buchi neri, sarebbe
come ucciderlo per la seconda volta. Non possiamo e non dobbiamo
permetterlo. Mi sembra macroscopico l’operato insufficiente e omissivo
del pm Petroselli, responsabile delle indagini. Mi auguro che il gip
voglia accogliere le nuove consulenze tecniche chieste dalla difesa. E’
un atto dovuto alla dignità e alla memoria di Attilio Manca”.
Nel febbraio 2010 la stessa europarlamentare lanciava un duro atto di
accuda contro "la città di Barcellona Pozzo di Gotto", che "continua ad
essere un ostacolo alla scoperta della verità sulla morte di Attilio
Manca e l'indifferenza di molti impone una cappa su questo caso,
creando disagio alla famiglia", affermava il deputato europeo,
Presidente dell'Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia.
La procura di Viterbo aveva archiviato per la terza volta le indagini e
- sottolineava Sonia Alfano - viene naturale interrogarsi sul perchè di
tanta leggerezza. Purtroppo in Italia è una consuetudine che i
familiari delle vittime di mafia debbano indagare e trovare le prove sui
mandanti e assassini dei propri cari, e io lo so bene perchè ho dovuto
farlo per l'assassinio di mio padre. Pertanto - aggiunge - vorrei
sollecitare la procura ad approfondire ancora le indagini e a fare luce
sui lati oscuri di questa terribile vicenda".
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