1° Maggio: «Festa del Lavoro», la filastrocca di Mimmo Mòllica

1° Maggio Festa del lavoro. La «Filastrocca del Lavoro» di Mimmo Mòllica racconta in versi e strofe questa importante ricorrenza. E noi la proponiamo a grandi e piccini per celebrare la «Festa del Lavoro e dei Lavoratori».  «Filastrocca del lavoro» di Mimmo Mòllica   Caro babbo che cos’è il lavoro? dei bambini domandano in coro a un papà stanco e pure affannato, dal lavoro appena tornato. Ed il babbo risponde a fatica «serve a vivere, è una regola antica». Ed aggiunge: «… ed inoltre, sapete il lavoro è passione, è volontà e decoro». «E che cosa vuol dire decoro?», ribatterono subito loro. «È nell’opera di un falegname, è Van Gogh, è in un vaso di rame». «È Geppetto e il suo pezzo di legno, è Pinocchio, è Collodi e il suo ingegno, è donare qualcosa di noi senza credersi dei supereroi». «È costruire un gran bel grattacielo, è Gesù quando spiega il Vangelo, compiacersi di quello che fai, è dolersene se non ce l’hai!». Però un tipo iniziò a blaterare: «È pagare la gente per non lavorare, s

BROLO: VELENI IN BUSTA GIALLA, RESI PUBBLICI I PAGAMENTI: “E’ LEGALE STA COSA?”

Per alcuni in Italia è la legge che è illegale. Non certo per la popolazione brolese ma sicuramente per coloro che avrebbero avuto il dovere di rendere pubblici i conti che oggi diventano ‘illazione’, notizia anonima, macchina del fango. Trasmessi anonimamente ad una emittente i fogli di pagamento di amministratori e fornitori del Comune di Brolo. Secondo le tabelle sarebbero state versate ingenti somme ad amministratori e associazioni sportive, in barba ai creditori sull'orlo del fallimento

Brolo (Me), 20/02/2014 – “Schierarsi a favore della legge? E’ legale ‘sta cosa? E’ legale?”. Così Cetto Laqualunque rende paradossale nel suo capolavoro ‘Qualunquemente’ quello che è il rapporto di certi amministratori italiani rispetto alla legge; quello che dovrebbe essere il normale rapporto degli amministratori con le istituzioni e con la legge.
Così diventano scandalose le pagine riepilogative che qualcuno avrebbe fatto pervenire all’emittente on line Canale Sicilia, relative a rimborsi, pagamenti di fatture, indennità, etc., a ben precise persone che hanno ricoperto cariche amministrative al Comune di Brolo nelle due ultime legislature o che dalle casse dell’amministrazione brolese hanno ricevuto pagamenti, contribuiti e rimborsi.

E’ uno scandalo, a quanto pare. E lo scandalo consiste nel fatto che quei rendiconti, anonimamente inviati alla stampa, che dovrebbero - invece - normalmente e doverosamente essere pubblicati agli atti e sul sito istituzionale del Comune di Brolo,  diventano una freccia al cianuro, un dardo avvelenato da scagliare contro chi potrebbe essere (nel caso in questione) destinatario della missione di morte.
"Ma perché è normale che i conti pubblici vengano resi pubblici?" - direbbe paradossalmente Cetto Laqualunque. Certo, è normale! E’ normale che i rendiconti istituzionali, relativi ai pagamenti effettuati da una amministrazione con denaro pubblico vengano resi pubblici! E’ normale che i cittadini sappiano come vengono adoperati e spesi i denari pubblici, a chi vengono ‘sdivacati’ a piene mani, con la pala meccanica, con i trattori, e perché? E’, (pardon) sarebbe dovere, compito, obbligo, vincolo, mansione di ogni amministratore, di ogni burocrate. Invece no, diventano strumento di scandalo, macchina del fango, messaggio di intimidazione, missione di ‘morte’.

Alla data del 29 luglio 2010 erano 77 i Comuni siciliani che non avevano ancora istituito, a distanza di 17 anni dalla legge che ne prevedeva la creazione, l'Ufficio relazioni con il pubblico, dato emergente da un monitoraggio disposto dal dipartimento regionale delle Autonomie locali presso le Province e i comuni siciliani. Tra i ritardatari la provincia di Messina è al top, con 21 comuni inadempienti. Tra questi tuttavia non figura Brolo ma figurano Alcara Li Fusi, Caronia, Castel di Lucio, Castelmola, Ficarra, Fiumedinisi, Floresta, Gaggi, Naso, Pagliara, Reitano, Roccafiorita, Roccalumera, Rodi' Milici, Sant'Alessio Siculo, San Pier Niceto, Santa Teresa di Riva, Scaletta Zanclea, Terme Vigliatore, Tripi e Venetico.

Nel maggio 2012 l'assessore regionale per le Autonomie locali e la Funzione pubblica, Caterina Chinnici, a un anno dall'entrata in vigore della legge, approvata all'unanimità dal parlamento siciliano, illustrava il piano efficienza, economicità, trasparenza e certezza del diritto con riferimento, in particolare, all'individuazione di ben definiti iter procedimentali. La stessa assessora Chinnici imponeva alle amministrazioni comunali e ai sindaci la pubblicazione di tutti gli atti e delle documentazioni contabili sui siti istituzionali dei Comuni, anche quelli a carico dei cittadini, sia per l’istituzione che per il mantenimento.

Ecco invece che a Brolo le carte contabili circolano come strumenti di delazione, di sottendimento, come dosi di cianuro da nascondere al nemico prima d’essere disciolte nella pozione mortale. E i destinatari delle rivelazioni sono il sindaco dimissionario Salvo Messina, l’assessora Tina Fioravanti, Giuseppe Magistro, l’assessore Carmelo Gentile, la squadra di volley, con un indotto associativo-aziendale destinatario di tanti di quei soldi da lasciare di stucco, senza far capire come e perché quesi soldi, come e perchè tanti soldi?

Riguardo alle causali di pagamento emergono poco chiare causali del tipo “ACC CONTRIB”, che non vorranno certamente significare “scialapopolo” abbreviato, né tantomeno “chi ha avuto, avuto, avuto, chi ha dato, ha dato ha dato…”.

Il fatto è che qualcuno vuole gettare veleno su qualcun altro, quel qualcuno avrebbe percepito somme eccessive, indebite, illegali, sconsiderate, ingiustificate, ingiustificabili? Gli anonimi 'delatori' hanno reso pubblico ciò che i diretti interessati, gli amministratori del Comune di Brolo, avrebbero dovuto rendere pubblico.

Come hanno speso il denaro pubblico, cioè dei cittadini? Ai 'poster' l'ardua sentenza!
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Qua potete leggere i documenti 'segreti' incriminati:

 


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