Stretto di Messina: filmato squalo bianco di tre metri vicino alla spiaggia

Reggio Calabria, filmato squalo bianco femmina di oltre tre metri a pochi metri dalla spiaggia. Due pescatori diportisti hanno ripreso l'esemplare dalla loro barca 29/04/2024 - Lo Stretto di Messina è un habitat ideale per la riproduzione degli squali. E con l’avvicinarsi della stagione estiva è tempo di bagni. E per i più fortunati l'occasione di tuffarsi in mare è quanto mai vicina. Ma la recondita paura di vedersi galleggiare intorno una pinna a filo dell'acqua a volte riaffiora, è proprio il caso di dirlo, un pochino nella testa di tutti noi. Stavolta è accaduto davvero vicino la riva di Reggio Calabria, più precisamente nelle acque di fronte la località Pentimele, nella periferia Nord di Reggio, il 24 aprile 2024.   «Questo è uno squalo bianco», dicono meravigliati i pescatori mentre osservano ciò che accade dinanzi la loro barca”. Nelle immagini registrate si vede il pescecane girare nelle vicinanze della barca, forse a causa delle esche gettate in acqua, per poi ripr

ABOLIRE LE SCUOLE O IL VALORE LEGALE DEI TITOLI DI STUDIO?

Secondo alcuni l’abolizione del valore legale dei titoli di studio comporterebbe l’aumento delle iscrizioni presso le istituzioni ritenute più produttive e più prestigiose con conseguente chiusura di altre e comunque favorirebbe la competitività tra le varie istituzioni e quindi un miglioramento dei livelli di apprendimento. A sostegno delle proposte di abolizione del valore legale dei titoli di studio occorrerebbero argomentazioni più convincenti non condizionate dalla spending review o da pregiudizi

Palermo, 27/03/2014 - Durante la trasmissione “Servizio Pubblico” del 20 marzo condotta da Michele Santoro, Massimo Cacciari con toni accesi ha enucleato una serie di provvedimenti che dovrebbe adottare a suo giudizio il presidente del Consiglio Renzi per passare dalle parole ai fatti, sempre nell’ambito di una esasperata spending review mirante a rastrellare risorse e a realizzare risparmi. Cacciari tra i vari provvedimenti utili al taglio della spesa pone quello dell’eliminazione del valore legale dei titoli di studio, eccezion fatta per quelli universitari: argomento non nuovo ampiamente dibattuto negli scorsi decenni e in tempi recenti, anche se nel suo intervento Cacciari non spiega, probabilmente per l’esiguità del tempo a disposizione, il perché dell’esclusione dei titoli universitari su cui invece si è molto discusso e sui quali in passato sembrava orientato per l’abrogazione del loro valore legale.

Un sondaggio del MIUR promosso dal ministro Profumo nel 2012 si è concluso con un parere negativo espresso dal 74% dei 24.000 partecipanti. Sulla proposta di abolizione si sono cimentati non ultimi i radicali e il Movimento 5 stelle che l’hanno posta al punto 5 del loro programma con particolare attenzione ai titoli universitari. L’abolizione del valore legale delle lauree a loro modo di vedere da un lato aumenterebbe la competitività tra gli atenei facendo soccombere quelli con meno iscrizioni, dall’altro eliminerebbe “il vantaggio immeritato” di cui godrebbe nei pubblici concorsi un laureato con un voto alto proveniente da un’università considerata di scarso livello, come se le prove concorsuali avessero minore incidenza sul risultato finale rispetto al titolo d’accesso. Chi è contrario all’abolizione, come Domenico Pantaleo segretario nazionale della FLC CGIL, teme come conseguenza un ulteriore divaricarsi delle differenze ricchi-poveri, nord-sud.

L’argomento meriterebbe certamente un confronto pacato e non condizionato da contingenze che dipendono dai problemi della finanza pubblica e dal debito dello Stato sempre crescente, malgrado i diversi tentativi che i vari governi hanno messo in atto per contenerlo. La proposta che Cacciari lancia al Governo limitatamente alla scuola pone subito un interrogativo: come può l’abolizione del valore legale dei titoli di studio conseguibili nella scuola contribuire al taglio della spesa pubblica? Le risposte a tale interrogativo possono essere almeno due: a) l’aumento delle iscrizioni alle scuole private più rinomate con spese a carico delle famiglie che se le possono permettere; b) il calo delle iscrizioni soprattutto alle scuole superiori, dove la frequenza obbligatoria è attualmente prevista sino ai sedici anni, con conseguente contrazione degli organici e forte diminuzione della spesa per il personale.

Secondo alcuni l’abolizione comporterebbe l’aumento delle iscrizioni presso le istituzioni ritenute più produttive e più prestigiose con conseguente chiusura di altre e comunque favorirebbe la competitività tra le varie istituzioni e quindi un miglioramento dei livelli di apprendimento.

Fenomeno questo della competitività che in verità nelle scuole esiste già dal momento che, anche a causa del calo del numero degli alunni e delle disposizioni sul dimensionamento, per aumentare il numero delle iscrizioni molti istituti si sono impegnati a migliorare e a propagandare la loro offerta formativa. Implicitamente la proposta di abolizione, motivata dal sospetto di valutazioni eccessivamente generose effettuate in alcuni istituti scolastici, contiene un giudizio negativo verso le capacità di valutazione della scuola: molti argomenti a favore dell’abolizione si sono incentrati sull’ipotesi che un’alta valutazione conseguita in un istituto possa valere molto meno di una modesta conseguita in un istituto più scrupoloso nel verificare i livelli di preparazione in uscita. Ciò può essere in alcuni casi anche rispondente al vero, ma un discorso è introdurre nel sistema dei correttivi, un altro fare come il medico che per sconfiggere la malattia fa morire l’ammalato.

La non spendibilità del titolo di studio con valore legale comporterebbe molto probabilmente una sensibile diminuzione delle frequenze soprattutto nella scuola secondaria di secondo grado con un ulteriore abbassamento del livello culturale generale. Già adesso anche a livello universitario la situazione non è delle migliori: in Italia solo il 22% dei giovani tra i 20 e i 34 anni consegue una laurea contro la media del 35% dei paesi dell’Unione europea. Quel che lascia perplessi è che ogni proposta, che ha il fine prevalente e a volte non dichiarato di tagliare la spesa della scuola, come già accaduto con gli interventi gelminiani a pregiudizio di alcune discipline, viene argomentata e spacciata come riforma tendente al miglioramento dei livelli di preparazione degli studenti. Sarebbe opportuno ed utile, anziché mettere sul tappeto problemi di non urgente soluzione, investire di più nella scuola sia a livello di strutture e strumenti sia a livello di formazione del personale per migliorare e potenziare ove necessario l’efficacia degli interventi formativi.

Giovan Battista Puglisi
Direttore Editoriale della “Letterina”
Asasi

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