Brolo (Me), 04/04/2014 – Più che irriguardoso è irresponsabile etichettare
come “improvvisati” le aggregazioni e i Movimenti sorti a Brolo nei mesi
che precedono le elezioni amministrative del 25 maggio, in un momento
tanto particolare della vita politica e amministrativa, in cui un
fermento di cittadini non può che essere salutato con profondo rispetto,
tanto quanto ne meritano la volontà della gente semplice, il diritto di mettersi in
gioco, di farsi carico delle proprie responsabilità e della realtà che
la riguarda personalmente.
Etichettare come “improvvisati” le aggregazioni e i Movimenti di Brolo è
come asserire che la legittimità di entrare nel dibattito politico e
sociale appartenga solo ai '
professionisti della politica', a chi in
quei '
circuiti' ci sta da sempre, a chi non intralcia interessi personali, a chi abbia almeno un titolo di
parentela con coloro che la politica la rappresentano e la praticano da
sempre, con i risultati che abbiamo sotto gli occhi. Da nessuna parte,
infatti, è prescritta la
stagionatura che deve avere un Movimento perché possa dirsi pronto per la tavola, perché sia edibile!
E ciò spiega a sufficienza le difficoltà (o l’impossibilità) di
emanciparsi, di dare una concreta svolta alla propria cultura, alla
cultura del cambiamento. Se non si possiede una reale propensione al
cambiamento e al rispetto del prossimo non servono a niente loghi e
sigle: si finisce inevitabilmente per ‘
uscire al naturale’, col ‘
farsi conoscere’. Se non si è sorretti da buone idee e vivacità mentale e culturale il
cambiamento ci passerà accanto, dal basso o dall’alto, ma noi non lo
vedremo, non lo riconosceremo e sprezzantemente lo etichetteremo come ‘
improvvisato’. In realtà saremo noi, così agendo, a comportarci da ‘
improvvisati’ e ‘
improvvisatori’.
La paura del cambiamento così manifestata è sinonimo di conformismo, di
abitudine, di stantio, di indisponibilità al cambiamento stesso, al di
là delle parole. E non ci rimarrà altro che sciorinare tutto il nostro
furore per eventuali faide familiari, non ci resterà altro che la lotta
per il potere e per l’interesse personale. Se andremo di corsa, nella nostra corsa travolgeremo chiunque capiti sul
nostro tragitto, perché è di ostacolo alla nostra rovinosa fuga, ai
nostri progetti personali, al nostro incontenibile furore. E seppure ci
sforzeremo di vincere la nostra stessa natura (e cultura), cercando di
evitare (parlando) la prima persona singolare “
io, io”, arrampicandosi maldestramente sull'improbabile “
noi”, ora che non si usa più l’elmetto, con l’immancabile
mascella volitiva, ci illuderemo di dire “
A noi!”.
E allora di corsa, «fermarsi significa retrocedere (*)». «Io vi porterò
sempre più in alto, sempre più avanti (**)». Altro che basso!
d.m.c.
______________
(*) – Mussolini (Dal discorso pronunciato nella Piazza De Ferrari di Genova, il 24 Maggio 1926)
(**) Mussolini (Dal discorso pronunciato nella Piazza del Politeama Ariosto di Reggio Emilia, il 30 Ottobre 1926)
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