Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

LAMPEDUSA E LINOSA “SI RACCONTANO” ATTRAVERSO IL VANGELO: ACCOGLIERE PER DIVENTARE UOMINI

Interessante e ricco di spunti il convegno organizzato dalla Caritas Diocesana sul tema “Costruire l’accoglienza: l’accoglienza dell’altro ci aiuta a diventare uomini” che si è svolto il 24 aprile nel Salone intitolato al “Beato Pino Puglisi” presso la Basilica Concattedrale di Patti
Patti (Me), 03/05/2014 - L’incontro ha visto sulla scena gli interventi del Vescovo Ignazio Zambito, di Padre Leonardo Maimone, Direttore della Caritas, di Padre Stefano Nastasi, già parroco di Lampedusa, e dei giornalisti Elena Di Pasquale e Nino Arena, autori del libro “Sullo stesso barcone”.
 Efficaci e incisive le riflessioni d’apertura di Padre Maimone il quale si è soffermato su come esprimere l’accoglienza attivando canali “alternativi” quali il sorriso, la stretta di mano, un tono di voce caloroso e una capacità di ascolto che si nutre di silenzio e di sguardi. L’accoglienza è tanto più concreta quanto più mette a dura prova il nostro impegno, concetto che padre Leonardo ha riassunto con le parole di Ermanno Olmi: “quando la carità è un rischio quello è il momento di fare carità”. Ed è proprio all’insegna dell’impegno che , come spiega la giornalista Elena Di Pasquale, l’Ufficio “Migrantes” di Messina ha avviato un progetto per raccontare la speranza.

La giornalista, partendo da “lontano”, precisamente dalla diffusione della primavera araba, ha parlato dettagliatamente del progetto indicando i vari momenti in cui esso è articolato. Una fase si è concretizzata attraverso la stesura di un libro scritto a quattro mani da dalla dott.ssa De Pasquale e dal collega Nino Arena, che si intitola “Sullo stesso barcone” e che racconta appunto la speranza di chi è costretto a fuggire dal proprio Paese e custodisce un personale carico di sogni trasportato da “barconi tra loro tutti uguali”. Molti profughi come traccia del loro passaggio hanno lasciato un segno tangibile (un biberon, una maglietta,…) che i volontari dell’associazione “Askavvusa” (termine che nel dialetto locale significa “a piedi scalzi”) hanno provveduto a conservare accuratamente in uno spazio –il cosiddetto porto M- che è diventato il museo della memoria.

Dopo le toccanti riflessioni della giornalista è stato proiettato il filmato realizzato dalla “Fondazione Migrantes” interamente girato a Lampedusa e che ha fatto toccare con mano la vera realtà dell’emergenza e la grande disponibilità dei lampedusani i quali hanno difeso la dignità dei migranti facendo dell’isola -- come ha recitato il vescovo di Agrigento Mons. Franco Montenegro – la capitale dell’amore, e ciò “a dispetto” del fallimento delle politiche sociali che ha il suo emblema nella “collina della vergogna”.
E a proposito della legge che penalizza gli immigrati il dottor Arena ha sottolineato come solo in pochi-in primis la Chiesa- si siano sollevati a difendere i diritti dei deboli.

Ha poi preso la parola l’ex parroco di Lampedusa, Padre Stefano Nastasi, raccontando la sua esperienza nell’isola. Il sacerdote ha messo in evidenza come abbia sperimentato la solidarietà, nel rapporto con gli immigrati, quando è stato invitato a mangiare pesce da un gruppo di profughi musulmani. Questo a testimonianza di come lo stile di vita predicato dal Vangelo sia anche la cifra della condivisione tra uomini che appartengono a religioni diverse . Non a caso un falegname lampedusano ha donato al Papa una croce sul cui braccio sono incisi due pesci, mentre in quello verticale cinque pani, un evidente richiamo al brano evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci e alle parole di Gesù: «Date loro voi stessi da mangiare». Il cuore, di colore rosso, tra le due braccia della croce, simboleggia la carità cristiana che non manca mai di sostenere chi quotidianamente deve affrontare il proprio carico di sofferenza.

E proprio questo dimostrano gli abitanti di Lampedusa i quali, pur abitando in una piccola isola, hanno un cuore grande e condividono le loro modeste risorse (spesso si tratta di famiglie in difficoltà) con chi è costretto a lasciare la propria patria. Gli isolani si commuovono, ma “non corrono il rischio” di rimanere indifferenti di fronte al mare di dolore in cui affogano tanti innocenti. E proprio alla nota pagina del Vangelo sulla strage degli innocenti ha fatto riferimento il Papa nella sua visita a Lampedusa, come persone che si sono affidate a Dio - molte di loro sono state trovate con la croce stretta fra i denti o con le mani giunte - prima di dare l’addio definitivo alla vita terrena.

Per raccontare il loro dolore, come ha evidenziato il moderatore dell’incontro, il dott. Nino Arena, si è “mobilitata” anche la poesia. Nel corso del convegno, infatti, i vari interventi sono stati intervallati dalla lettura di alcuni versi tratti dal libro “Sotto il cielo di Lampedusa Annegati da respingimento”, raccolta di poesie scritte per ricordare le tragedie dei migranti, pubblicata dal giornale online Glob011 e dalla casa editrice Rayuela, grazie all’organizzazione «100 Thousand Poets for Change» di Bologna.

A conclusione del convegno, il Vescovo, monsignor Zambito, ha efficacemente sintetizzato il significato dell’accoglienza richiamandosi alla “Lettera agli Ebrei” dove l’autore parla di “filoxenia” che non è semplicemente tolleranza, ma anche amore per lo straniero. Ammonisce quindi a guardarsi dall’amore per l’”arguria” (denaro) e invita a realizzare la “koinonia” (unione) con l’unica strategia vincente: quella dell’amore.

Il Vescovo ha poi passato il testimone alla premiazione dei ragazzi che hanno partecipato al concorso “Il libro siamo noi. Un ponte di libri per Lampedusa, a cura dell’Associazione “Filo della Memoria” del Comune di Librizzi.

Anna Milici



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