Per contrastare la corruzione occorre una rivoluzione culturale alla quale può dare un contributo determinante la scuola
Palermo, 12/06/2014 - Non credo che possa consolare noi siciliani l’apprendere che la corruzione è fortemente presente in quasi tutte le regioni italiane, anche in quelle che sino a non molto tempo fa si autodefinivano orgogliosamente “virtuose”. Noi abituati a vivere in una regione che si è spesso caratterizzata e che continua a caratterizzarsi per gli scandali nell’ambito della pubblica amministrazione,
per la corruzione, per le ruberie, per la presenza della criminalità organizzata, ci rendiamo adesso conto che non vi sono nel nostro paese zone che si salvano da corruttori e dai corrotti, dai ladri che ne divorano ogni giorno un pezzo, dalle iene ridens con sembianze vagamente umane che si compiacciono per avvenimenti sismici disastrosi e luttuosi.
Gli scandali delle tangenti nel Veneto, nella Lombardia, balzati agli onori della cronaca come una autunnale volata di funghi nel bosco, per ricordare quelli più recenti ed eclatanti, dai fatti dell’EXPO milanese a quelli del veneziano “Mose”, ci evidenziano che c’è un’emergenza nazionale davanti alla quale non si può rimanere indifferenti, anche se spesso la coscienza rischia di rimanere sopita e assuefatta per il numero e per la ripetitività dei fenomeni. C’è una immoralità diffusa in un paese dove anche chi ha avuto negli ultimi decenni, dopo Tangentopoli, responsabilità di governo ha lasciato intendere che tutto si può comprare, che le regole si possono aggirare col denaro. La cronaca ci consegna ogni giorno tasselli di un quadro generale che non risparmia nessuno: dagli amministratori locali a quelli regionali e nazionali, dagli imprenditori a settori degli apparati dello Stato, dai politici di destra a quelli di sinistra.
Le rotte degli aerei che partono da Linate disturbano con il loro frastuono le compravendite di lussuosi appartamenti di un nuovo quartiere di Milano? Nessun problema: si dirottano i percorsi degli aerei in partenza e in arrivo. Si fanno carte false e con la compiacente e interessata complicità delle autorità si dichiara la zona come ricadente in area ospedaliera. Si vuol far cadere un governo oppure la maggioranza parlamentare traballa? No problem. Si convincono alcuni senatori a suon di milioni di euro a cambiar gruppo parlamentare. E da questi che appaiono in fin dei conti, rispetto ad altri fatti più gravi, come piccoli peccati veniali, si passa ai grandi episodi di corruzione.
Se c’è una grande opera pubblica da realizzare come le mosche sul miele su di essa si gettano i “facilitatori” per la spartizione della torta tangentizia. Spesso hanno detto gli imprenditori che se non si destina una parte dei profitti per “ungere” gli ingranaggi della burocrazia, non si lavora. La verità sta anche nella predisposizione di taluni imprenditori a corrompere, pur di accaparrasi gli appalti e di scavalcare i concorrenti, scaricando per ultimo i costi della corruzione sulla spesa pubblica. In ogni settore della vita pubblica vi è una corsa verso l’arricchimento facile o verso il raggiungimento di posti di potere con metodi che definire scorretti può sembrare blando.
A nulla ha potuto l’A.N.AC (Autorità Nazionale AntiCorruzione), a nulla possono i piani triennali per la prevenzione della corruzione. Non possiamo non condividere quanto affermato dal senatore ed ex magistrato Felice Casson, che è convinto che non basta l’individuazione e la punizione dei responsabili, che forse rappresentano solo la punta dell’iceberg, ma che occorra puntare sulla formazione. Occorre una rivoluzione culturale che spinga a comportamenti rispettosi delle regole. La scuola a tal fine svolge già e può ancora meglio svolgere un compito fondamentale. È però anche necessario realizzare riforme che oltre a migliorare il funzionamento delle istituzioni e della macchina amministrativa, introducano elementi di maggiore giustizia sociale in un paese dove il 10% detiene la maggior parte della ricchezza.
Giovan Battista Puglisi
Direttore Editoriale della “Letterina”
Asasi
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