Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

SANITÀ' E SALUTE: IL SUD E' PIÙ' MALATO, INVARIATE LE DISUGUAGLIANZE SOCIALI

A distanza di oltre 7 anni dalla precedente edizione dell'indagine Istat diminuiscono le visite dal dentista del 30%. Si dimezza il ricorso alle terapie non convenzionali rispetto al 2000. L’uso di rimedi omeopatici scende dal 7% al 4,1%. Invariate le disuguaglianze sociali nella salute. Permane lo svantaggio nel Mezzogiorno rispetto a tutte le dimensioni considerate
11/07/2014 - Le famiglie con almeno una persona con limitazioni funzionali sono l’11%; di queste, meno del 20% ricevono assistenza domiciliare pubblica. Considerando anche quelle che suppliscono a tale carenze ricorrendo a servizi privati a pagamento, rimane comunque più del 70 % che non usufruisce di alcun tipo di assistenza domiciliare, né privata né pubblica.

Diminuiscono i forti fumatori, ma aumenta la percentuale di adolescenti e giovani donne che
iniziano a fumare prima dei 14 anni, passando da 7,6% a 10,5%. È obeso l’11,2% degli adulti,
quota in aumento sia rispetto al 2000 (erano il 9,5%), che al 2005 (10%). Nel 2013 solo il 20,6%
della popolazione di 5 anni e più pratica un’attività fisica ritenuta protettiva per la salute secondo la
definizione dell’Oms: il 25,9% tra gli uomini ed il 15,6% tra le donne.

 Aumenta la prevenzione dei tumori femminili rispetto al 2005, grazie alla diffusione dei
programmi pubblici di screening. La quota di donne di 25 anni e oltre che si è sottoposta a
mammografia, passa dal 43,7% al 54,5% mentre il 73,6% ha effettuato un pap test, con un netto
aumento rispetto al 2005 (+9 punti percentuali). Gli incrementi maggiori si registrano tra le donne
ultrasessantacinquenni e interessano anche i segmenti di popolazione meno istruita e le residenti
nel Mezzogiorno. La prevenzione femminile aumenta anche tra le straniere, che tuttavia non
recuperano il gap rispetto alle donne italiane.

Aumentano le persone che ricorrono a visite mediche specialistiche, escluse quelle
odontoiatriche (11,9% nel 2005 e 14,8% nel 2013) e diminuiscono le visite dal dentista del 30%.
 Si dimezza il ricorso alle terapie non convenzionali rispetto al 2000, da 15,8% a 8,2%. L’uso di
rimedi omeopatici scende dal 7% al 4,1% tra il 2005 e il 2013.
 Il livello di soddisfazione per i servizi sanitari pubblici è elevato tra chi ne ha fruito (circa 8 su una
scala da 1 a 10).

 Rimangono invariate le disuguaglianze sociali nella salute, nei comportamenti non salutari, nelle
limitazioni di accesso ai servizi sanitari. Permane lo svantaggio nel Mezzogiorno rispetto a tutte le
dimensioni considerate.

I risultati dell’Indagine “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”, condotta tra il 2012 e il 2013,
offrono un contributo importante per comprendere se, a distanza di oltre sette anni dalla precedente
edizione e in un periodo di congiuntura economica sfavorevole, siano peggiorate o migliorate le
condizioni di salute, si siano modificate le modalità di accesso ai servizi sanitari, i comportamenti di
tutela della salute e in che misura persistano i differenziali regionali o socio-economici già registrati in
passato. L’indagine è stata realizzata con il sostegno del Ministero della Salute e delle Regioni, di cui
la Regione Piemonte è capofila, per produrre stime a livello regionale e sub-regionale.
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Il 20,1% delle persone anziane esprime un giudizio negativo delle proprie condizioni di salute,
complessivamente stabile rispetto al 2005. Nel tempo, per le dinamiche territoriali si osservano
andamenti opposti, con miglioramenti nel Centro-nord e peggioramenti nel Mezzogiorno e un
ulteriore incremento delle disuguaglianze territoriali (Figura 1). In regioni come Sicilia, Calabria,
Puglia e Campania, con prevalenze di cattiva salute già elevate nel 2005 rispetto alla media
nazionale, continua nel 2013 il trend di crescita e si raggiungono quote rispettivamente del 30%,
29,7%, 27,4% e 26,7%. In Sardegna, pur con una prevalenza in calo, si registra una quota elevata
(26,6%). Le quote più basse si osservano nella provincia di Bolzano (6,9%), dove continua a
diminuire la prevalenza malgrado fosse già fra le più basse nel 2005; seguono la provincia di Trento
(12,6%), Lombardia (14,2%) e Veneto (14,4%). Le variazioni territoriali osservate per la valutazione
soggettiva delle condizioni di salute della popolazione anziana trovano conferma nel trend di un altro
indicatore di salute. Si rileva, infatti, un ulteriore incremento nelle percentuali di anziani multi cronici
nelle regioni del Mezzogiorno, tra le quali la posizione di maggiore svantaggio si registra in
Sardegna, con una quota pari a 51,5%, che tra le donne raggiunge il 61,4%.

Un’ulteriore possibilità di esplorare le diseguaglianze territoriali è offerta dagli indici sintetici sullo
stato di salute fisico (PCS) e sullo stato di salute psicologico (MCS), derivanti dalla batteria di quesiti
dell’SF12.2
. Si evidenzia, infatti, il netto gradiente territoriale Nord-Centro-Mezzogiorno per la media
dell’indice dello stato di salute fisico, che vede svantaggiate le regioni del Mezzogiorno, soprattutto
Calabria (49,2) e Sardegna (49,6). Quasi tutte le regioni del Nord sono nel primo quintile della
distribuzione (Figura 2). Anche la Toscana è nel primo quintile (51,4), con valori dell’indice più alti
della media nazionale (50,7). Per il Nord fa eccezione l’Emilia-Romagna (50,9), che è nel secondo
quintile, insieme alle altre regioni del Centro e all’Abruzzo (50,7).
Per l’indice di stato di salute psicologico, la geografia è meno netta. I valori più elevati dell’indice si
rilevano nel Nord-est (Friuli-Venezia Giulia 49,6; Trento 49,8; Bolzano 51,0). Nel Nord-ovest le
regioni con l’indice più alto sono Liguria (49,9) e Valle d’Aosta (49,4). Segue la Lombardia con un
punteggio di 49,3.
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Resta elevata nel Mezzogiorno la quota di persone con limitazioni funzionali
Nel Sud e nelle Isole, analogamente a quanto accade per gli altri indicatori, la quota di persone con
limitazioni funzionali si mantiene, come nel 2005, significativamente più elevata rispetto alle altre
aree territoriali (Figura 4).
Osservando l’andamento del fenomeno a livello regionale per la popolazione anziana, si osserva che
nel 2013, con variazioni di lieve entità rispetto al 2005, Puglia, Sicilia, Sardegna e Campania
presentano quote di persone over65 con limitazioni funzionali pari a oltre il 25%. Per alcune regioni si
osservano cali rilevanti, in particolare Piemonte e Liguria passano da oltre il 19% nel 2005 a circa il
15% nel 2013.



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