Appalti pubblici, Antoci dopo il caso Palermo: "La digitalizzazione degli appalti non diventi una nuova zona grigia del malaffare”

SANITÀ E APPALTI DIGITALI, L’UE CHIAMATA A CHIARIRE DOPO IL CASO PALERMO.  Antoci: “La tecnologia negli appalti pubblici deve rafforzare la trasparenza, non renderla aggirabile.  La digitalizzazione degli appalti   deve diventare garanzia di integrità, non una nuova zona grigia dove il malaffare si reinventa.”   Bruxelles, 11/04/2025 – Un’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Palermo ha svelato un inquietante meccanismo di manipolazione delle gare pubbliche gestite attraverso piattaforme digitali. In particolare, un funzionario dell’Arnas Civico, con la complicità di soggetti privati, avrebbe eluso i controlli del sistema telematico di gara, suggerendo modifiche tecniche a un’impresa per farle ottenere l’appalto, in violazione della normativa e dei principi di imparzialità e concorrenza. Di fronte a questo allarmante caso, l’europarlamentare Giuseppe Antoci ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea per chiedere quali misure intenda adotta...

FILIPPO OLIVO E L'ARMONIA DELLA MATERIA, PRIMA CHE IL CEMENTO UCCIDESSE LA SPIAGGIA

Gioiosa Marea (Me), 1 agosto 2014 – Nemmeno il semestre europeo e il quattordicennato di Giorgio Napolitano porteranno in Italia (e in Sicilia) “obbligo di silenzio”, considerato che nelle categorie del silenzio rientra la buona musica. Eppure, fuori dall’insolente sgrammaticatezza della strombazzante musica analogica sarebbe magnifico sedersi di sera ad ammirare le opere di Filippo Olivo, dislocate nello spazio che basta, lungo il Canapè di Gioiosa Marea.

Lo sfondo illuminato dell’isolotto e quello buio e tenebrevole delle isole Eolie ci ricordano che nell’arte c’è la parte mancante all’intero disegno di questo contesto naturale, che domattina volterà pagina, per tornare sonnolente, luminoso, abbagliante, afosamente stagionale.
Filippo Olivo ‘combatte’ col ferro, col legno e con la pietra da molto prima di iscriversi alla facoltà di ingegneria a Padova, per poi abbandonarla. Il suo è un rapporto carnale e spirituale al tempo stesso con la materia. Filippo vede nella materia e dentro di essa dove altri non vedono.
Olivo ha capito che il suo timore di geometra e poi di studente d’ingegneria non era infondato: “col rischio che le odierne ferocissime oltranze, l’autostrada soppiantasse il sentiero, il cemento uccidesse la spiaggia, l’incendio scorticasse dolorosamente le selve; e, insomma, assai poco sopravvivesse intatto dell’originaria costituzione”.
Filippo Olivo incontra una pietra, la guarda col suo sguardo, la indaga e le assegna presto un destino d’arte che altri non immaginano, non vedono: “… nell’arcata di un ponte o nella compagine d’un muro di sassi”.
L’artista Filippo Olivo trasfigura i pensieri e dà ordine alla materia per: “… scordare per un momento, di fronte a una sola colonna di tempio, lasciato in piedi a garanzia della sua dignità, la violenza da cui le mancanti furono abbattute e distrutte”. (G. Bufalino)

m.m.

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