Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

SICILIA IN ZONA FRANCA CONTRO LA DISOCCUPAZIONE E LA DEINDUSTRIALIZZAZIONE


Come, fra l’altro, ha denunziato, in una recente intervista, il Presidente del Comitato Regionale della Piccola Industria di Confindustria Sicilia, Giorgio Cappello, nel solo secondo quadrimestre del 2014, in Sicilia, ben 497 Imprese hanno “chiuso” i loro cancelli, le loro saracinesche e le rispettive attività
Palermo, 9 Ottobre) 2014 - Non ci pare uno “scandalo” di poco conto! Si tratta, infatti, di un “dato” che va aggiunto alle altre notizie relative alla crescita della disoccupazione, alla emigrazione emorragica di “cervelli”, di giovani e di non giovani che abbandonano la Sicilia. Un “dato” che va aggiunto, altresì, alla cronaca della de-industrializzazione in corso. E che va aggiunto alla cronaca “nera” dei finti posti di lavoro che, in realtà, - soprattutto nel settore del pubblico impiego e/o delle “partecipate” , - abbondano ad alti costi, in un “clima” di parassitismo e di sprechi, che al Sud ed in Sicilia sembra essere più diffuso che altrove. E che impedisce di produrre reddito, nuova occupazione e lavoro (quelli veri, cioè).

Ferma restando l’esigenza prioritaria di moralizzare ad ogni livello la vita pubblica, l’FNS “Sicilia Indipendente” ritiene che sia intollerabile il “fattaccio” che, - in Sicilia, - continui a mancare quella strategia siciliana per l’economia siciliana, senza la quale non si potrà uscire dal “fondo del sacco” nel quale il Popolo Siciliano è stato cacciato, soprattutto a causa della sua condizione coloniale. Ed è notorio quanto l’ascarismo sia praticato in tutti o quasi gli ambienti, gli assetti, le strutture della nostra Società. E diventa, volontariamente o non, determinante nelle scelte operate dalla classe politica pseudo-dirigente e dai Partiti politici qui dominanti.

Ed è conseguenza quasi fatale la “scomparsa” di quella sana cultura del lavoro e della produttività che ha consentito ad altre realtà geo-politiche di superare questa ed altre crisi economiche e politiche.
Il tutto mentre (a prescindere dalle altre migliaia di problematiche e richieste di lavoro da affrontare), vediamo il Palazzo d’Orleans assediato da 25.000 forestali, da 8.000 dipendenti della “Formazione”, nonché da più di 400 “trattoristi” dell’ESA, ai quali non è stato rinnovato il contratto a tempo determinato.

Non osiamo elencare, in questa sede, le numerose categorie, i variegati gruppi di disoccupati e di non occupati o di innumerevoli singole persone, spesso capi-famiglia ed altrettanto spesso dotate di grande professionalità. Tutti alla disperata ricerca di soluzioni occupazionali.
A tutti, la solidarietà degli Indipendentisti F.N.S.

A questo punto, occorre, però, che scatti la logica di porre – ad estremi mali – estremi rimedi, ricordando alla classe politica ed, in particolare, ai deputati siciliani eletti nei Parlamenti di Palermo, di Roma e di Bruxelles, che rimane in piedi (pur se vergognosamente boicottata, mai discussa, mai approvata) la proposta sicilianista di costituire tutto l’attuale territorio della Regione Siciliana in ZONA FRANCA integrale, controllata, programmata.

Una proposta valida ed attuale, oggi più che mai. Tantoppiù che l’ascarismo dominante non è ancora riuscito a fare sparire la centralità geografica della Sicilia.
E la Sicilia, l’unica, grande, “vera” Sicilia, inalienabile ed indistruttibile, (piaccia o non piaccia ai militanti dell’Antisicilia), rimane anche il punto naturale d’incontro fra i tre grandi Continenti che gravitano sul Mediterraneo.

Sì, dunque, alla costituzione della Sicilia in Zona Franca. E subito!

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