La Commissione Antimafia a Siracusa per la mappatura dello stato di Cosa Nostra in Sicilia

Commissione regionale Antimafia lunedì a Siracusa per incontrare i vertici istituzionali della provincia. La commissione regionale Antimafia, presieduta da Antonello Cracolici, sarà alla prefettura di Siracusa, lunedì 7 aprile, per continuare nel suo lavoro di mappatura sullo stato di cosa nostra in Sicilia. Alle 11 ci sarà l'incontro con il prefetto, Giovanni Signer, con il questore, Roberto Pellicone, con il comandante provinciale dei Carabinieri, Dino Incarbone. Poi alle 15.30 l'incontro con i sindaci del Siracusano per discutere dei problemi relativi alla presenza della criminalità organizzata nel territorio.  Palermo, 5 aprile 2025– Si ricorda ai gentili colleghi che la commissione regionale Antimafia, presieduta da Antonello Cracolici, sarà alla prefettura di Siracusa, lunedì 7 aprile, per continuare nel suo lavoro di mappatura sullo stato di cosa nostra in Sicilia.  Alle 11 ci sarà l'incontro con il prefetto, Giovanni Signer, con il questore, Roberto Pellicone, con...

L'EUROPA SENZA RADICI E' UNA TORMA DI SPIANTATI: IL PONTEFICE BACCHETTA IL CONSIGLIO D'EUROPA

L’Europa riscopra le sue radici per costruire un futuro di pace in dialogo con il mondo. E’ la sfida lanciata da Papa Francesco nel suo intervento all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa a Strasburgo. Il Papa ha ribadito: “All'Europa possiamo domandare: dov'è il tuo vigore? Dov'è quella tensione ideale che ha animato e reso grande la tua storia? Dov'è il tuo spirito di intraprendenza curiosa? Dov'è la tua sete di verità, che hai finora comunicato al mondo con passione?” E ha invitato a considerare le sue radici non un “semplice retaggio museale del passato”, ma un patrimonio umano “ancora capace di ispirare” gli europei

Strasburgo, 25/11/2014 - L’Europa riscopra le sue radici per costruire un futuro di pace in dialogo con il mondo. E’ la sfida lanciata da Papa Francesco nel suo intervento all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa a Strasburgo. Il Papa ha ribadito la denuncia della Chiesa contro il traffico di armi e di esseri umani, quindi ha avvertito che senza la ricerca della verità la democrazia scivola nell’individualismo e si arriva alla globalizzazione dell’indifferenza.

“Un pioppo con i suoi rami protesi al cielo”, il suo tronco “solido e fermo e le profonde radici che s’inabissano nella terra”. Francesco prende a prestito una poesia di Clemente Rebora per descrivere plasticamente la sua idea, di più, il suo sogno di Europa. Un’immagine forte che il Papa sviluppa osservando innanzitutto, con un tono che ricorda Giovanni Paolo II, che “se si perdono le radici, il tronco lentamente si svuota e muore”. Qui, avverte, “sta forse uno dei paradossi più incomprensibili a una mentalità scientifica isolata: per camminare verso il futuro serve il passato”, “servono memoria, coraggio, sana e umana utopia”. E rammenta che per Rebora il “tronco s’inabissa ov’è più vero”:

“Le radici si alimentano della verità, che costituisce il nutrimento, la linfa vitale di qualunque società che voglia essere davvero libera, umana e solidale. D’altra parte, la verità fa appello alla coscienza, che è irriducibile ai condizionamenti, ed è perciò capace di conoscere la propria dignità e di aprirsi all'assoluto, divenendo fonte delle scelte fondamentali guidate dalla ricerca del bene per gli altri e per sé e luogo di una libertà responsabile”.

Occorre poi tenere presente, ha detto, che “senza questa ricerca della verità, ciascuno diventa misura di sé stesso e del proprio agire, aprendo la strada dell'affermazione soggettivistica dei diritti, così che al concetto di diritto umano, che ha di per sé valenza universale, si sostituisce l'idea di diritto individualista”. Ciò, ha avvertito, “porta ad essere sostanzialmente incuranti degli altri e a favorire quella globalizzazione dell'indifferenza che nasce dall'egoismo, frutto di una concezione dell'uomo incapace di accogliere la verità e di vivere un'autentica dimensione sociale”:

“Un tale individualismo rende umanamente poveri e culturalmente sterili, poiché recide di fatto quelle feconde radici su cui si innesta l'albero. Dall'individualismo indifferente nasce il culto dell'opulenza, cui corrisponde la cultura dello scarto nella quale siamo immersi. Abbiamo di fatto troppe cose, che spesso non servono, ma non siamo più in grado di costruire autentici rapporti umani, improntati sulla verità e sul rispetto reciproco”.

E così, ha soggiunto, “oggi abbiamo davanti agli occhi l'immagine di un'Europa ferita, per le tante prove del passato, ma anche per le crisi del presente”. Un continente “che non sembra più capace di fronteggiare con la vitalità e l'energia di un tempo”. Un'Europa, ha rilevato il Papa, “un po' stanca e pessimista, che si sente cinta d'assedio dalle novità che provengono dagli altri continenti”:

“All'Europa possiamo domandare: dov'è il tuo vigore? Dov'è quella tensione ideale che ha animato e reso grande la tua storia? Dov'è il tuo spirito di intraprendenza curiosa? Dov'è la tua sete di verità, che hai finora comunicato al mondo con passione?”

E ha invitato a considerare le sue radici non un “semplice retaggio museale del passato”, ma un patrimonio umano “ancora capace di ispirare” gli europei. Il Papa non ha mancato di rivolgere una particolare attenzione al bene della pace che inizia riconoscendo “nell’altro non un nemico da combattere ma un fratello da accogliere”. Purtroppo, ha constatato, “la pace è ancora troppo spesso ferita” in tante parti del mondo e anche in Europa imperversano tensioni e conflitti di vario genere”.

Si tratta, ha detto il Papa, di “compiere assieme una riflessione a tutto campo, affinché si instauri una sorta di nuova agorà, nella quale ogni istanza civile e religiosa possa liberamente confrontarsi con le altre”. Un’agorà “animata esclusivamente dal desiderio di verità e di edificare il bene comune”:

“Il mio augurio è che l'Europa, riscoprendo il suo patrimonio storico e la profondità delle sue radici, assumendo la sua viva multipolarità e il fenomeno della trasversalità dialogante, ritrovi quella giovinezza dello spirito che l'ha resa feconda e grande”.

(Da Radio Vaticana)

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