1° Maggio: «Festa del Lavoro», la filastrocca di Mimmo Mòllica

1° Maggio Festa del lavoro. La «Filastrocca del Lavoro» di Mimmo Mòllica racconta in versi e strofe questa importante ricorrenza. E noi la proponiamo a grandi e piccini per celebrare la «Festa del Lavoro e dei Lavoratori».  «Filastrocca del lavoro» di Mimmo Mòllica   Caro babbo che cos’è il lavoro? dei bambini domandano in coro a un papà stanco e pure affannato, dal lavoro appena tornato. Ed il babbo risponde a fatica «serve a vivere, è una regola antica». Ed aggiunge: «… ed inoltre, sapete il lavoro è passione, è volontà e decoro». «E che cosa vuol dire decoro?», ribatterono subito loro. «È nell’opera di un falegname, è Van Gogh, è in un vaso di rame». «È Geppetto e il suo pezzo di legno, è Pinocchio, è Collodi e il suo ingegno, è donare qualcosa di noi senza credersi dei supereroi». «È costruire un gran bel grattacielo, è Gesù quando spiega il Vangelo, compiacersi di quello che fai, è dolersene se non ce l’hai!». Però un tipo iniziò a blaterare: «È pagare la gente per non lavorare, s

BABBO NATALE È SAN NICOLA VESCOVO: ESISTE VERAMENTE E UNISCE I CRISTIANI DI ORIENTE E DI OCCIDENTE

[17/12/2014] - La Vera Storia di San Nicola Vescovo alias Babbo Natale che esiste veramente e unisce i Cristiani di Oriente e di Occidente. Quando Nicola morì, nel 343 dopo Cristo, si diffuse immediatamente un culto popolare che lo vuole Santo Patrono dei bambini. La fama di San Nicola è universale. La sua storia s’intreccia con quella dei Cavalieri Templari, della Santa Russia, della Turchia, delle città di Bari, San Pietroburgo, New York e L’Aquila. La Preghiera a San Nicola Vescovo per fare ridurre le tasse (Praxis de tributo). La Santa Manna e i Miracoli di San Nicola nell’Impero Romano d’Oriente. La calza sotto il camino alla vigilia di San Nicola. La Befana non esiste! Senza Washington Irving non ci sarebbe alcun Santa Claus americano. La guerra a S. Nicola. Il protestantesimo incontrò serie difficoltà nel debellare il culto di S. Nicola. Famosa è la visita del Presidente russo Vladimir Putin, il 14 Marzo 2007, nella Basilica di San Nicola a Bari.

I Padri Domenicani, alla luce della Storia miracolosa del Santo e dell’impegno di Papa Francesco e del Patriarca Bartolomeo per la piena comunione tra Cattolici e Ortodossi, auspicano pertanto non solo una restituzione della sua festa liturgica a memoria obbligatoria, ma che si proceda eventualmente alla proclamazione di San Nicola quale Patrono dell’Ecumenismo Cattolico-Ortodosso. La festa del Dies Natalis Solis Invicti, il Giorno della nascita del Sole Invincibile, è stata resa immortale dal Cristianesimo. Felice strenna di Natale insieme ai più poveri dei poveri. Santa Claus può sussistere soltanto alla luce del Natale cristiano giacché Nicola fu santo di Colui (Gesù di Nazareth) che si festeggia la santissima notte di quel primo Natale che in inglese, del tutto esplicitamente, si chiama Christmas.

Il Signore dell’Universo, Gesù, è Dio che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi esseri umani, assumendo la nostra natura eccetto il peccato. Anche chi non crede, non può non provare timore reverenziale di fronte al Mistero del Divin Bambinello nella grotta di Betlemme, immortalato dal film Nativity di Catherine Hardwicke. Le Lettere di Babbo Natale del professor J.R.R. Tolkien. Un consiglio ai ricchi della Terra: fermate i Warlords; seguite l’esempio del miliardario Paul Allen e finanziate la libera ricerca scientifica e tecnologica di Pace. Per costruire gli Stati Uniti di Europa insieme alla Russia, occorre l’intercessione di San Nicola. Chag Chanukah Sameach! Buon Natale e Felice Anno Nuovo!

(di Nicola Facciolini)

Felice strenna di Natale insieme ai più poveri dei poveri, compresi i 600 milioni di bambini orfani che nel mondo senza il nostro aiuto hanno poco da festeggiare. Chag Chanukah Sameach! Buon Natale del Signore Gesù Cristo, il Dio Vivente, nella piena osservanza dei Suoi Comandamenti. Vi siete mai chiesti come faccia Babbo Natale a consegnare oltre due miliardi di regali in una sola notte? Grazie alle leggi della Gravità quantistica assaporate nel kolossal Interstellar dedicato alla Paternità. Per questo motivo oggi in molti, soprattutto scienziati e militari, non osano negare ai propri figli l’esistenza dell’originale Babbo Natale. Semmai cercano di capire scientificamente chi Egli sia. Il vero Babbo Natale esiste veramente. E la sua storia s’intreccia con quella dei Cavalieri Templari, dell’Impero Romano d’Oriente, della Santa Russia, della Turchia, delle città di Bari, San Pietroburgo, New York e L’Aquila. La pia “leggenda” narra che attorno all’Anno del Signore 260 a Patara, nei pressi di Myra, nell’attuale Turchia, nacque un bimbo a cui fu messo nome Nicola. San Nicola è uno dei santi più popolari del Cristianesimo di Oriente e di Occidente, difensore dell’Ortodossia del Vangelo di Gesù Cristo. Protagonista di molte leggende riguardanti miracoli a favore di poveri e defraudati, divenuto uomo pietoso e gentile di animo, si dice abbia un dì distribuito ai poveri ed agli indigenti tutte le abbondanti ricchezze del patrimonio di famiglia, per poi errare nelle campagne ad assistere bisognosi ed ammalati. Secondo la tradizione, Nicola aiutò tre ragazze che non potevano sposarsi per mancanza di dote, gettando sacchetti di denaro dalla finestra nella loro stanza, per tre notti.

Per questo è venerato dalle ragazze e dalle donne nubili. Nicola consacrò la propria esistenza al servizio di Dio e, giovanissimo, divenne vescovo di Myra. Durante le persecuzioni scatenate dall’imperatore Diocleziano, fu esiliato e conobbe persino il carcere, ma nel 325 non mancò all’importantissimo Concilio di Nicea. Quando Nicola morì, nel 343, si diffuse immediatamente un culto popolare che lo vuole Patrono dei bambini, “immagine” di Dio sulla Terra come tutti i Santi. La storia di Nicola (“Santa” negli Usa) s’intreccia con quella dei Cavalieri Templari, della Santa Russia, delle città di Bari e di L’Aquila. Chi era San Nicola? “San Nicola nacque intorno al 260 d.C. a Patara, importante città della Licia, la penisola dell’Asia Minore (attuale Turchia) quasi dirimpetto all’isola di Rodi. Oggi tutta la regione rientra nella vasta provincia di Antalya, la quale comprende, oltre la Licia, anche l’antica Pisidia e Panfilia. Nell’antichità – scrive il domenicano Padre Gerardo Cioffari O.P., Direttore del Centro Studi Nicolaiani – i due porti principali erano proprio quelli delle città di San Nicola: Patara, dove nacque, e Myra, di cui fu vescovo.

Prima dell’VIII Secolo nessun testo parla del luogo di nascita di Nicola. Tutti fanno riferimento al suo episcopato nella sede di Myra, che appare così come la città di San Nicola. Il primo a parlarne è Michele Archimandrita verso il 710 d.C., indicando in Patara la città natale del futuro grande vescovo. Il modo semplice e sicuro con cui riporta la notizia induce a credere che la tradizione orale al riguardo fosse molto solida. Di Patara parla anche il patriarca Metodio nel testo dedicato a Teodoro e ne parla il Metafraste. La notizia pertanto può essere accolta con elevato grado di probabilità. Di S. Nicola di Bari, si sa ben poco della sua infanzia.

Le fonti più antiche non ne fanno parola. Il primo a parlarne è nell’VIII secolo il monaco greco Michele Archimandrita il quale, spinto anche dall’intento edificante, scrive che Nicola sin dal grembo materno era destinato a santificarsi. Sin dall’infanzia dunque avrebbe cercato di mettere in pratica le norme che la Chiesa suggerisce a chi si avvia alla vita religiosa. Nicola nacque nell’Asia Minore, quando questa terra, prima di essere occupata dai Turchi, era di cultura e lingua greca. La grande venerazione che nutrono i Russi verso di lui ha indotto alcuni in errore, affermando che sarebbe nato in Russia. Non è mancato chi lo facesse nascere nell’Africa, a motivo del fatto che a Bari si venerano alcune immagini col volto del Santo piuttosto scuro (“S. Nicola nero”). In realtà, Nicola nacque a Patara. Nel porto di questa città aveva fatto scalo anche S. Paolo in uno dei suoi viaggi. Il fatto che l’Asia Minore fosse di lingua e cultura greca, sia pure all’interno dell’Impero Romano, fa sì che Nicola possa essere considerato “greco”. Il suo nome, Nikòlaos, significa “popolo vittorioso” e, come si vedrà, il popolo avrà uno spazio notevole nella sua vita.

Da alcuni episodi (dote alle fanciulle, elezione episcopale) si potrebbe dedurre che i genitori, di cui non si conoscono i nomi, fossero benestanti, se non proprio aristocratici. In alcune Vite essi vengono chiamati Epifanio e Nonna (talvolta Teofane e Giovanna) ma questi, come vari altri episodi, si riferiscono ad un monaco Nicola vissuto (480-556) due secoli dopo nella stessa regione. Questo “secondo” Nicola, nato a Farroa, divenne superiore del monastero di Sion e poi vescovo di Pinara (onde è designato anche come Sionita o di Pinara). Amante del digiuno e della penitenza, quando era ancora in fasce, Nicola era già osservante delle regole relative al digiuno settimanale, che la Chiesa aveva fissato al mercoledì ed al venerdì. Il suddetto monaco greco narra che il bimbo succhiava normalmente il latte dal seno materno, ma che il mercoledì ed il venerdì, proprio per osservare il digiuno, lo faceva soltanto una volta nella giornata. Man mano che il bimbo cresceva, dava segni di attaccamento alle virtù, specialmente alla virtù della carità. Egli rifuggiva dai giochi frivoli dei bambini e dei ragazzi, per vivere più rigorosamente i consigli evangelici. Molto sensibile era anche nella virtù della castità, per cui, laddove non era necessario, evitava di trascorrere il tempo con bambine e fanciulle”.

Carità e castità sono le due virtù che fanno da sfondo ad uno egli episodi più celebri della sua vita. “Anzi, a questo episodio si sono ispirati gli artisti, specialmente occidentali, per individuare il simbolo che caratterizza il nostro Santo. Quando si vede, infatti, una statua o un quadro raffigurante un santo vescovo dell’antichità è facile sbagliare sul chi sia quel santo (Biagio, Basilio, Gregorio, Ambrogio, Agostino, e così via). Ed effettivamente anche in libri di alta qualità artistica si riscontrano spesso di questi errori. Il devoto di S. Nicola ha però un segno infallibile per capire se si tratta di S. Nicola o di uno fra questi altri santi. Un vescovo che ha in mano o ai suoi piedi tre palle d’oro è sicuramente S. Nicola, e non può essere in alcun modo un altro Santo. Le tre palle d’oro sono infatti una deformazione artistica dei sacchetti pieni di monete d’oro, che sono al centro di questa storia.

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