29/12/2014 - "Il costo della corruzione di 27 Paese europei è stato stimato in 120 miliardi di euro. Il costo della corruzione della sola Italia, grazie alla nostra Casta di politici corrotti, è stato stimato in 60 miliardi di euro, metà dell'intera corruzione europea. La Germania, che è il Paese più ligio alle leggi in Europa, ha nelle sue carceri 8.700 corrotti. Sapete quante persone sono nelle carceri italiani per il reato di corruzione?
Se la corruzione venisse punita come si deve, certamente dovremmo aprire nuove carceri, ma certamente avremmo decine di miliardi da mettere nella crescita e nello sviluppo e leggi finalmente più serie. Basterebbe risanare la politica per avere immediatamente un vantaggio enorme per la collettività. E basterebbe creare un fisco trasparente per svelare il traffico di denaro sporco. Aggiungiamoci che siamo il Paese delle tre maggiori organizzazioni criminali dell'Occidente: mafia, camorra e 'ndrangheta, e che gran parte dei passaggi di soldi sporchi uscirebbe allo scoperto con un fisco trasparente e viene al momento svelata solo grazie alle intercettazioni."
Lo scrive Viviana vi sul blog di Beppe Grillo.
Emilio Casalini su il Corrire della Sera scrive: "Il 3 febbraio Cecile Malmstrom, commissario europeo per gli affari interni, presenta il primo rapporto sulla corruzione nell’Unione, stimata in 120 miliardi di euro. Nel capitolo dedicato all’Italia si ricorda che la nostra Corte dei Conti ha valutato la corruzione italiana in 60 miliardi di euro. La maggior parte dei giornali, tg, agenzie di stampa ribatte a caratteri cubitali la notizia per cui metà della corruzione europea è in Italia. I due dati però non sono omogenei né sovrapponibili. Il nostro in particolare lo troviamo nel discorso per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2012, dove a pagina 100 si legge che "Se l’entità monetizzata della corruzione annuale in Italia è stata correttamente stimata in 60 miliardi di euro dal Saet "... sarebbe un’esagerazione.
Quindi nemmeno la Corte dei Conti ha mai fatto calcoli di prima mano, ma si riferisce, ritenendolo peraltro esagerato, al rapporto di un altro organismo, il Saet, ossia il Servizio Anticorruzione e Trasparenza. Quest'ultimo però, a pagina 10 nel suo rapporto del 2009, ha scritto esattamente l’opposto, ossia che “le stime che si fanno sulla corruzione, 50-60 miliardi l’anno, senza un modello scientifico, diventano opinioni da prendere come tali, ma che complice la superficialità dei commentatori e dei media, aumenta la confusione e anestetizza qualsiasi slancio di indignazione e contrasto”. Solo opinioni dunque.
Il Servizio Anticorruzione negli anni successivi continua a spiegare che si tratta di cifre inventate e cita (a pagina 130) perfino il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, il quale “ha confermato l’infondatezza della fantasiosa stima di 60 miliardi di euro quale costo della corruzione ogni anno in Italia". Quella cifra sembra essere troppo alta perfino per noi!" (...)
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La Guardia di Finanza, col suo rapporto dell’Ufficio Tutela e mercato, permette di far luce sugli sprechi legati alla corruzione nella sanità. Nel 2013 i controlli sono stati 10.333 e hanno portato alla denuncia di 1.173 persone per contestazioni pari a 23 milioni di euro.
Qualche settimana fa sono stati indagati il primario dell’ospedale Villa Sofia di Palermo e alcuni alti dirigenti del nosocomio proprio con l’accusa di aver falsificato le cartelle cliniche di una decina di pazienti. Tecnica usata per ottenere illecitamente i rimborsi è anche l’attestazione di ricoveri in realtà mai avvenuti oppure gli interventi effettuati in ambulatorio per i quali si richiede invece il rimborso di day hospital.
Su 9.936 controlli effettuati, sono state trovate ben 7.972 posizioni “fuorilegge” che hanno provocato un “buco” nel bilancio statale di circa un milione di euro. Vuol dire 8 su 10, quindi una percentuale clamorosa. Ben più alto è il volume delle “uscite” causate dalla iperprescrizione di farmaci da parte dei medici di base. Storia emblematica è quella di Catania dove si è scoperto che «la emissione di ricette è di 7 punti superiore alla media nazionale senza che questo sia supportato da un quadro epidemiologico tale da poter giustificare l’eccessivo consumo.
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Nell'ambito del procedimento relativo all'accertamento delle responsabilità per truffa ai danni dello Stato nei confronti di 33 soggetti in servizio presso l'Azienda Sanitaria Provinciale di Siracusa, per 9 di questi, il G.I.P. Dott.ssa Patricia Di Marco ha disposto l'applicazione della misura interdittiva della sospensione dall'esercizio dal pubblico ufficio o servizio.
L'operazione denominata "Doctor House", eseguita dalla Guardia di Finanza nel mese di settembre del corrente anno, era il risultato di un'attività di indagine, diretta dal Procuratore Capo Dott. Francesco Paolo Giordano e coordinata dal Sostituto Procuratore Dott. Antonio Nicastro, protrattasi per mesi con l'ausilio di telecamere,collocate all'ingresso dell'ex Ospedale Neuropsichiatrico Provinciale di via Traversa la Pizzuta di Siracusa, che avevano consentito di monitorare sia gli strumenti per la rilevazione delle presenze del personale che l'ingresso principale.
Le indagini delle Fiamme Gialle aretusee avevano consentito di provare che i dipendenti, a piccoli gruppi, si mettevano d'accordo tra loro affinché uno timbrasse il badge magnetico degli altri, consentendo a questi di arrivare in ritardo, andare via in anticipo dal posto di lavoro, ovvero uscire per dedicarsi a faccende personali. Il fraudolento sistema adottato, permetteva a taluno di trascorrere gran parte del tempo lavorativo al bar, ad altri di passeggiare per le vie dello shopping insieme a colleghi, ad altri di recarsi al mercato ed altri ancora a svolgere attività sportiva. Le condotte illecite erano riconducibili ai reati di falso, truffa aggravata ai danni dell'Ente Pubblico e false attestazioni o certificazioni.
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Nell'ambito di una complessa attività investigativa volta alla prevenzione, ricerca e repressione delle violazioni in materia di "spesa pubblica", i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Cosenza hanno individuato un danno erariale pari ad oltre 11 milioni di euro e segnalato 9 soggetti alla competente Magistratura Contabile. Le attività svolte dalle Fiamme Gialle hanno consentito di dimostrare come i conti della sanità calabrese, già fuori controllo sul versante delle uscite, versano in una situazione altrettanto grave dal punto di vista delle entrate.
L'indagine ha riguardato i processi locali di riscossione dei cosiddetti "ticket sanitari" per il periodo dal 2010 al 2014 dovuti in relazione alle prestazioni di pronto soccorso eseguite nei presidi ospedalieri dipendenti dall'Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza nell'ultimo quinquennio.
I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria hanno esaminato, circa 610.000 prestazioni di pronto soccorso eseguite presso le strutture sanitarie menzionate. Escluse le prestazioni, definite "codice rosso" e "codice giallo", per le quali è prevista l'esenzione del ticket, gli investigatori hanno passato sotto la lente d'ingrandimento quelle meno gravi, cioè quelle che gli stessi sanitari in servizio presso il pronto soccorso hanno valutato con "codice verde" e "codice bianco".
Da tale verifica è emerso che solo il 5% degli utenti fruitori delle attività dei vari pronto soccorso ubicati presso le sopracitate strutture sanitarie ha pagato il ticket per le cure ricevute.
I finanzieri hanno quindi appurato omissioni da parte del management dell'ASP di Cosenza nell'attivazione delle procedure sia di controllo degli introiti dei ticket previsti per le prestazioni in codice "verde" o "bianco", sia di riscossione e recupero delle rilevanti somme spettanti.
Dal raffronto fra l'ammontare complessivo dei ticket dovuti dagli utenti e il totale incassato è emerso una differenza di oltre 11 milioni di euro, per la quale è stata trasmessa apposita notitia damni alla Competente Procura Regionale della Corte dei Conti.
La Guardia di Finanza di Albenga e l'Agenzia delle Dogane di Savona hanno concluso una vasta operazione in materia di fiscalità internazionale nei confronti di un sodalizio criminale che aveva ideato un complesso sistema illecito finalizzato a frodare il Fisco italiano.
La sinergica collaborazione tra la Guardia di Finanza, le Dogane e gli Organi collaterali degli Stati esteri interessati, ha consentito di accertare oltre 15 milioni di euro di elementi positivi di reddito occultati al Fisco ed oltre 3 milioni di euro di IVA sottratti a tassazione, nonché la denuncia alla Procura della Repubblica di Savona dei tre soggetti al "vertice" del sodalizio criminale i quali dovranno rispondere dei reati di frode fiscale.
Il 2 e l'11 dicembre 2014 unitamente al R.O.S. dell'Arma dei Carabinieri, hanno eseguito il sequestro dell'ingente patrimonio riconducibile a Cristiano Guarnera. Il nuovo provvedimento di sequestro riguarda le quote societarie, il capitale sociale e l'intero patrimonio aziendale per un valore di stima pari a circa 100.000.000 di euro. In seno all'associazione "MAFIA CAPITALE", facente capo a Cristiano Guarnera, la cui figura si è nel tempo evoluta, trasformandosi da imprenditore colluso ad imprenditore mafioso, affiliandosi al gruppo criminale e divenendo parte integrante dell'associazione stessa, mettendo a disposizione dell'organizzazione le proprie imprese nel settore dell'edilizia.
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