A chiusura di ogni polemica, ecco il videomessaggio finale di Antonio Presti, Presidente Fondazione Fiumara d'Arte, per la città, i catanesi, gli artisti e tutti coloro che credono nella Luce del Rito. Antonio
Presti dice all'amico Enzo Bianco: "Questo non si fa, quando si riceve un
dono bisogna saperlo proteggere e custodire per il futuro"
Catania, 23/12/2014 - «Con questo messaggio vorrei chiudere definitivamente tutte le sterili polemiche che, in questi giorni, hanno oscurato – senza però riuscire a spegnerlo - il Rito della Luce 2014, realizzato e poi sospeso nella scuola Vespucci e Sante Giuffrida di Catania, dal 18 al 21 dicembre. Vorrei chiarire una volta per tutte come sono andate realmente le cose; qual è stato il percorso intrapreso da me e dalla Fondazione Fiumara d’Arte.
La luce ha protetto il Rito nel momento in cui si sono manifestate forze oppositive che hanno compromesso il sereno svolgimento della manifestazione, che poi si chiamino atti amministrativi o iter burocratici, poco importa rispetto alla mancata assunzione di responsabilità etica e morale di chi avrebbe dovuto garantire questo percorso di bellezza. In due mesi di duro lavoro didattico e culturale, gli artisti e i bambini, con le madri e gli insegnanti, avevano trasformato la scuola in un tempio spirituale, che si è manifestato in tutto il suo splendore il giorno dell’inaugurazione, al quale hanno partecipato con grande entusiasmo e con profonda emozione oltre 8mila persone.
Un momento che la città attendeva da un anno intero con grande aspettativa e devozione. Ma già da quella sera mi sono accorto che, mentre la luce ci proteggeva, lavorava anche per eliminare quelle forze oppositive che volevano impedirne la prosecuzione. Da qui il mio atto di sacrificio, la mia rinuncia: e dopo un momento iniziale di smarrimento, sono stato io a decidere di sospendere il Rito della Luce. Un momento di grande dolore, che ha visto però una reazione condivisa e una grande unione di animi. Non c’è rabbia, né livore o rancore: tutti insieme, questa luce, l’abbiamo protetta, nutrita, alimentata e così si è trasformata in ringraziamento, in purificazione collettiva.
Un “reato” universale, però, è stato commesso da chi, il 21 dicembre, giorno del Solstizio d’inverno, ha tentato di spegnere la luce ai bambini che l’avevano accesa con tanta devozione. Ma rispetto alla continuità del Rito, è d’obbligo chiarire alcuni punti importanti, rivolgendomi non al sindaco e al suo ruolo istituzionale, ma al mio amico Enzo Bianco, al quale ricordo che il Rito è stato ideato, prodotto e donato alla città di Catania dalla Fondazione Fiumara d’Arte, di cui io sono il presidente e Gianfranco Molino il vicepresidente.
Caro Enzo, quando si riceve un dono bisogna saperlo proteggere e, pur ringraziandoti per gli attestati di stima e amicizia che – a mezzo stampa – hai profuso nei miei confronti, non condivido l’atteggiamento che hai manifestato rispetto alle “assunzioni” di responsabilità di quel dono. Se faccio un passo indietro nel tempo, la prima cosa che mi viene in mente è un altro dono che ho fatto a te e alla città: quel cero di Arnaldo Pomodoro che regalai in occasione della festa di S. Agata. Anche lì accesi una luce, che avrebbe dovuto risplendere per alcuni giorni e che purtroppo si consumò in poche ore.
Com’è strana la vita: ci rincontriamo dopo anni e tu sei di nuovo sindaco, ti consegno il Rito della Luce che si spegne dopo poche ore.
Caro Enzo, forse è meglio non incontrarsi… forse è il caso di evitarci proprio lungo il tratto di Corso Martiri della Libertà. Per la seconda volta non mi sono sentito protetto, non mi sono sentito garantito. E ho deciso che, visto che il Rito quest’anno è stato snaturato, il prossimo si rigenererà in un altro Comune, attiguo a Catania. Sarò pronto a riconsegnarlo quando la città non manifesterà più queste forze oppositive ma solo sentimento di condivisione. Io amo profondamente i catanesi: da 15 anni mi dedico senza sosta a curarne il cuore culturale, ma vista la mancanza di quel supporto che credo di meritare, e che speravo di trovare in te, ho messo in discussione con me stesso l’opportunità di donare il museo al quartiere di Librino, la mia collezione e il mio patrimonio personale alla Tua Amministrazione. Io ti ringrazio comunque, ma quando si riceve un dono si deve accettare col cuore, non come fatto politico-istituzionale. E questo, caro Enzo, te lo dico da amico».
Commenti
Posta un commento
NEBRODI E DINTORNI © Le cose e i fatti visti dai Nebrodi, oltre i Nebrodi. Blog, testata giornalistica registrata al tribunale il 12/3/1992.
La redazione si riserva il diritto di rivedere o bloccare completamente i commenti sul blog. I commenti pubblicati non riflettono le opinioni della testata ma solo le opinioni di chi ha scritto il commento.