Vittima di violenze: ok al distacco presso altra sede di lavoro

Vittima di violenze: ok al distacco presso altra sede di lavoro.  Una dipendente dell’Ufficio del processo presso il tribunale di Catania ha chiesto e ottenuto la proroga del distacco presso un’altra sede lavorativa, a tutela della sua incolumità. 8 mag 2024 - Dopo essere stata assunta a tempo determinato, la dipendente è stata vittima di violenze, regolarmente denunciate, che l’hanno costretta a chiedere il distacco dalla propria sede lavorativa perché non si sentiva più al sicuro. Il Tribunale di Catania le aveva però concesso il distacco fino a settembre 2024. Nel frattempo, la donna aveva denunciato altri reati contro la sua persona e il ritornare nella sede assegnatagli avrebbe messo a serio repentaglio la sua incolumità. Per tale ragione si è rivolta allo studio legale Leone-Fell & C. per ottenere la necessaria tutela. “Vista la gravità della situazione, abbiamo inoltrato un’istanza al ministero di Giustizia – spiegano i legali Francesco Leone, Simona Fell e Davide Marceca ch

JOBS ACT: I DANNI PERMANENTI, 'PRECARIETUDINE' E DISOCCUPAZIONE FOREVER

[26/02/2015] - Giuseppe Civati presenta sul suo blog i danni permanenti del Jobs Act con le parole di Luigi Mariucci che "analizza l’operazione complessiva denominata Jobs Act. Il passaggio più rilevante riguarda la presunta abolizione del precariato, di cui si parla parecchio a vanvera: Restano pressoché tutte le forme precarie di assunzione, dal contratto a termine, liberalizzato perché privato di causale, al lavoro in affitto al lavoro a chiamata, fino al lavoro accessorio con voucher, che viene anzi potenziato, così come potranno attivarsi nuove collaborazioni pseudo-autonome e false partita Iva, per le quali resta tutto come prima".

Appena ieri, 25 febbraio, sempre sul suo blog, Ciawati aveva commentato la querelle tra Renzi e Landini: "Renzi ha ragione e Landini sbaglia: è il Parlamento, secondo la Costituzione, a dare la fiducia a un governo", afferma Civati.

"I punti dolenti sarebbero altri: non avere un mandato dagli elettori, nel senso che il mandato del 2013 è stato parecchio travisato, prima di Renzi e poi soprattutto da Renzi. Cambiar maggioranza senza fare una piega. Non avere scritto da nessuna parte un programma di governo. E avere un rapporto molto discutibile proprio con quel Parlamento da cui si riceve la fiducia.

Quasi a dire: il Parlamento mi dà la fiducia, poi però «anche basta». Se esprime pareri attraverso le sue Commissioni, non ne tengo conto. Se pretende di discutere le cose – anche la Cosa, ovvero la Costituzione – metto la fiducia o la seduta fiume. Se una parte della maggioranza non è d'accordo, che importa: trovo un'altra parte della maggioranza, ma solo per questa volta. Se la Presidente della Camera ha qualcosa da ridire, giù con i comunicati stampa. Se mi accusano di avere sbaragliato qualsiasi record precedente sul ricorso alla fiducia, do la colpa agli altri. Se qualcuno non capisce, se ne farà una ragione.

In questo senso Renzi sbaglia e ha ragione Landini. E tutti quelli che si chiedono perché il Parlamento sia evocato solo per ricordare da dove siamo partiti (peraltro, da un altro governo, come ricorderete, liquidato in poche ore) e non dove andiamo a parare: perché, com'è noto, anche il combinato disposto di Italicum e riforma costituzionale va in tutt'altra direzione.

Zagrebelsky lo chiama oggi su Repubblica «tempo esecutivo». Ma si sa è un professorone. Ed è gufo tra gufi. Come tanti parlamentari."

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