Estradato di sorpresa, “senza nemmeno avvisare gli avvocati. Adesso tutto passa alla giurisdizione americana”. L’avvocato Nicola Pisani, difensore dell’ex deputato Massimo Romagnoli, arrestato in Montenegro, parla di “mossa inaspettata, anche nei modi con cui è stata messa in atto” della quale pensare “tutto il male possibile”
26/02/2015 - Secondo il quotidiano online
ItaliaChiamaItalia, che segue molto da vicino la vicenda, “la situazione che riguarda Massimo Romagnoli a questo punto “è più complicata, si sposta su un piano diverso”. Come afferma il prof. Pisani, “è stato fatto un ricorso a Strasburgo”, ma “il caso Romagnoli ora prende davvero una brutta piega. Per reati come quello di cui è accusato, negli Usa si rischia il carcere a vita”, scrive
ItaliaChiamaItalia.
Romagnoli la scorsa settimana, in una lunga lettera indirizzata al direttore del quotidiano online
ItaliaChiamaItalia, Ricky Filosa, spiegava che i propri legali stavano lavorando per evitare che si arrivasse all’estradizione negli Usa. Nel suo messaggio a Filosa, Romagnoli chiedeva anche di contattare il ministero dell’Interno italiano e la Farnesina, affinché le istituzioni italiane si potessero attivare, cercando soluzioni tese a farlo rientrare in Italia. “Starò pur sempre in galera, ma in un carcere italiano e avrò la certezza di essere giudicato nel mio Paese”, sottolineava Romagnoli. Non è andata così: gli americani si sono mossi in fretta e hanno ancora una volta spiazzato tutti.
Il portale montenegrino
Analitika dà notizia dell’avvenuto trasferimento negli USA del “cittadino italiano Massimo Romagnoli (43 anni) e dei due cittadini rumeni Christian Vint (44 anni) e Virgilio Flaviou Georgescu (42 anni). Questa mattina – scrive
Analitika – sono stati consegnati agli Stati Uniti, che hanno emesso i mandati d'arresto, perché sospettati di coinvolgimento in attività terroristiche. Tre di loro erano nel carcere di Spuž dal dicembre dello scorso anno, dopo il loro arresto a Podgorica”.
Il portale montenegrino
Analitika così prosegue: “Le autorità statunitensi li accusano di avere complottato (per la vendita di armi, ndr) con l'organizzazione terroristica colombiana Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia). Le trattative sarebbero state “presumibilmente destinate a vendere grandi quantità di armi per uccidere cittadini americani in Colombia e abbattere aerei degli Stati Uniti”.
La Corte montenegrina ha deciso di consegnare i tre imputati agli Stati Uniti, come confermato dal ministro della Giustizia Dusko Markovic. Romagnoli, Vint e Georgescu sono stati arrestati a Podgorica nel dicembre dello scorso anno. I due romeni sono finiti in manette il 15 dicembre, all'aeroporto quando è arrivati in Italia.
Sempre secondo il racconto di
Analitika, "le autorità statunitensi sostengono che i tre avevano accettato a Podgorica di incontrarsi con le FARC per la consegna delle armi, non sapendo che si trattasse degli ispettori dell'Agenzia per Drug Enforcement Administration (DEA), sotto la cui osservazione erano dal maggio dello scorso anno. Secondo l'accusa, gli Stati Uniti, incontri erano già avvenuti per tre volte in Montenegro, ma anche in altri Paesi. Durante i tre incontri in Montenegro i tre erano sotto sorveglianza. La polizia montenegrina ritiene che i tre imputati non avessero base logistica in Montenegro. Nel corso dell'udienza, dopo l'arresto, i tre hanno negato le accuse".
“Romagnoli – scrive il portale Analitika - è un ex politico italiano, ex vice del partito di Silvio Berlusconi, Forza Italia, impegnato in attività imprenditoriali. Il Vint è un ex politico: uomo d'affari rumeno, è stato consulente in Parlamento e nel 2009 è stato Direttore della Agenzia per le riserve statali. Secondo l'accusa degli Stati Uniti, Romagnoli doveva fornire certificati per le armi, al fine di regolarizzarle e potere essere contrabbandate in Colombia. Vint era il capo negoziatore e Georgescu il mediatore. Secondo il codice penale statunitense i tre corrono il rischio dell'ergastolo”, conclude
Analitika.
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