Napoli si è fermata per la visita di Papa Francesco, ottava visita pastorale in Italia, al Santuario di Pompei, per venerare la Madonna del Rosario. L’incontro con la popolazione nel quartiere di Scampia, la patria di Gomorra. Parole forti ed espressioni colorite e divertenti ma pure decise e sprezzanti nei confronti della corruzione e della Camorra. Papa Francesco ha concluso la cerimonia con una espressione molto familiare ai napoletani: "E ca ‘a Maronna v’accumpagne!”
Napoli, 21/03/2015 - Papa Francesco ha voluto iniziare questa sua visita dalla periferia, Scampia. E’ stato affettuosamente assalito dalle migliaia di fedeli, soprattutto dai bambini, che lo hanno atteso nella Piazza Giovanni Paolo II. Da lui un richiamo all’animo caldo di questa città, alla voglia di guardare al futuro tipica di tanti napoletani. Ma anche un richiamo alla legalità, perché da qui vuole partire un messaggio che va ben al di là del dei luoghi comuni di questa città:
“Chi prende volontariamente la via del male ruba un pezzo di speranza. Lo ruba a sé stesso e a tutti, a tanta gente onesta e laboriosa, alla buona fama della città, alla sua economia”.
Alla comunità dei tanti immigrati che qui vivono e che hanno portato la loro testimonianza, il Papa ha ricordato il valore della parola di Gesù: “I migranti sono umani di seconda classe? Dobbiamo far sentire ai nostri fratelli e sorelle migranti che sono cittadini, che sono come noi, figli di Dio, che sono migranti come noi, perché tutti noi siamo migranti verso un’altra patria, tutti siamo in cammino”.
Poi c’è la disoccupazione che nelle periferie di Napoli colpisce anche sei abitanti su dieci. Un lavoratore ha parlato per tanti che vivono questo dramma, e il Papa ha risposto:
“Ma, il problema non è mangiare, il problema più grave è non avere la possibilità di portare il pane a casa, di guadagnarlo! E quando non si guadagna il pane, si perde la dignità!”.
No dunque a un sistema economico che scarta la gente, no allo sfruttamento di chi, magari, è costretto a lavorare 11 ore al giorno per 600 euro, perché “questa mancanza di lavoro ci ruba la dignità – ha detto il Pontefice - Dobbiamo lottare con questo, dobbiamo difendere la nostra dignità di cittadini, di uomini, di donne, di giovani”. E poi il mancato rispetto della legge, che trova punte massime nella corruzione, da Francesco una risposta alla testimonianza del presidente della Corte d’Appello:
“Se noi chiudiamo la porta ai migranti, se noi togliamo il lavoro e la dignità alla gente, come si chiama questo? Si chiama corruzione! Si chiama corruzione e tutti noi abbiamo la possibilità di essere corrotti, nessuno di noi può dire: io mai sarò corrotto. (…) la corruzione 'spuzza'! E la società corrotta 'spuzza'!”.
Dal servizio di Alessandro Guarasci (Radio Vaticana)
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