Stretto di Messina: filmato squalo bianco di tre metri vicino alla spiaggia

Reggio Calabria, filmato squalo bianco femmina di oltre tre metri a pochi metri dalla spiaggia. Due pescatori diportisti hanno ripreso l'esemplare dalla loro barca 29/04/2024 - Lo Stretto di Messina è un habitat ideale per la riproduzione degli squali. E con l’avvicinarsi della stagione estiva è tempo di bagni. E per i più fortunati l'occasione di tuffarsi in mare è quanto mai vicina. Ma la recondita paura di vedersi galleggiare intorno una pinna a filo dell'acqua a volte riaffiora, è proprio il caso di dirlo, un pochino nella testa di tutti noi. Stavolta è accaduto davvero vicino la riva di Reggio Calabria, più precisamente nelle acque di fronte la località Pentimele, nella periferia Nord di Reggio, il 24 aprile 2024.   «Questo è uno squalo bianco», dicono meravigliati i pescatori mentre osservano ciò che accade dinanzi la loro barca”. Nelle immagini registrate si vede il pescecane girare nelle vicinanze della barca, forse a causa delle esche gettate in acqua, per poi ripr

SALINADOCFEST 2015: APRE CON NANNI MORETTI LA 9a EDIZIONE DEL FESTIVAL DEL DOCUMENTARIO NARRATIVO

Salina (Eolie – Messina) - 16/20 settembre. Si è tenuta questa mattina a Messina, la Conferenza Stampa di presentazione della 9^ edizione del Salina Doc Fest
Al Salone degli specchi del Palazzo dei Leoni, sede della Città Metropolitana di Messina, la direttrice artistica Giovanna Taviani insieme alla Prof.sa Alessia Cervini del DAMS di Messina, Francesco Gulletta della Messina Film Commission e l'avv. Giuseppe Siracusano, presidente di "Salina Isola Verde, associazione albergatori ed operatori turistici dell'Isola di Salina" è stata presentata l’edizione 2015 della rassegna, quest’anno particolarmente ricca di eventi e personaggi del cinema.
La nuova collaborazione con la Messina Film Commission ed il Dipartimento di Scienze cognitive della Formazione e degli Studi Culturali dell’Università degli Studi di Messina ha portato finalmente l’importante rassegna nell’ambito territoriale “naturale” cioè la Provincia di Messina.


Nanni Moretti sarà il protagonista della serata di apertura della 9a edizione del SalinaDocFest, mercoledì 16 settembre, con la proiezione di Mia madre: a 22 anni dal set di Caro Diario, il regista torna per la prima volta a Salina. Ad accoglierlo, l'isola senza cinema che ogni anno si trasforma nell''isola del grande cinema di realtà. La 9a edizione delSalinaDocFest 2015 - diretto da Giovanna Taviani - propone dal 16 al 20 settembre, una finestra straordinaria sul temaConflitti e Periferie: la più scottante attualità di questi giorni vista attraverso lo sguardo del documentario narrativo.

Tre anteprime italiane. Nove i film in concorso. Dal sogno kazako, che Andrea Segre chiude proprio con una citazione diEcce Bombo (I sogni del lago salato), al fantasma visionario di Those Who Feel The Fire Burning (Morgan Knibbe),dall'Africa di Concerning Violence (Göran Olsson) a Gerba e a Parigi con Brule la mer (Maki Berchache, Nathalie Nambot), nel convento dei Rom in Belgio (Kosmos di Ruben Desiere) o nel campo zingaro di Tor De Cenci (Romeo eGiulietta di Massimo Coppola), entriamo nelle vite di chi è costretto a fuggire dal proprio paese (A syrian love story del grande Sean McAllister), dove si fondono destini generali e destini personali (Memorie – In viaggio verso Auschwitz di Danilo Monte). Per dimostrare (Silvered Water di Ossama Mohammed, Wiam Simav Bedirxan) che la voglia di raccontare e la ricerca della poesia possono superare la paura e il ricatto della violenza "Abbiamo scelto pensando al pubblico”, dice Taviani, “non solo agli addetti ai lavori. È un viaggio ai bordi del mondo - tra Siria, Kazakistan, Angola,Parigi, Auschwitz, Roma, Bruxelles che ha tutta la forza del grande cinema.”


Si parlerà di Conflitti e Periferie anche con Ascanio Celestini, che il 18 settembre riceve il Premio Ravesi Dal Testo allo Schermo, e con tutti gli ospiti del festival: Giovanni Maria Bellu, Curzio Maltese, Federico Rampini, i registi Agostino Ferrente e Stefano Savona, l'attrice palestinese Tasneem Fared e i musicisti della maratona finale al faro di Lingua, con la consegna del “Premio Clandestino SDF 2015”: Lorenzo Fragola, Mario Incudine, Sarah Jane Morris, I Kalvi, Le Malmaritate, Piero Pelù, Raf e altre sorprese.

SalinaDocFest aderisce all'iniziativa Posto Occupato, la campagna contro la violenza sulle donne che è nata in provincia di Messina e si è diffusa in tutto il mondo: dalla periferia al centro. Il posto occupato è dedicato a Omayma Benghaloum(34 anni, tunisina) mediatrice culturale presso l'ufficio immigrazione di Messina. Uccisa il 4 settembre da un marito che non capiva le sue scelte.
Il festival ha il patrocinio dell’Associazione Carta di Roma, fondata dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (CNOG) e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) per promuovere un'informazione corretta sui temi dell'immigrazione.
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Anche per il 2015 Giovanna Taviani ha voluto individuare un tema di particolare rilevanza sociale,attorno al quale sviluppare tutto l'evento: Conflitti e Periferie.

L'idea stessa del SalinaDocFest nasce dall'esigenza di accendere le luci su un genere, il documentario, apparentemente marginale (appunto, 'periferico') ma importantissimo per il racconto del nostro presente, e su un arcipelago meraviglioso che, spenti i clamori della stagione turistica, scompare in un limbo di sconcertante invisibilità. In questo senso va anche il rilancio del video contest ISOLANI Si ISOLATI NO!, offerto dal Consorzio Malvasia delle Lipari e dedicato a tutti i video maker delle isole italiane.
Grande novità 2015 è la costituzione di una giuria allargata e de-localizzata che vota online, composta da molti fra i più importanti critici e giornalisti cinematografici delle principali testate nazionali e siciliane. La decisione è nata per sottolineare l’importanza del documentario narrativo nel panorama del cinema europeo, e per stimolare con un’idea innovativa l’attenzione della critica nazionale verso un genere che, soprattutto in Italia – nonostante la grande attenzione dimostrata da molti – fatica a trovare spazio adeguato sulla grande stampa.

Ed ecco i titoli dei film in concorso: A SYRIAN LOVE STORY di Sean McAllister (UK – 2015, 80’); BRULE LA MER di Maki Berchache, Nathalie Nambot (Francia – 2014, 75’) – anteprima italiana; CONCERNING VIOLENCE di Göran Olsson (Svezia, Finlandia, Danimarca, Usa – 2014, 85’), I SOGNI DEL LAGO SALATO di Andrea Segre (Ita, 2015, 72’), KOSMOS di Ruben Desiere (Belgio, 2014 – 61’) – anteprima italiana; MEMORIE – IN VIAGGIO VERSO AUSCHWITZ di Danilo Monte (ITA – 2014, 76’), ROMEO E GIULIETTA di Massimo Coppola (ITA, 2014), SILVERED WATER di Ossama Mohammed, Wiam Simav Bedirxan (Francia, Siria – 2014, 92’), THOSE WHO FEEL THE FIRE BURNING di Morgan Knibbe (Olanda – 2014, 74’) – anteprima italiana.

Fra gli ospiti del festival, accanto a opinionisti come Giovanni Maria Bellu, Curzio Maltese e Federico Rampini, che interverranno sui temi proposti dai film in concorso, anche Nanni Moretti, a cui è dedicata la serata inaugurale del festival, con la proiezione di “Mia madre” (Italia Francia, 2015), seguita dal concerto I venti del Mediterraneo del Giacomo Cuticchio Ensemble. L'attrice palestinese Tasneem Fared e il regista Stefano Savona, il 17 settembre riceveranno il PREMIO MEDITERRANEO - offerto da IL GELSO e LADY WILMAR - rispettivamente per “Io sto con la sposa” e “Sulla stessa barca”, due film ormai diventati di culto. Il comitato d'onore SDF (Romano Luperini, Paolo e Vittorio Taviani, Bruno Torri e Carlo Antonio Vitti) consegnerà il PREMIO RAVESI Dal Testo allo schermo ad Ascanio Celestini (18 settembre), che regalerà al'isola un monologo inedito scritto apposta per il SalinaDocFest e intitolato, appunto, Conflitti e Periferie. La premiazione si chiuderà, per la sezione Sguardi di Cinema, con la proiezione in piazza "Viva la sposa" (Italia/Francia/Belgio – 2015). Sempre il 18 settembre, Stelios Kouloglou – documentarista e giornalista greco - presenterà in anteprima assoluta per l'Italia “The Godmother” (Grecia 2014), un corrosivo documentario dedicato a Angela Merkel e alla sua politica europea.
Sabato 19, nella piazza di Santa Marina, saranno consegnati il Premio Malvasia delle Lipari per i video finalisti del Contest Isolani sì, Isolati no!, il Premio del Pubblico Signum e il Premio Miglior Documentario Tasca d’Almerita per i film del Concorso Internazionale Conflitti e Periferie. A seguire, “Le Cose Belle”- live di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno (Italia, 2013 – 88’) con la Piccola Orchestra delle Cose Belle.

Domenica 20 settembre, si chiude al Faro di Lingua con la serata Salina Music Live, a cura di Cosimo Damiano Damato, nel corso della quale sarà consegnato il Premio Clandestino - SDF 2015 agli artisti che con la loro musica e i loro testi hanno dimostrato un particolare impegno civile nei confronti degli ultimi e degli invisibili. Fra gli ospiti Lorenzo Fragola, Mario Incudine, Sarah Jane Morris, Piero Pelù, Raf, Le Malmaritate e I Kalvi.

Info: www.salinadocfest.it
ufficio stampa: Marzia Spanu +39 335 6947068 spanumar@gmail.com
Dei sogni dell’adolescenza di Anpalagan ne conosco uno per nulla speciale:
voleva stabilirsi, con tutto il suo mondo, in Inghilterra, un’altra isola,
studiare, lavorare e diventare ingegnere. Ingegnere informatico.
Aveva tutte le qualità per riuscirci, ma gli è stato impedito senza alcuna spiegazione.
Il mondo, quello grande, gli ha detto: “Tu no”. E basta. È finita lì.
È una delle più grandi ingiustizie di cui sono stato testimone diretto.
Sì, esistono ingiustizie anche più grandi. Ma io credo che ognuno di noi
abbia il dovere di occuparsi di quello che gli capita sotto il naso.
Se no, tanto vale restare a guardare il mare credendo di essere dei poeti.

(G.M.Bellu, I Fantasmi di Portopalo)

PROTEGGETE LE NOSTRE VERITÀ
di Giovanna Taviani

«Difendere le proprie idee è da sempre il compito degli intellettuali. Allora bisognerebbe proteggere chi fugge o è perseguitato per le proprie idee». È questo, secondo il filosofo e saggista Todorov, da anni trasferitosi a Parigi, il nuovo compito degli intellettuali di fronte a quanto sta accadendo nel Mediterraneo. Ed è per questo che ho voluto dedicare il mio pezzo introduttivo a Franco Fortini, e al suo monito, necessario ieri come oggi, «Proteggete le nostre verità». Per proteggere le nostre verità abbiamo pensato a un’edizione incentrata sul tema CONFLITTI E PERIFERIE. Un anno difficile, quello che stiamo vivendo, apertosi con la strage di Charlie Hebdo e proseguito con l’aumento vertiginoso di chi fugge dalle dittature, dalla miseria e dall’oppressione: sessanta milioni di persone in cerca di asilo nel pianeta, una vera e propria nazione fantasma, il ventiquattresimo stato più popoloso nel mondo. Inesistente.
Pensavamo, con Giovanni Maria Bellu che sarà con noi come Presidente dell’“Associazione Carta di Roma”, nata nel 2011 per dare attuazione al protocollo deontologico sull’informazione corretta in tema immigrazione, che tragedie come la strage di Portopalo, avvenuta nel Natale 1996 con la morte di 300 clandestini e il silenzio dell’Italia intera, non sarebbero mai più dovute accadere.
E invece, dall’inizio dell’anno a oggi, il Mediterraneo è diventato la tomba più grande del mondo. In venticinque anni 21.439 migranti sono annegati nel mare che lambisce le nostre coste. Un esodo senza precedenti. Non possiamo più voltarci dall’altra parte. La solidarietà è rivoluzionaria, ha detto Papa Francesco. Proviamo a sentirci di nuovo umani, e proviamo a farlo dai bordi del mondo, dalla nostra isola di Salina.

Un tema centrale, quello della solidarietà nei confronti dei migranti, che è al centro dei numerosi corti in gara per la seconda edizione del nostro Video contest “Isolani sì, Isolati no!”, realizzati da giovani isolani di tutta Italia, che sentono di dover dire basta alla globalizzazione dell’indifferenza. Ed è anche al centro della maratona musicale a favore della costruzione del primo archivio digitale del documentario per le scuole dedicato ai migranti del mondo, cui hanno aderito musicisti di fama internazionale, impegnati come noi nella difesa dei nuovi dannati della terra e nella salvaguardia della grande tradizione del Mediterraneo, per non dimenticare quando gli emigranti eravamo noi.

Ce lo ricorderà Ascanio Celestini - da sempre cantore della storia narrata dal punto di vista di chi vive ai margini -, che vogliamo premiare per la sua interdisciplinarità e per il suo essere al bordo dei linguaggi. E lo farà con la sua voce, il suo racconto orale, come fece qualche anno fa, di fronte al molo di Lingua, il grande Mimmo Cuticchio. Ma questa volta i nuovi Rinaldo, Orlando e Angelica saranno i ragazzi di vita del Quadraro di Roma, protagonisti del film di finzione Viva la sposa, che proietteremo in anteprima, direttamente da Venezia, per la sezione “Sguardi di cinema”.
Ce lo ricorderà, anche, Federico Rampini, che ringraziamo per aver accettato il nostro invito da New York. Gli chiederemo che ruolo hanno oggi l’Europa e l’America in questo nuovo assetto geopolitico, e se, con Piketty, pensa anche lui che un capitalismo meno disuguale sia ancora possibile. E Curzio Maltese, insieme a Stelios Koulouglu, giornalista, saggista e documentarista molto noto nel proprio paese, da poco membro del Parlamento europeo per Syriza, che ci presenterà in anteprima il suo H Nona, ritratto effervescente della “madrina” Angela Merkel.

Ma ce lo ricorderanno, soprattutto, i nove documentari che abbiamo scelto per il Concorso internazionale, e sottoposto a una giuria delocalizzata dei maggiori critici-giornalisti cinematografici della stampa italiana e internazionale, sul tema CONFLITTI E PERIFERIE. Da sempre sosteniamo il documentario narrativo, la denuncia che si fa poesia, il documentario che si apre all’immaginazione. Ma questa volta, il viaggio che vi proponiamo ai bordi del mondo, tra Kazakistan, Auschwitz, Siria, Angola, Tanzania, il campo rom Tor de Cenci di Roma e le fredde periferie delle città europee, ha tutta la forza del grande cinema. “Ossessionati dal vero, distratti dal bello”: mai definizione, usata da Saviano per i documentari del nostro De Seta, è stata più calzante. Abbiamo scelto il meglio dei documentari italiani ed europei dell’ultimo anno, che potessero farci riflettere, con un nuovo linguaggio espressivo, sul tema del conflitto e della periferia, pensando al pubblico, prima che agli addetti ai lavori. Cose belle mai viste, appunto, che nascono dal vero e al vero restano ancorate. Poco conta se il Festival di Torino o quello dei Popoli abbiano preso alcuni di questi film prima di noi (ma tre di questi, vogliamo dirlo, sono anteprime nazionali): i Festival nascono per far circolare i film che la gente non riesce a vedere in sala; nascono per dare visibilità agli invisibili. Anche per questo è nato il Salinadocfest.

Ed ecco che all’improvviso noi, che avevamo chiuso gli occhi bombardati dalle immagini sempre-uguali della tv, ci siamo ritrovati dentro immagini diverse, oniriche, lontane dal documentario-réportage comunemente inteso. Siamo annegati dentro un mare in tempesta, naufraghi in mezzo a naufraghi, come il fantasma sopravvissuto al naufragio di Those Who Feel The Fire Burning. Ci siamo risvegliati insieme a lui nelle fredde città europee, insieme a lui abbiamo camminato, ospiti smagati del mondo, nelle fredde periferie del nord: «per una volta [il documentario] non tratta il viaggio dell’immigrato, che attraversa il mare per entrare in Europa, con un occhio da cinema-verité, ma come viaggio onirico, poetico, rendendo omaggio ai tanti che sono morti in mare» (Lee Marshall).

Con Concerning Violence abbiamo riscoperto Frantz Fanon e le storiche responsabilità dell'Occidente verso quel sud del mondo che ora preme alle porte della nostra fortezza. «Un film necessario. Un saggio per immagini e parole (alla maniera di Guy Debord) che ripercorre in maniera illuminante le colpe dell'imperialismo e i processi di decolonizzazione dell’Africa» (Roberto Nepoti). In questo caso la forza espressiva sta nel montaggio delle immagini fortissime di repertorio, un montaggio creativo, sospinto nel futuro dalla forza del passato, che chiede oggi di essere redento. In altri, il ritmo sincopato si distende nella fissità delle inquadrature e nella lentezza epifanica delle panoramiche, su uno sfondo astratto che richiama Magritte, come nel viaggio da Gerba a Lampedusa fino a Parigi in Brule la mer. La finzione si mescola alla verità, perché la verità non è mai verosimile, quando incontra la storia di una famiglia rom in un antico convento di Bruxelles (Kosmos), o quando rischia di «portare…Shakespeare in Rom» (Boris Sollazzo) e di far rivivere l’eterno dramma di Romeo e Giulietta nei campi degradati di una periferia di Roma.

Abbiamo chiuso gli occhi di fronte alle immagini di Silvered Water, sulla guerra in Siria, ma quando li abbiamo riaperti, dopo averli stropicciati, abbiamo imparato a guardare meglio. Un attacco atroce all’occhio umano, che pone una riflessione necessaria sul cinema e sullo sguardo, sulla dialettica tra il caos delle immagini, di chi è sul luogo a testimoniare l’orrore della guerra, e lo stile del cinema, di chi, a distanza, è chiamato brechtianamente ad allontanare, straniare, sublimare, per non dimenticare. Silvered Water passa la parola ai nuovi registi del presente, i martiri, con le loro immagini rubate, rotte, i corpi a terra, gli spari, le urla, con la loro urgenza di gridare subito la verità. Ma non dimentica di inserire questa materia incandescente entro la cornice metariflessiva del cinema, «alternando così - in un drammatico e contrastante risultato d’impatto - sangue e morte al lirismo dell'impotenza della distanza» (Federico Raponi). Il documentario parla di se stesso e del suo rapporto con il cinema, del suo destino e della sua missione morale: portare con sé, come in un treno lanciato verso il futuro, le storie degli altri e testimoniarle al mondo, per ricordarci, ancora una volta, che anche in mezzo alla devastazione della guerra la voglia di raccontare e la ricerca della poesia possono superare la paura e il ricatto della violenza.

E ancora Siria, con il sorprendente A Syrian Love Story del pluripremiato regista inglese Sean McAllister, una storia d’amore, di rivoluzione e di sacrificio, quello di una donna che ha scelto l’impegno e la rivoluzione sulla famiglia e sugli affetti, con tutto il dolore che questa scelta comporta. Sembra una finzione, ma è tutto vero. Entriamo nelle vite di chi fugge dai propri paesi per venire da noi in Europa. Le viviamo dall’interno. Ci innamoriamo e soffriamo con loro, ci sentiamo parte della stessa famiglia: «il lavoro di Sean McAllister è un esempio di eccezionale livello su cosa significhi oggi realizzare un documentario, tra coinvolgimento personale e grandi storie» (Paola Nicita).

Ma i conflitti e le periferie sono anche interiori. Sono i conflitti vissuti dai giovani di oggi, che si sentono relegati ai margini dalla società e dalle responsabilità dei nostri padri. - Perché mi devo sentire incapace dalla mattina alla sera? Non sono capace. Non vedo motivazioni valide. Non vedo nel mondo che mi circonda delle motivazioni –. È Roberto che parla al fratello Danilo, in un lungo viaggio in treno verso Cracovia, e poi Auschwitz (Memorie. In viaggio verso Auschwitz). Ha trenta anni, Roberto, non ha studiato, non si è laureato, non ha costruito una casa, non ha mai avuto un sogno. - Sì, sognavo, ma nel frattempo mi drogavo -. Il viaggio dei due fratelli si rivela così un viaggio metaforico, all’insegna del conflitto. Per Roberto la vita non ha significato, i nostri padri hanno sbagliato, lottare è inutile. Per Danilo, il regista, bisogna rimboccarsi le maniche e smettere di lamentarsi, dare un senso morale alle nostre esistenze. Senza il confronto con i padri non si fa la rivoluzione: così per il trentesimo compleanno del fratello, Danilo gli regala un viaggio, da lui sempre desiderato. Sarà lì, nei campi di Auschwitz, di fronte alla memoria storica, che i conflitti si dipaneranno e il senso del nostro destino si chiarirà. «Un flusso di coscienza - a quanto appare catturato segretamente - di rara violenza emotiva» (Silvana Silvestri), dove i destini generali si fondono con i destini personali: «anche questo un modo originale (pure nella forma) per illustrare i conflitti dal centro alla periferia e ritorno» (Maurizio Porro).

Un altro viaggio, ancora una volta tra culture e storie personali, è infine quello di Andrea Segre in Kazakistan, messo a confronto con il nostro paese (I sogni del lago salato). Due sogni malinconici, due mondi perduti. La nostra storia, la loro storia, la nostra infanzia, la loro infanzia; e quell’alba di Ecce bombo, con il sole che spuntava dall’altra parte. Ieri come oggi.
Sono passati molti anni da Ecce Bombo, che ha segnato così tanto la nostra vita, e che ancora ci parla del nostro presente e dei nostri sogni mancati. Per questo voglio chiudere con un grazie particolare a Nanni, che ricordo qui al campo di calcio di Lingua, quando eravamo piccoli. Un grazie a nome del Salinadocfest e di tutta l’isola, che lo aspetta dai tempi di Caro Diario, e che ora lo rivedrà con un film cha abbiamo amato tutti, Mia madre. Un saluto alla mamma, ma soprattutto una confessione privata, dove il privato è anche pubblico, che ci riguarda tutti: il sospetto che per seguire il lavoro, le ambizioni, e la nostra disperata passione di essere al mondo, a volte ci dimentichiamo della vita, che nel frattempo fugge via. Buon festival a tutti
Giovanna Taviani

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