Capizzi, studente modello di 16 anni ucciso in piazza da un ventenne armato di pistola

Uno studente di 16 anni,  Giuseppe Di Dio, è stato ucciso sabato 1° novembre a Capizzi, piccolo comune dei Nebrodi in provincia di Messina, mentre un suo amico è rimasto ferito nella sparatoria. Fermate tre persone.  Giuseppe Di Dio frequentava la terza classe  dell'istituto alberghiero di Troina (Enna) e sarebbe stato attinto per errore dai colpi mortali esplosi da  Giacomo Frasconà Filaro , il 20.enne presunto assassino . 3 nov 2025 - Giuseppe Di Dio, 16 anni, e i suoi amici si trovavano  davanti a un bar di via Roma, a Capizzi, quando da un'automobile sarebbero scese tre persone, una delle quali avrebbe esploso i colpi di arma da fuoco che hanno attinto mortalmente il sedicenne, ferendo un altro giovane di 22 anni.  Si tratta di  Antonio Frasconà Filaro , 48 anni, e dei figli Mario, 18 anni, e Giacomo, 20 anni. Quest'ultimo, armato di pistola avrebbe fatto fuoco sulle persone presenti all'esterno del  bar di via Roma, a Capizzi, uccidendo ...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: SOLO IL 14,3% DEI SICILIANI USA IL WEB PER DIALOGARE, INGROSSANDO LA BUROCRAZIA

E con molta insoddisfazione. Ribisi: “I ritardi dell’E- gov ingrossano la burocrazia”
Palermo, 03/11/2015. Sono pochi e molto insoddisfatti i siciliani che usano la Rete per dialogare con la Pubblica amministrazione. Non si fidano e vivono lo Stato, la Regione e gli Enti locali come un nemico. E quando si tratta di stabilirci un dialogo, magari online, evitano di farlo in tutte le maniere. Alla fine del 2014, solo il 14,3% della popolazione dell’Isola ha interagito con la Pubblica amministrazione, compilando e inoltrando moduli on line. Di questi, quasi il 33% si è dichiarato poco o per nulla soddisfatto a causa della difficoltà nel reperire informazioni, per la bassa utilità delle stesse, per la poca disponibilità di notizie riguardanti le proprie pratiche e per la difficoltà di utilizzo dei servizi disponibili sul web. Peggio di noi, Puglia (38,0%), Abruzzo (36,9%), Sardegna (34,8%) e Molise (34,7%). La percentuale di insoddisfazione rilevata, pone la nostra regione fra gli ultimi posti in Italia, al di sotto della media nazionale (31% di insoddisfazione). Tra i meno insoddisfatti (quindi i più soddisfatti) gli abitanti della Valle D’Aosta (18,6% di insoddisfazione) e le Province Autonome di Bolzano (20,8%) e Trento (24,7%). A metterlo nero su bianco un dossier di Confartigianato sul rapporto tra imprese e Pubblica Amministrazione on line, e tra cittadini e la rete, che analizza una serie di fattori che determinano il gap di dialogo informatico tra chi fruisce dei servizi e chi amministra.

“Anche in Sicilia, i ritardi dell’e-gov non contribuiscono a migliorare la situazione delle imprese che pagano a caro prezzo le complicazioni della burocrazia – dichiara Filippo Ribisi, presidente di Confartigianato Imprese Sicilia –. Per colmare in parte questo gap, tutti i comuni siciliani dovrebbero dotarsi del Suap on line: una innovazione positiva per chi ogni giorno ha a che fare con progetti, cantieri edili, leggi e una burocrazia infinita”.

In ogni caso, il ritardo dell’
E-Gov in Italia costa circa 31 miliardi l’anno: gli artigiani chiedono che il Disegno di Legge di riforma della PA venga rapidamente approvato per poter imprimere una svolta anche sul fronte della cittadinanza digitale. E nell’Isola non è solo il livello di interazione con la Pubblica amministrazione ad essere scarso, risulta anche più insoddisfacente, il livello dell’uso privato che viene fatto della rete. Infatti, nell’ultimo anno solo il 19,1% dei siciliani ha usato il web per ordinare o comprare merci e servizi (penultimi in Italia, dietro di noi la Campania, 17,3%). “Probabilmente, all’origine del fallimento delle politiche di e-government c’è, soprattutto, un problema culturale e di linguaggio – conclude Ribisi – lo Stato continua a porsi nei confronti del cittadino e delle imprese in maniera conflittuale e criptica. C’è una diffusissima tendenza a nascondere le informazioni anziché a rilasciarle, a detenere in maniera quasi ossessiva lo scettro dei dati piuttosto che a rilasciarli a imprese e cittadini”.

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