Assegno Unico Universale: 5.986.678 i nuclei famigliari che hanno ricevuto l’assegno nel 2025, per un totale di 9.468.053 figli

ASSEGNO UNICO UNIVERSALE: nei primi due mesi del 2025 erogati 3,3 miliardi euro, con riferimento a 9,5 milioni di figli e 6 milioni di nuclei familiari Roma, 16 aprile 2025 - Nei primi due mesi del 2025 sono stati erogati alle famiglie assegni per 3,3 miliardi di euro, che si aggiungono ai 19,8 miliardi del 2024, ai 18,2 miliardi del 2023 e ai 13,2 miliardi di erogazioni di competenza del 2022. Sono i dati contenuti nell’aggiornamento dell’Osservatorio Statistico sull’Assegno Unico Universale (AUU) pubblicato oggi con riferimento al periodo marzo 2022 – febbraio 2025, che contiene al suo interno anche i dati relativi all’AUU destinato ai nuclei percettori di Reddito di Cittadinanza (RdC) fino a dicembre 2023.  Sono 5.986.678 i nuclei famigliari che hanno ricevuto l’assegno nel 2025, per un totale di 9.468.053 figli: l’importo medio per figlio a febbraio 2025, comprensivo delle maggiorazioni applicabili si attesta su 175 €, e va da circa 58 € per chi non presenta ISEE o ...

UNIVERSITÀ & MIGRAZIONE: SONO GLI STUDENTI SICILIANI I NUOVI MIGRANTI

Un’indagine sulle Università del Nord e del Sud Rapporto RES 2015, Istituto di Ricerca su Economia e Società in Sicilia. Uno sguardo d’insieme. La grande migrazione riguarda ad esempio molte province siciliane, quelle calabresi e pugliesi senza università, le lucane. Le caratteristiche geografiche e funzionali del territorio di origine sono una componente estremamente importante della scelta
11/12/2015 - La regione con la percentuale maggiore di laureati II (30-34 anni), il Lazio (31,6%), si colloca su livelli pari al Portogallo. Quattro regioni italiane, tutte del Mezzogiorno, sono fra le ultime dieci nella graduatorie delle 272 europee; la Sardegna (17,4%) è penultima: la sua percentuale di giovani laureati è superiore solo alla regione bulgara dello Severozàpad, ed è poco più di un terzo rispetto alla Svezia. Non è una trasformazione virtuosa. È la mobilità dei circa 29.000 studenti meridionali il fenomeno più importante ed interessante. Per due motivi: perché, come appena detto, la mobilità interna al Mezzogiorno è assai contenuta; e perché al flusso in uscita dalla circoscrizione non corrisponde un flusso in entrata. Lo spostamento degli studenti meridionali è però molto articolato.

La percentuale di immatricolati che si spostano al Centro-Nord è assai più contenuta nelle province sedi di grandi atenei con un’offerta didattica ampia e diversificata; al contrario è alta e crescente in quelle in cui non vi sono sedi, o vi è comunque un’offerta più limitata. La grande migrazione riguarda ad esempio molte province siciliane, quelle calabresi e pugliesi senza università, le lucane. Le caratteristiche geografiche e funzionali del territorio di origine sono una componente estremamente importante della scelta.

Un elemento a cui si presta normalmente scarsissima attenzione è quello delle possibilità di spostamento degli studenti tra la propria città d’origine e la sede degli studi; dato che la mobilità studentesca non equivale ad una definitiva emigrazione e, anche per l’età e le caratteristiche dei soggetti coinvolti, comporta frequenti spostamenti fra l’abitazione di origine e sede di studio. Questo elemento discrimina fortemente le condizioni degli studenti, e delle università, nelle diverse realtà italiane. Le regioni del Nord, e in parte del Centro del paese, dispongono infatti di una rete di servizi di trasporto di relativa efficienza: per uno studente piemontese o marchigiano la frequenza di una università in Veneto non comporta particolari problemi; l’infrastruttura e i servizi di trasporto consentono una mobilità positiva per gli studenti, cui garantisce maggiori possibilità di scelta. Allo stesso modo, esistono da sempre reti di trasporto sulle grandi direttrici Nord-Sud; anzi, la liberalizzazione del mercato nazionale dei trasporti aerei negli ultimi anni ha incrementato notevolmente le possibilità di collegamento e ne ha ridotto fortemente il costo: per uno studente siciliano può essere oggi assai più complesso raggiungere uno degli atenei dell’Isola piuttosto che volare a costi molto contenuti da Palermo o Catania verso moltissime destinazioni del Centro-Nord.

La disponibilità di servizi di trasporto all’interno del Mezzogiorno è invece modestissima (tranne che nelle sue aree di confine con il Centro): per lo stato delle reti e, forse ancor più, per la carenza di servizi: anche a parità della qualità dell’offerta didattica, per uno studente siciliano è immaginabile studiare in Emilia o in Lombardia, certamente non in Calabria o in Puglia, destinazioni sostanzialmente irraggiungibili. Si tratta di una tipica “trappola del sottosviluppo”: la percezione da parte dei gestori di una limitata domanda di trasporto determina una bassa offerta di servizi; ma la bassa offerta di servizi comprime a sua volta la domanda. Proprio ad affrontare queste trappole dovrebbero volgersi le politiche pubbliche; a parità di reti (modificabili solo nel lungo periodo) è possibile incrementare notevolmente il diritto alla mobilità nel Mezzogiorno attraverso servizi ferroviari ed aerei.

La dimensione e l’efficienza delle reti e dei servizi di trasporto locali determina poi l’ampiezza dei bacini di utenza per gli studenti pendolari. Anche fra le città italiane sedi di ateneo le condizioni sembrano, anche da questo punto di vista, assai diverse; alcune città del Sud, si pensi in primo luogo a Palermo e Catania, sembrano particolarmente penalizzate: il numero di potenziali iscritti pendolari è molto basso. Le differenze fra Sicilia e Campania sono nette: e certo aiutano a spiegare tassi di mobilità verso il Centro-Nord così diversi. In generale tassi emigratori così diversi come quelli che si registrano fra le province meridionali sono certamente influenzati dai servizi di trasporto.
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RES - Istituto di Ricerca su Economia e Società in Sicilia è una fondazione promossa e sostenuta da UnicreditGroup e dalla Fondazione Sicilia.
È un istituto di ricerca che approfondisce tematiche di articolare rilevanza per lo sviluppo locale e regionale, affrontate in chiave comparata sia con le regioni del Sud e del Centro-Nord che con alcune specifiche realtà di altri paesi europei. La prospettiva di analisi che RES intende privilegiare è quella dei rapporti tra economia e società, con particolare attenzione all’influenza dei fattori socio-culturali e istituzionali sullo sviluppo economico.

L'obiettivo di RES è di analizzare alcuni aspetti di particolare rilievo per l'economia siciliana e del Mezzogiorno: i processi innovativi; la formazione di nuova imprenditorialità; le capacità relazionali dei soggetti individuali e collettivi (capitale sociale) e il loro impatto sullo sviluppo dei territori, la qualità delle città, le condizioni di vita e le disuguaglianze sociali, la lotta alla criminalità organizzata.

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