Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

ANTROPOCENE, L’ETÀ DEGLI ESSERI UMANI: PER MIGLIORARE IL BENESSERE DEI NOSTRI SIMILI

Affermare che la terra è il pianeta degli esseri umani diventa ogni giorno più veritiero. Gli uomini sono fatti a partire dalla terra, e la terra è rimodellata dalle mani degli uomini. Molti geologi esprimono questo concetto affermando che siamo entrati in una nuova era geologica: l’Antropocene, l’Età degli esseri umani

29/01/2016 - In qualità di accademici, scienziati, attivisti e cittadini, scriviamo con la convinzione che la conoscenza e la tecnologia, applicate con giudizio, possano conseguire l’avvento di un positivo, persino superlativo, Antropocene. Un Antropocene generoso con la specie umana implica che gli uomini applichino con padronanza i loro crescenti poteri sociali, economici e tecnologici per migliorare il benessere dei loro simili, stabilizzare il clima e proteggere il mondo naturale.
E per fare ciò, pertanto riaffermiamo un principio cardine degli ideali ambientali, ossia che l’umanità deve allentare il suo impatto sull’ambiente per lasciare più respiro alla natura; e al contempo ne rinneghiamo un altro, ossia che le civiltà debbano entrare in armonia con le leggi naturali per scongiurare il collasso economico ed ecologico.

Questi due ideali non sono ulteriormente conciliabili. In regola generale, fintanto che sostentamento e benessere della specie umana rimangono intimamente dipendenti dall’eco sistema, esso non potrà essere tutelato e valorizzato. “Un Antropocene generoso con la specie umana implica che gli uomini applichino con padronanza i loro crescenti poteri sociali, economici e tecnologici per migliorare il benessere dei loro simili, stabilizzare il clima e proteggere il mondo naturale.
Per realizzare il disaccoppiamento tra sviluppo sociale e impatto ambientale (NR inteso come la differenza tra il consumo di risorse naturali e la capacità della Terra di rigenerarle) la chiave di volta è costituita nell’intensificazione di molte attività umane – in particolare nell’agricoltura, nelle attività estrattive, nello sfruttamento forestale e negli alloggi – al fine di impiegare meno suolo e contenerne l’impronta ecologica. Questi processi socioeconomici e tecnologici costituiscono il fulcro della modernizzazione economica e della protezione ambientale. Combinati assieme permettono all’umanità di intervenire per mitigare i cambiamenti climatici, salvaguardare la natura e alleviare la povertà globale.

Sebbene finora ciascuno di noi individualmente si era espresso e aveva scritto su questi concetti, queste vedute sono il frutto di una discussione approfondita dell’intero gruppo. Ci definiamo degli ecopragmatisti ed ecomodernisti. Sottoscriviamo questa dichiarazione per ribadire e chiarire le nostre posizioni e per descrivere la nostra visione sulle straordinarie opportunità a disposizione dell’umanità per vivere un Antropocene benevolo per l’uomo.

1.

Gli ultimi 2 secoli hanno guidato l’umanità fino a un’epoca di prosperità. L’allungamento della vita media da 30 a 70 anni ha permesso l’aumento della popolazione oggi capace di sopravvivere in ambienti diversi. Sono stati compiuti notevoli progressi nel controllo delle malattie infettive, altresì l’umanità ha perfezionato una maggiore resilienza alle condizioni di meteo estreme e ad altri disastri naturali.

Le tecnologie, a partire dalle pratiche agricole che hanno sostituito le attività di caccia e raccolta, a quelle che oggi guidano la globalizzazione dell’economia, hanno affrancato gli uomini dai differenti ecosistemi, un tempo unica fonte di sostentamento, tanto più fondamentale che gli stessi risultano spesso devastati dal loro sfruttamento estremo.
Diminuisce anche violenza in ogni sua espressione e il tasso di omicidi pro capita è probabilmente il più basso in assoluto dalla notte dei tempi nonostante gli orrendi genocidi del XX° secolo e il terrorismo d’oggigiorno. Complessivamente l’umanità evolve da regimi autocratici verso democrazie liberali caratterizzate da una maggiore certezza del diritto e libertà.

Le libertà personali, economiche e politiche si diffondono e vengono progressivamente sempre più riconosciute come valori universali. La modernizzazione ha emancipato le donne e accresce il loro controllo sulla natalità e contraccezione. Storicamente si osserva che un numero crescente di individui – sia in valori percentuali che assoluti – si è liberato dall’insicurezza, deprivazione e schiavitù.

L’abbondanza conseguita da un parte dell’umanità è avvenuta però a scapito della sopravvivenza di diversi ambienti naturali e della flora e della fauna selvatica. Circa metà della superficie terrestre libera da ghiacci è requisita dagli umani per coltivazioni, allevamenti e gestione forestale. Venti per cento della superficie un tempo ricoperta da boschi e foreste è stata convertita a usi domestici. Nei soli ultimi 40 anni, la popolazione di mammiferi, anfibi e uccelli si è più che dimezzata. Si registra l’estinzione di oltre 100 specie animali nel XX° secolo e l’ammontare sale a 785 se risaliamo al 1500. Al momento in cui stiamo scrivendo, nell’emisfero nord si contano non più di 4 esemplari di rinoceronti bianchi.

Partendo dall’assunto che gli individui sono totalmente dipendenti dalla biosfera, c’è da chiedersi come sia possibile che l’umanità distrugga la biosfera senza provocare ancora più danno a se stessa?

Questo paradosso si spiega dal ruolo svolto dalla tecnologia per allentare il vincolo tra umanità e natura. Le tecnologie, a partire dalle pratiche agricole che hanno sostituito le attività di caccia e raccolta, a quelle che oggi guidano la globalizzazione dell’economia, hanno affrancato gli uomini dai differenti ecosistemi, un tempo unica fonte di sostentamento, tanto più fondamentale che gli stessi risultano spesso devastati dal loro sfruttamento estremo.

Nonostante a partire dagli anni ’70, le ripetute asserzioni sulla necessità di limitare la crescita, sono poche le evidenze che provano che, in un predicibile futuro, la popolazione e lo sviluppo economico possano esaurire le potenzialità di procurarsi cibo e risorse indispensabili.

Nella misura in cui si pongono dei limiti fisici al consumo umano, sono talmente teoretici da risultare irrilevanti dal punto di vista funzionale. Per esempio, l’ammontare delle radiazioni solari che colpiscono la terra è un numero finito, ciononostante non costituisce, in qualsiasi misura, un limite all’intraprendenza umana. Per i prossimi secoli e millenni, lo sviluppo della civiltà può tranquillamente essere alimentato dall’enorme quantità di energia liberata dalla fusione a ciclo chiuso usando l’uranio o il torio come combustibile, oppure dall’idrogeno-deuterio.

Seguendo un’avveduta gestione, gli umani non rischiano di mancare di superficie agricola in grado di sfamare tutti. Con sufficienti terre e soprattutto energia illimitata, è agevole individuare delle alternative alle risorse indispensabili per la prosperità dell’umanità quando diventano scarse o troppo onerose.

Eppure sul lungo termine gravi minacce ambientali insidiano il benessere dell’umanità, come il cambiamento climatico di origine antropogenica, l’assottigliamento della fascia dell’ozono, l’acidificazione degli oceani. Sebbene i rischi siano difficili da quantificare, ci sono oggigiorno sufficienti prove per capire l’impatto devastante di questi fenomeno su società ed ecosistemi. Anche l’accadimento solo parziale e non catastrofico di una di queste minacce, comporterebbe dei costi umani ed economici notevoli, oltre alla proliferazione delle perdite ecologiche.

La maggior parte della popolazione mondiale è esposta a rischi ambientali di portata locale soffrendone poi conseguenze a livello di salute. L’inquinamento indoor e outdoor è il responsabile di milioni di morti premature e di malattie croniche. Ugualmente questo accade con la contaminazione di falde acquifere dovuta all’inquinamento e degrado.

2.

Sebbene, in valori complessivi, l’impronta ecologica continui a dilatarsi, a lungo termine si evidenziano delle tendenze che indicano che il benessere e la salute dell’umanità possano essere conquistati pagando uno scotto ambientale meno pesante di quello storicamente sostenuto.

In base all’esame di alcuni andamenti, è altamente probabile che la popolazione mondiale raggiunga il suo picco durante il secolo in corso per iniziare poi il suo declino.
Questo disaccoppiamento si realizza sia in termini assoluti che relativi. In valori relativi significa che l’impatto ambientale aumenta in misura meno che proporzionale del tasso di accrescimento del benessere degli individui. Quindi ogni unità aggiuntiva di bene consumato richiede un’unità proporzionalmente inferiore di mare e di terra necessaria a rigenerare le risorse consumate. Quantitativamente esso può essere espresso in termini di km2 di foreste abbattute, di tonnellate di emissioni di gas inquinanti, di numero di specie scomparse, ecc. Complessivamente questi valori possono comunque aumentare ma con una dinamica di crescita inferiore a quella attesa. Il disaccoppiamento assoluto tra crescita economica e impatto ambientale si realizza invece quando i valori aggregati della variabile ecologica dopo un’impennata tendono a declinare anche quando l’economia prosegue la sua ascesa. (...)

Sottoponiamo alla vostra attenzione questa dichiarazione nella convinzione che la prosperità degli individui e un pianeta terra vitale, non sia solo possibile ma che i due termini siano legati indissolubilmente. Noi la riteniamo una condizione futura realizzabile attraverso il proseguimento del processo, già intrapreso, di disaccoppiamento, per disgiungere la conquista del benessere degli uomini dalla distruzione ambientale. In quanto tale, noi siamo fiduciosi nelle potenzialità delle capacità umane e del futuro.

Apprezziamo i principi di democrazia, tolleranza e pluralismo in quanto tali, tanto più che li consideriamo fattori propulsivi per un Antropocene superlativo.
E’nostro auspicio che questo documento possa contribuire a un miglioramento della qualità e del livello del dialogo su come preservare l’ambiente nel XXI° secolo. Troppo spesso i confronti sul tema sono stati dominati da estremismi, guastati da dogmatismi i quali a loro volta alimentano l’intolleranza. Apprezziamo i principi di democrazia, tolleranza e pluralismo in quanto tali, tanto più che li consideriamo fattori propulsivi per un Antropocene superlativo. Confidiamo che questa dichiarazione aiuti il dialogo su quale sia la migliore strada per la conquista universale della dignità umana nel rispetto della biodiversità di un pianeta fiorente.

Tradotto da Patrizia Feletig

http://www.ecomodernism.org/italiano/

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