Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

ATTILIO MANCA: "UN 'SUICIDIO' DI MAFIA" DI LUCIANO MIRONE PRESENTATO AGLI STUDENTI DI NICOSIA


27/01/2016 - Sarà presentato a Nicosia (Me), il libro-inchiesta "Un 'suicidio' di mafia" (Castelvecchi), dedicato alla strana morte dell'urologo Attilio Manca, venerdì 29 gennaio 2016 presso l'istituto d'istruzione superiore "Alessandro Volta" della città nebroidea. Oltre all’autore Luciano Mirone, parteciperanno Felice Lipari (dirigente scolastico), Enzo Guarnera (avvocato), i docenti Antonello Catania, Maria Assunta Gullotta e Giuseppina Caniglia. Moderatrice: Salvuccia Butto' (docente).

Giorno 11 Febbraio ,in occasione del 12 anniversario dalla barbara uccisione di Attilio Manca, sarà ricordato in un incontro che si terrà a Barcellona P.G., sua città d'origine e di residenza della famiglia dell'urologo.
Sulla sua pagina Fb la madre del giovane urologo 'suicidato' dalla mafia, Angela Manca, ha scritto: "Ci sono degli attimi in cui il muro di gomma costruito sull'omicidio di Attilio sembra squarciarsi . Sono momenti di speranza , di fiducia nella parte sana delle isituzioni , di certezza che qualcosa possa cambiare .
Ma passati quei momenti , il silenzio diventa più assordante che mai , tutto ritorna come prima , nessuno cerca di conoscere come stiano veramente le cose ...e intanto si avvicina l'11 Febbraio ,giorno dell'uccisione di Attilio e noi continuiamo ad aspettare quella verità che continua vergognosamente ad esserci negata!".
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Sinossi "Un 'suicidio' di mafia" (Castelvecchi) di Luciano Mirone

Viterbo, ore 11:00 del 12 febbraio 2004. Un uomo riverso sul letto. Per terra una pozza di sangue. Nel braccio sinistro due buchi. A pochi metri due siringhe da insulina. Il cadavere è quello di Attilio Manca, 34 anni, originario di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, primo urologo italiano a operare il cancro alla prostata col sistema laparoscopico. I magistrati di Viterbo sono sicuri che si tratti di un decesso per overdose, causato dall’assunzione di eroina, alcol e tranquillanti. Peccato che il giovane medico sia un mancino puro. Quei buchi dunque si trovano sul braccio sbagliato. Tutti i suoi colleghi escludono che Attilio facesse uso di droga. Solo gli «amici» siciliani accusano il giovane, ormai morto, di essere un eroinomane. Troppe le cose che non tornano in questa storia. Per i familiari si tratta di un omicidio camuffato da suicidio. La morte del figlio, dicono, è da collegare con l’operazione di cancro alla prostata cui, nel settembre del 2003, è stato sottoposto a Marsiglia Bernardo Provenzano, capo dei capi di Cosa nostra, nascosto sotto falso nome e la cui latitanza – durata più di 40 anni –, secondo i magistrati di Palermo, fu favorita da pezzi dello Stato. Attilio avrebbe visitato e curato il boss in Italia, sia prima sia dopo l’intervento in Francia. E non è escluso che fosse presente anche in sala operatoria. Quella raccontata da Mirone in questo libro è una vicenda intricata e incredibile, piena di colpi di scena e di omissioni investigative, di chiamate misteriosamente sparite dai tabulati telefonici e di strani silenzi. Una trama che porta in Sicilia, a Barcellona Pozzo di Gotto, dove una delle mafie più sanguinarie del mondo ha già ucciso un giornalista, Beppe Alfano, e costruito il telecomando utilizzato per la strage di Capaci. Ma è anche la storia di un dolore immenso: quello dei familiari di Attilio Manca che ancora oggi reclamano verità e giustizia. Un’inchiesta avvincente, che cerca di fare luce su uno dei casi più clamorosi dell’ultimo decennio.
«La morte di Attilio è avvenuta in una regione dove la mafia è sbarcata da alcuni anni e la massoneria comanda indisturbata» Angela Manca

Luciano Mirone

Ha iniziato la sua carriera collaborando con il «Giornale di Sicilia», per poi passare a «I Siciliani» di Giuseppe Fava. Quindi ha scritto per una serie di testate nazionali come «il Venerdì di Repubblica», «Oggi», e «Marie Claire». Fondatore e direttore dei periodici «Lo scarabeo» e «Liberidea», oggi dirige il periodico «L’informazione», e collabora con la redazione palermitana de «la Repubblica», con il settimanale «Left-Avvenimenti» e con il mensile Nuova ecologia.

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