Democrazia partecipata: i dieci Comuni dell’Area Metropolitana di Messina che andranno alle amministrative a giugno

  VERSO LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DI GIUGNO APPROFONDIMENTO SUI PROCESSI DI DEMOCRAZIA PARTECIPATA NEI DIECI COMUNI DEL MESSINESE CHE ANDRANNO AL VOTO. Lettera aperta di “Spendiamoli Insieme” a candidati e cittadini. “La democrazia partecipata diventi tema di dibattito elettorale”.  29/03/2024 - Sono dieci i Comuni dell’Area Metropolitana di Messina che andranno a elezioni amministrative a giugno (in contemporanea con le Europee). È ancora troppo presto per sapere se i candidati renderanno o meno la democrazia partecipata tema di dibattito elettorale. Ma il team del progetto di monitoraggio civico “Spendiamoli Insieme”, realizzato da Parliament Watch Italia con il sostegno di Fondazione CON IL SUD, ci prova a far sì che lo diventi, verificando quanto succede in ciascuno dei 10 Comuni. Una sorta di “lettera aperta” ai futuri candidati alle amministrative e, ancor di più, ai cittadini elettori per ricordare che «la democrazia partecipata è una cartina di tornasole del dialogo – o della

BANCA ETRURIA, FRASSICA: “VORREI FARE UN REGALINO A MIA NIPOTE", IL “PRODUCT PLACEMENT” NON HA UN’ETICA?

L'articolo è di Patrizia De Rubertis che su Il Fatto Quotidiano titola "Don Matteo e quello spot Banca Etruria. Con Frassica allo sportello". Banca Etruria, la fiction Don Matteo, tra le più longeve e di successo dell'intero palinsesto Rai, e l'etica nella pubblicità sono al centro delle considerazioni di Patrizia De Rubertis in quest'articolo che prende di mira il “product placement”, la banca più chiacchierata e in crisi del momento e le malizie della pubblicità: "Mamma Rai non poteva certo svolgere un lavoro di vigilanza prima di firmare il contratto (figurarsi Nino Frassica, aggiungiamo noi), mentre la stessa Vigilanza bancaria sapeva cose tremende su Banca Etruria e le stava occultando al pubblico. Fatto sta che la puntata è stata vista da 7.631.000 spettatori"...

30 gennaio 2016 - Cosi scrive Patrizia De Rubertis su Il Fatto Quotidiano con il titolo "Don Matteo e quello spot Banca Etruria. Con Frassica allo sportello".
"Nel 2014, quando Banca Etruria “era già travolta in modo irreversibile da un progressivo degrado in corso“, e non paga di piazzare sul mercato rischiosi strumenti finanziari, ha deciso di comparire in una puntata di Don Matteo. La popolare fiction di Rai1 che in 16 anni di messa in onda e 10 serie ha macinato record di ascolti. Insomma, il massimo dell’affidabilità per i telespettatori che ne hanno decretato il successo proprio per il linguaggio chiaro e l’onestà dei protagonisti.

Così il 14 marzo 2014 nella nona puntata di Don Matteo 9 va in onda questa scena: la spalla del prete più amato della tv, Nino Frassica, alias il maresciallo Cecchini, entra nella filiale di Banca Etruria di Spoleto e dice: “Vorrei fare un regalino a mia nipote, per lei fare qualsiasi cosa. Se potessi la riempirei d’oro”. E il bancario gli porge un lingotto da 10 grammi. “Bella idea”, commenta il maresciallo che, estasiato da tanto luccichio, aggiunge: “Glielo dico pure al capitano Tommasi”.

Questa scena in gergo tecnico si chiama “product placement” ed è uno dei mezzi di finanziamento preferiti dalla tv, perché con l’inserimento di prodotti sponsorizzati all’interno di una fiction si ha un impatto nullo sui costi (ad esempio la location) e permette di incamerare introiti già prima che la serie vada in onda.
Nulla da eccepire. Rai Pubblicità, Rai Fiction e RaiCom interpellate da il Fatto Quotidiano hanno confermato gli accordi sottoscritti con la banca. Del resto le riprese risalgono all’autunno del 2013, quando solo nelle segrete stanze della Banca d’Italia e della Consob si sapeva che Banca Etruria stesse collocando obbligazioni subordinate spazzatura. Mamma Rai non poteva certo svolgere un lavoro di vigilanza prima di firmare il contratto (figurarsi Nino Frassica, aggiungiamo noi, ndr), mentre la stessa Vigilanza bancaria sapeva cose tremende su Banca Etruria e le stava occultando al pubblico. Fatto sta che la puntata è stata vista da 7.631.000 spettatori, molti dei quali avranno pensato a quanto fosse affidabile la banca visto che anche Don Matteo gli aveva affidato i risparmi per comprare i lingotti.

Non vi è dubbio che lo stesso Nino Frassica, uno degli attori più geniali della televisione italiana, avrebbe avuto il compito di indagare sulle magagne di un istituto bancario ritenuto solido dall'opinione pubblica: "Il più grande magazzino di metallo giallo dopo Bankitalia: tra lingotti dei clienti e del distretto orafo di Arezzo ne ha oltre 9 tonnellate, pari a 310 milioni di euro", come scrive la stessa Patrizia De Rubertis su Il Fatto Quotidiano.

"Ma Banca Etruria era talmente accecata dalla politica intrapresa di fare cassa, anche taroccando i risultati del questionario Mifid per poter vendere strumenti complessi a ignari sottoscrittori, che non si è fatta scrupoli a piazzare lingottini a tutti, come accaduto con Luigino D’Angelo, il pensionato di Civitavecchia che si è suicidato", prosegue Patrizia De Rubertis su Il Fatto Quotidiano.

Banca Etruria ha pure pubblicato un video su Youtube, nel quale ripropone il dialogo tra Frassica e il bancario: “Maresciallo, lei è molto attento agli investimenti – dice il banchiere al maresciallo Cecchini,  – le suggerisco un lingotto, costa 300 euro ed è un ottimo investimento. La nostra banca è tra le prime d’Europa nella compravendita dell’oro. Che ne dice?”.

Il Fatto Quotidiano ha chiesto conto alla Lux Vid, casa produttrice della fiction Don Matteo e la responsabile Matilde Bernabei ha precisato “di non essere mai stata a conoscenza del secondo video” e che “non hai mai autorizzato Banca Etruria a pubblicarlo”, trattandosi “di materiale scartato in fase di montaggio”. Gli avvocati della Lux ne hanno chiesto la rimozione.

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