Palermo, 8 gennaio 2016 - Il Gruppo siciliano dell'Unione nazionale cronisti italiani ricorda il sacrificio di Beppe Alfano, coraggioso corrispondente da Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) del quotidiano La Sicilia, ucciso a colpi di pistola la sera dell'8 gennaio 1993 a pochi passi dalla sua abitazione. "Alfano - ha sottolineato Leone Zingales, vice-presidente nazionale dell'Unci - ha raccontato storie di mafia, di malaffare, di illegalità. Ha raccontato scandali, ha individuato comitati d'affari e scoperto collegamenti tra malavitosi locali e mafiosi latitanti. Lo ricordiamo, assieme ai suoi familiari, per il suo coraggio e per la sua correttezza". "Beppe Alfano ha pagato con la vita il suo amore per la verità e la passione per la professione - ha detto il presidente regionale dell'Unci, Andrea Tuttoilmondo -. Un esempio cristallino di senso del dovere, che anche oggi va rinnovato col suo ricordo, ma soprattutto perpetuato quotidianamente attraverso l'impegno serio e costante in questo nostro amato mestiere". (UNCI)
"Beppe Alfano era un insegnante di educazione tecnica, militante del MSI, giornalista del quotidiano "La Sicilia". Raccontò le sue intuizioni sugli interessi della mafia di Barcellona Pozzo di Gotto e l'efferata faida che ne stava insanguinando le strade". Così il presidente del Senato Pietro Grasso ricorda su Fb la figura di Beppe Alfano. Il giornalista, aggiunge Grasso, "dava fastidio, sapeva sarebbe stato ucciso e confessò ai propri familiari: "Ormai è soltanto questione di giorni. Non mi hanno ucciso a dicembre, lo faranno prima della festa di San Sebastiano". La festa è il 20 gennaio, 'Cosa nostra' lo colpì prima, l'8 gennaio del 1993, sotto casa. Attraverso i processi non si è riusciti a svelare tutte le ragioni della sua morte: in questo caso, come in tutti gli altri misteri che si celano dietro agli omicidi di stampo mafioso, non dobbiamo smettere di pretendere la verità storica e giudiziaria". "E, soprattutto, non dobbiamo lasciare soli i giornalisti che quotidianamente affrontano minacce, intimidazioni e soprusi perché una stampa veramente libera è l'anima di una democrazia e una irrinunciabile alleata nella lotta alla criminalità organizzata", conclude.(ANSA)
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