Baarìa Film Festival, a Bagheria il primo festival italiano interamente dedicato al “cinema insulare”

BAARIA FILM FESTIVAL.  “La Sicilia e le altre isole”.  Dal 2 al 6 luglio 2025.  Tra gli ospiti i premi Oscar Giuseppe Tornatore e Danis Tanovic, gli attori Luigi Lo Cascio, Enrico Lo Verso e Alessio Vassallo, il regista e direttore della fotografia Daniele Ciprì e i registi Costanza Quatriglio, Luca Barbareschi e Aurelio Grimaldi.   23/06/2025 - Il  Baarìa Film Festival  (Bagheria, PA), primo festival italiano interamente dedicato al “cinema insulare”, ha annunciato il programma, tra opere inedite o poco note in Italia e il meglio tra le 1140 iscrizioni provenienti da tutto il mondo. In  Arcipelaghi , sezione competitiva di  lungometraggi,  figurano tre film che hanno rappresentato il loro paese agli Oscar 2025:  Old Fox  del regista taiwanese  Ya-chuan-Hsiao ,  romanzo di formazione ambientato nella Taiwan di fine anni Ottanta ,  Under the Volcano  del polacco  Damian Kocur , che segue le vicende di una fam...

MORI' ALLESTENDO IL PALCO PER LAURA PAUSINI, LA MADRE SCRIVE AL PRESIDENTE MATTARELLA

Basta prescrizione, basta impunità è la petizione lanciata su Change.org da Paola Armellini, madre di Matteo Armellini, morto a Reggio Calabria il 5 marzo 2012, mentre allestiva il palco per il concerto di Laura Pausini. La struttura metallica crollò, secondo quanto emerso dalle consulenze espletate in giudizio, per errori di progettazione, di montaggio e perché istallata presso il Pala Calafiore di Reggio Calabria, costruito e attrezzato per ospitare spettacoli sportivi. Sono già 36.867 i sostenitori. La Lettera aperta a Mattarella di Paola Armellini

7 mar 2016 — Egregio Presidente, mi chiamo Paola Armellini e sono la madre di Matteo Armellini, deceduto a Reggio Calabria il 5 marzo 2012. Mio figlio è una delle tantissime vittime degli incidenti sul lavoro. Infatti Matteo è morto perché, mentre allestiva il palco per il concerto dell’artista Laura Pausini, la struttura metallica è crollata, crollata – secondo quanto emerso dalle consulenze espletate in giudizio – per errori di progettazione, di montaggio e perché istallata presso il Pala Calafiore di Reggio Calabria costruito e attrezzato per ospitare spettacoli sportivi.

Per fortuna, per molte madri e giovani, la struttura metallica è crollata quando la costruzione era ancora in fieri, altrimenti – nel caso in cui il palco fosse crollato durante lo spettacolo dell’artista – vi sarebbe stata una tragedia che a tutt’oggi il nostro paese ricorderebbe.

Magra consolazione per una madre che ha perso l’unico figlio e che oggi, a quattro anni dalla morte di Matteo, non ha visto ancora un provvedimento con il quale sia stata sancita la responsabilità di coloro che avrebbero dovuto tutelare il lavoratore ed espletare la propria attività nel rispetto delle leggi e delle competenze professionali.

Infatti, dopo quasi un anno e mezzo di istruttoria dibattimentale, il processo – nel quale vengono contestati i reati di omicidio colposo determinato dalla violazione delle norme sulla sicurezza sui posti di lavoro, di disastro colposo aggravato dall’avverarsi dell’evento – quasi certamente subirà un arresto determinato dal trasferimento a un'altra sede giudiziaria del Giudice che fino ad ora ha istruito il processo.

Tale circostanza determinerà l’assegnazione del processo a un altro magistrato e quindi la regressione del medesimo alla fase iniziale del dibattimento.

Mi rivolgo a Lei Signor Presidente, nella Sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, al fine di evidenziarLe come la tutela delle vittime del reato possa vanificarsi con provvedimenti che, benché legittimi e tesi a garantire la copertura dei posti di magistrati in tutte le sedi della Corte di Appello, penalizzano il tempestivo svolgimento dei processi.

Confido che Lei Signor Presidente, comprenda la necessità di una madre, cittadina italiana, di ottenere almeno giustizia e ciò sarà possibile solo nella misura in cui il processo verrà assegnato tempestivamente a un magistrato che possa condurre un dibattimento e giungere a una sentenza che individui i responsabili, sempre nel rispetto dei diritti e delle prerogative di tutte le parti, in tempi brevi.

Matteo è una delle vittime innocenti dell’assenza di rispetto delle norme sulla sicurezza dei lavoratori, almeno per quanto contestato nel processo: aveva 30 anni e ha pagato con la vita il suo diritto al lavoro e dopo quattro anni dalla sua morte non vi è ancora la parola fine al suo processo.

Nel ringraziarLa per l’attenzione che vorrà riservare a questa mia comunicazione Le porgo i miei più distinti saluti.
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Il 5 marzo 2016 sono passati già 4 anni dalla morte di mio figlio Matteo: stava montando un palco, quello per il concerto di Laura Pausini a Reggio Calabria. Matteo è morto sul lavoro. 4 anni in cui il processo per la sua morte, dopo un apparente celere avvio, rischia di fermarsi. Mi hanno proposto un accordo per i danni che avrei subito e ho rifiutato: per me giustizia è individuare il responsabile di quanto successo, non un assegno da 350mila euro sventolato in aula.

Il punto è che il procedimento per la morte di mio figlio Matteo quasi certamente dovrà iniziare da capo. Il giudice incaricato da giugno prenderà servizio a Palmi e toccherà ad altri gestire l’istruttoria dall’inizio fino alla fine. Questo vuol dire che molto probabilmente, davanti al nuovo Giudice tutti i testimoni che hanno già deposto dovranno tornare in aula per ripetere quanto in precedenza messo agli atti e forse tra un anno e mezzo il processo arriverà allo stesso punto in cui si trova oggi. Con l’avanzare del tempo, il risultato finale di tutta questa storia, potrebbe essere quello della prescrizione e dunque potrebbe essere che io non riesca mai a vedere i responsabili della morte del mio unico figlio.

Ci sono grosse possibilità che giustizia per Matteo non venga mai fatta perché il passare del tempo fa calare un velo di indifferenza sulla giovane vita di un lavoratore morto e fa perdere le tracce di quanto successo.
Quella di mio figlio è una triste storia in cui confluiscono una miriade di problemi all’italiana: improvvisazioni, mancato rispetto delle norme sulla sicurezza e sugli infortuni sul lavoro per i lavoratori di serie B come Matteo ai quali si aggiungono tutti i noti problemi di un’organizzazione giudiziaria che certamente non agevola la richiesta di giustizia delle vittime del reato.

Matteo non tornerà in vita e forse nel suo caso non verrà individuato neanche un colpevole. L’unica ragione rimasta per andare avanti è per me fare in modo che la morte di mio figlio possa avere in qualche modo un senso. Un senso di giustizia per tutti.

Per questo, chiedo che vengano messi all’ordine del giorno i disegni di legge sulla prescrizione che prevedono la sospensione della prescrizione con la sentenza di condanna di primo grado.
Abbiamo bisogno di giustizia. Voglio almeno questa magra consolazione.

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