Domenica di Pasqua, 27 marzo 2016, Benedizione "Urbi et Orbi" Loggia Centrale della Basilica Vaticana ore 12.00
26/03/2016 - Nella serata del Venerdì Santo, mentre era in corso la Via Crucis al Colosseo, l’Elemosiniere, accompagnato da alcuni suoi collaboratori volontari e da alcuni senzatetto ospiti del Dormitorio “Dono di Misericordia”, si è recato per le vie di Roma in unione spirituale con la Via Crucis celebrata dal Papa. Alle persone incontrate dormienti per strada sono stati distribuiti sacchi a pelo e un piccolo dono – “una carezza” – da parte del Papa. Si è trattato così di una Via Crucis in Città, di circa 100 stazioni, terminata dopo la mezzanotte.
Una lunga preghiera che invita a guardare la Croce di Cristo come “patibolo della persecuzione” e al tempo stesso come vessillo di vittoria: è quella pronunciata da Papa Francesco ieri sera al termine della Via Crucis al Colosseo. Dopo la lettura delle meditazioni scritte dall’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve – il cardinale Gualtiero Bassetti – il Pontefice si è soffermato sulle atrocità che dilaniano il mondo, sull’immoralità e sull’egoismo degli uomini, ma ha anche evidenziato il volto buono della stessa umanità. Nell’anfiteatro Flavio hanno portato la croce, tra gli altri, famiglie di diverse nazionalità e frati della Terra Santa. Il servizio di Tiziana Campisi:
Sono una preghiera alla Croce di Cristo le parole di Papa Francesco, una sequenza di invocazioni nelle quali il Pontefice ha condensato il male e il bene di cui è artefice l’uomo di oggi. “Simbolo dell’amore divino e dell’ingiustizia umana, icona del sacrificio supremo per amore e dell’egoismo estremo per stoltezza”: questo è anzitutto il legno in cui Gesù è stato inchiodato, ha detto il Papa, che così ha proseguito:
“O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco … O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei dottori della lettera e non dello spirito, della morte e non della vita, che invece di insegnare la misericordia e la vita, minacciano la punizione e la morte e condannano il giusto … O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nel nostro Mediterraneo e nel mar Egeo divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata”.
E Croce, ha aggiunto il Pontefice, sono anche i fondamentalismi e il terrorismo di seguaci di religioni “che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze”, la compravendita di armi che alimenta le guerre, il latrocinio e la corruzione. Il Papa ha identificato nella Croce di Cristo chi distrugge la “casa comune”, la solitudine degli anziani abbandonati, il disagio dei disabili scartati dalla società. Poi i segni dell’amore senza fine:
La Croce mostra “Dio che ama fino alla fine”, per questo c’è da invocarla, perché ci insegni, ha concluso Papa Francesco, che “l’alba del sole è più forte dell’oscurità della notte” e che “l’apparente vittoria del male si dissipa davanti alla tomba vuota”. Perché “nulla può sconfiggere”, “oscurare o indebolire” l’amore di Dio.
(Da Radio Vaticana)
Commenti
Posta un commento
NEBRODI E DINTORNI © Le cose e i fatti visti dai Nebrodi, oltre i Nebrodi. Blog, testata giornalistica registrata al tribunale il 12/3/1992.
La redazione si riserva il diritto di rivedere o bloccare completamente i commenti sul blog. I commenti pubblicati non riflettono le opinioni della testata ma solo le opinioni di chi ha scritto il commento.