Stop ai cellulari nelle scuole: la circolare del ministro Valditara sull’uso degli smartphone

Disposizioni in merito all’uso degli smartphone e del registro elettronico nel primo ciclo di istruzione – A.S.2024 -2025 18/06/2025 - Circolare Ministro Valditara – Disposizioni in merito all’uso degli smartphone e del registro elettronico nel primo ciclo di istruzione.  Si comunica che, a partire dall’anno scolastico 2024/2025, sarà vietato l’utilizzo dei cellulari nelle classi delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, anche per le attività educative e didattiche.  Si prega pertanto di prendere visione della   nota prot. 5274 dell’11/07/2024   a firma del Ministro Prof. Giuseppe Valditara. Stop ai cellulari  nelle scuole, Gilistro (M5S Ars): “La circolare Valditara conferma che ci avevamo visto  giusto ”. Legge siciliana approdata in questi giorni alle Camere. Ora pressing a Roma”. PALERMO, 18/06/2025.   “La circolare del ministro  dell'Istruzione Valditara , che stoppa dal prossimo settembre i cellulari anche nelle scuole supe...

TRIVELLAZIONI: PRO E CONTRO IL REFERENDUM

Domenica 17 aprile 2016 gli elettori italiani saranno chiamati al voto per un referendum richiesto dalle regioni. Si tratta del cosiddetto referendum “No-Triv” dove si chiede agli italiani se vogliono abrogare la parte di una legge che permette, a chi ha ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore entro 12 miglia dalla costa, di rinnovare la concessione fino all’esaurimento del giacimento. L’esito del referendum sarà valido solo se andranno a votare il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. Il quesito del referendum, letteralmente, recita:
Volete voi che sia abrogato 3, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita’ 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?

Ragioni del si:
• Le trivellazioni andrebbero fermate per evitare rischi ambientali e sanitari. Un disastro ambientale in caso di gravi malfunzionamenti di uno degli impianti è certamente possibile.
• La ragione “politica”: dare al governo un segnale contrario all’ulteriore sfruttamento dei combustibili fossili a favore di un maggior utilizzo di fonti energetiche alternative.
• Si impedirà l’ulteriore sfruttamento degli impianti già esistenti una volta scadute le concessioni. La vita delle piattaforme non si potrà così allungare all’infinito, le attività petrolifere andranno a scadenza.
• Riflessi negativi sul turismo: “ma pensate che i turisti continueranno a venire se riempiamo loro il mare di trivelle?” (così il presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti)
• Puntare ,invece che sui pochi giacimenti di gas e di petrolio italiani, su altre risorse : turismo, agricoltura, beni culturali, protezione ambientale.

Ragioni del no:
• Continuare l’estrazione di gas e petrolio offshore è un modo sicuro di limitare l’inquinamento: l’Italia estrae sul suo territorio circa il 10 per cento del gas e del petrolio che utilizza e questa produzione ha evitato il transito per i porti italiani di centinaia di petroliere negli ultimi anni.
• Una vittoria del sì avrebbe delle conseguenze sull’occupazione, visto che migliaia di persone lavorano nel settore e la fine delle concessioni significherebbe la fine dei loro posti di lavoro.
• Il referendum è lo strumento sbagliato per chiedere al governo maggiori investimenti nelle energie rinnovabili. Questo voto somiglia più a un tentativo di alcune regioni di fare pressioni sul governo in una fase in cui una serie di leggi, recentemente approvate, stanno togliendo loro numerose autonomie e competenze, anche in materia energetica.
• Scegliere di non estrarre più il nostro petrolio e gas nazionale comporterà semplicemente un aumento delle importazioni corrispondente alle quantità non estratte.
• L’Italia, dalla vittoria dei sì, avrebbe solo dei danni, con perdita di posti di lavoro, riduzione di proventi da royalties e tasse, aumento della dipendenza energetica dall’estero e peggioramento della bilancia dei pagamenti.
Federazione Giovani Democratici Messina

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