Centri antiviolenza, Case rifugio: in Sicilia e nelle Isole l'88,6% hanno un ente promotore privato

L’Istat e il Dipartimento per le Pari Opportunità rendono disponibile, tramite uno specifico sistema  informativo, un quadro integrato e tempestivamente aggiornato di informazioni ufficiali sulla  violenza contro le donne in Italia 2 . L’obiettivo è fornire dati e indicatori statistici di qualità che  offrano una visione di insieme su questo fenomeno attraverso l’integrazione di dati provenienti da  varie fonti (Istat, DPO, Ministeri, Regioni, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Centri antiviolenza,  Case rifugio e altri servizi come il numero di pubblica utilità Anti Violenza e Stalking. 14/04/2025 -  Nel 2023 sono state 7.731 le persone accolte nelle strutture residenziali specializzate (Case rifugio) e non specializzate (Presidi residenziali assistenziali e socio-sanitari) per motivi legati alla violenza di genere.  Sono 3.574 le donne vittime di violenza, di cui 3.054 ospiti di Case rifugio e 520 di presidi residenziali.  Sono 4.157 i minori ospiti de...

TRIVELLAZIONI: PRO E CONTRO IL REFERENDUM

Domenica 17 aprile 2016 gli elettori italiani saranno chiamati al voto per un referendum richiesto dalle regioni. Si tratta del cosiddetto referendum “No-Triv” dove si chiede agli italiani se vogliono abrogare la parte di una legge che permette, a chi ha ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore entro 12 miglia dalla costa, di rinnovare la concessione fino all’esaurimento del giacimento. L’esito del referendum sarà valido solo se andranno a votare il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. Il quesito del referendum, letteralmente, recita:
Volete voi che sia abrogato 3, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita’ 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?

Ragioni del si:
• Le trivellazioni andrebbero fermate per evitare rischi ambientali e sanitari. Un disastro ambientale in caso di gravi malfunzionamenti di uno degli impianti è certamente possibile.
• La ragione “politica”: dare al governo un segnale contrario all’ulteriore sfruttamento dei combustibili fossili a favore di un maggior utilizzo di fonti energetiche alternative.
• Si impedirà l’ulteriore sfruttamento degli impianti già esistenti una volta scadute le concessioni. La vita delle piattaforme non si potrà così allungare all’infinito, le attività petrolifere andranno a scadenza.
• Riflessi negativi sul turismo: “ma pensate che i turisti continueranno a venire se riempiamo loro il mare di trivelle?” (così il presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti)
• Puntare ,invece che sui pochi giacimenti di gas e di petrolio italiani, su altre risorse : turismo, agricoltura, beni culturali, protezione ambientale.

Ragioni del no:
• Continuare l’estrazione di gas e petrolio offshore è un modo sicuro di limitare l’inquinamento: l’Italia estrae sul suo territorio circa il 10 per cento del gas e del petrolio che utilizza e questa produzione ha evitato il transito per i porti italiani di centinaia di petroliere negli ultimi anni.
• Una vittoria del sì avrebbe delle conseguenze sull’occupazione, visto che migliaia di persone lavorano nel settore e la fine delle concessioni significherebbe la fine dei loro posti di lavoro.
• Il referendum è lo strumento sbagliato per chiedere al governo maggiori investimenti nelle energie rinnovabili. Questo voto somiglia più a un tentativo di alcune regioni di fare pressioni sul governo in una fase in cui una serie di leggi, recentemente approvate, stanno togliendo loro numerose autonomie e competenze, anche in materia energetica.
• Scegliere di non estrarre più il nostro petrolio e gas nazionale comporterà semplicemente un aumento delle importazioni corrispondente alle quantità non estratte.
• L’Italia, dalla vittoria dei sì, avrebbe solo dei danni, con perdita di posti di lavoro, riduzione di proventi da royalties e tasse, aumento della dipendenza energetica dall’estero e peggioramento della bilancia dei pagamenti.
Federazione Giovani Democratici Messina

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