Sara Campanella: giovedì 3 aprile fiaccolata in ricordo della studentessa vittima di femminicidio a Messina

Giovedì 3 aprile fiaccolata in ricordo di Sara Campanella, studentessa del CdS in Tecniche di Laboratorio Biomedico dell'Università di Messina, vittima di femminicidio a Messina. Il corteo si muoverà fino a Piazza dell'Unione Europea, sede del Municipio.  Per la sua uccisione è stato individuato, quale soggetto fortemente sospettato, Stefano ARGENTINO, 27enne, di Noto (SR), anche lui studente nella stessa facoltà della giovane, rintracciato con il supporto dei Carabinieri di Siracusa. Messina, 1 apr. 2025 - Giovedì 3 aprile 2025, alle ore 19.30 con partenza prevista dal Cortile del Rettorato in Piazza Pugliatti, prenderà avvio una fiaccolata in ricordo di Sara Campanella, studentessa del CdS in Tecniche di Laboratorio Biomedico dell'Università di Messina, vittima di femminicidio. L'iniziativa, organizzata dall'Ateneo peloritano unitamente a tutte le Associazioni studentesche ed in collaborazione con il Comune di Messina, coinvolgerà la Comunità accademica ed è aper...

UNICREDIT: DISAGIO TRA I SOCI PER TIMORE “CONTAGIO”, PERSO IL 40% IN POCHI MESI

18/05/2016 - Il quotidiano torinese La Stampa, in edicola oggi mercoledì 18 maggio 2016, in un articolo dal titolo "Unicredit, serve un intervento sul capitale", Si va verso un possibile addio dell’a.d. Ghizzoni, riferisce come "Unicredit potrebbe aver bisogno di un rafforzamento del capitale o delle dismissioni dell'AD Federico Ghizzoni, operazioni che avverranno a prescindere dal possibile addio dell’a.d. I regolatori italiani ed internazionali stanno - infatti - aumentando la pressione su Unicredit per il timore di un possibile “contagio” dell’incertezza dal nostro sistema bancario a quelli di Germania, Austria, Polonia ed Est Europa", dove Unicredit è leader.

"La recente trimestrale, - si legge sull'odierna edizione de La Stampa - non ha convinto analisti e mercato: il titolo ha perso il 40% in pochi mesi, solo oggi l’1,95% scendendo a 2,81 euro, e pochi sono i rating “buy”. A preoccupare è sempre il basso livello di capitale della banca, molto sotto la media dei competitor di Unicredit".
"Un ricambio al vertice, si fa notare, porterebbe ad una guida più stabile, che consentirebbe di negoziare il piano sul capitale da posizioni di credibilità molto diverse da quelle attuali".

"L’operato di Ghizzoni - come riferisce La Stampa - continua ad essere al centro dell’attenzione dei soci istituzionali e privati, oltre che delle fondazioni azioniste, che in queste ore gli hanno manifestato direttamente e indirettamente uno stato di disagio".
"La joint venture con Santander, che coinvolge Pioneer, ferma al palo dopo un anno. Infine, la conduzione della garanzia offerta sull’aumento di capitale della Banca Popolare di Vicenza, viene ritenuta “preoccupante”, indice di una sottovalutazione, che da Ghizzoni si allarga alla sua squadra, indebolita negli ultimi mesi anche dall’uscita di Roberto Nicastro".
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Lo scorso 5 maggio 2016, Gianluca Paolucci sempre su La Stampa titolava: "Così i soci forti di Unicredit affossano il titolo in Borsa. Possibile un cambio al vertice: spunta l’ipotesi Ermotti al posto di Ghizzoni".

"I responsabili del calo del titolo Unicredit andrebbero cercati almeno in parte tra i grandi soci di Unicredit. Merito dell’ingegneria finanziaria e della volontà di proteggere i propri bilanci, secondo quanto ricostruito. Andiamo con ordine. Un pezzo importante della quota Unicredit in mano ad Aabar non è in realtà proprio in mano al fondo sovrano di Abu Dhabi, che ha mantenuto i diritti di voto. È il 4% del capitale dell’istituto. Il pacchetto è legato a una operazione finanziaria denominata “collar”, con Morgan Stanley, che ha lo scopo di fissare un limite alle perdite (in caso di calo del titolo) e ai guadagni (in caso di rialzo)", scrive su La Stampa Gianluca Paolucci.

"L’effetto di queste operazioni, positivo per i bilanci degli azionisti che hanno così minimizzato le perdite, è stato però di incrementare la quota di capitale disponibile per le vendite “allo scoperto”, per scommettere sul calo del titolo. Per vendere allo scoperto serve prendere in prestito i titoli da vendere, ricomprando a un prezzo più bassi i titoli da restituire al prestatore. Secondo i dati raccolti dalla piattaforma specializzata Markit, i titoli Unicredit disponibili per il prestito sono oltre il 15% del capitale".

"La grande quantità di capitale disponibile per il prestito, il basso costo del prestito e la grande liquidità del titolo, uno dei più trattati a Piazza Affari, fanno sì che sul mercato Unicredit sia diventato la “proxy” (un pezzo che replica l’intero insieme) per le scommesse sul ribasso del mercato italiano o sulle banche europee. Il risultato è che proprio Unicredit dalla fine di gennaio abbia fatto peggio di Mps, per dire, perdendo il 5,47% in più della banca senese. Il titolo, nell’ultimo anno, ha perso oltre il 50% del suo valore".

Vanno male anche gli altri bancari, spiegano dall’istituto, in un contesto che vede le banche penalizzate dal difficile contesto economico e regolamentare. In tutto questo però i soci stabili non sono contenti malgrado la limitazione delle perdite (”hedging”, in gergo finanziario). A far precipitare il tutto, spiegano alcune fonti, sarebbe stata la difficile operazione con Vicenza, per cui Unicredit aveva fornito la garanzia sull’aumento da 1,5 miliardi. Un’operazione che avrebbe portato seri rischi per l’istituto, si spiega, ingiustificati anche rispetto alle commissioni previste. Perciò sul mercato sono tornate le voci di un possibile ricambio al vertice. Su questo i grandi soci sarebbero ormai coesi, ma manca un accordo sui possibili successori dell’ad Federico Ghizzoni e del presidente Giuseppe Vita. Sul primo nome, oltre ad Antonio Horta Osorio, ad di Lloyds Bank, si fa il nome di Sergio Ermotti, numero uno di Ubs. O di Jean Pierre Mustier, ex capo dell’investment banking di Unicredit passato poi a Societe Generale e al fondo Tikenau Capital".

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