Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

#PERMESSISOGGIORNO, A MESSINA LA MOBILITAZIONE NAZIONALE DI CGIL, CISL E UIL PER PROLUNGARE I PERMESSI

Messina, 28 giugno ’16 – Si è tenuta questo pomeriggio anche a Messina la mobilitazione nazionale dei sindacati per chiedere al Governo di adottare provvedimenti legislativi atti a prolungare la durata del permesso per attesa occupazione (almeno a 24 mesi) ed evitare che decine di migliaia di persone finiscano nelle mani del racket, del lavoro nero e del grave sfruttamento.
Cgil, Cisl e Uil hanno manifestato con un sit-in sotto la sede della Prefettura, così come avvenuto in altre 70 città italiane. Dal 2011 ad oggi sarebbero quasi un milione i permessi di soggiorno non rinnovati, di cui almeno 400 mila per motivi di lavoro. È questo il quadro elaborato, sulla base di dati del Ministero dell’Interno e di Istat.

La crisi economica in Italia ha colpito duramente anche il lavoro degli stranieri negli ultimi anni, tanto che il loro tasso di disoccupazione ha raggiunto quota 17%. Sono moltissimi i lavoratori migranti che hanno abbandonato il Paese o che hanno perso il permesso di soggiorno e sono finiti nella trappola del lavoro sommerso, un tunnel da cui è difficilissimo uscire ed in cui vengono virtualmente cancellati i diritti fondamentali, civili e del lavoro. Ed in effetti, da una parte gli attuali 12 mesi concessi dalla legge a chi ha perso il lavoro non sono sufficienti a trovarne un altro, dall’altra non tutte le questure applicano alla lettera la circolare del Viminale del 9 luglio 2012, secondo la quale il permesso può essere rinnovato anche oltre i dodici mesi, in presenza di un “reddito minimo derivante da fonti lecite non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale”.
Malgrado ciò tra il 2014 e il 2015 oltre 300 mila permessi non sono stati rinnovati. Circa 100 mila stranieri si sono trasferiti all’estero e i restanti 200 mila sono scivolati nell’illegalità del lavoro sommerso, spesso con conseguenze ancora più drammatiche per i loro familiari a carico, con particolare riferimento ai minori, magari nati in Italia.

Cgil, Cisl, Uil hanno chiesto ripetutamente al governo la proroga della durata del permesso di soggiorno per attesa occupazione a 24 mesi; la messa in atto di politiche attive del lavoro, tese ad una maggiore inclusione sociale di tutti; di rivedere la posizione dei lavoratori stranieri che hanno perso lavoro e permesso; di combattere il lavoro nero e lo sfruttamento, purtroppo sempre più diffuso. Il lavoro nero, in molti settori produttivi, sta producendo situazioni di grave sfruttamento e sia spesso funzionale a fenomeni di tratta e lavoro forzato. Da qui la necessità di affrontare seriamente questo problema con l’adozione di provvedimenti legislativi atti a prolungare la durata del permesso per attesa occupazione (almeno a due anni) ed evitare che decine di migliaia di persone finiscano nelle mani del racket del lavoro nero e del grave sfruttamento.

Commenti