Palermo, 19 luglio 2016 – “Bisogna rimarginare la ferita ancora aperta della strage di via D’Amelio e delle altre stragi di mafia facendo giustizia. Lo Stato non deve avere paura, anche se questo significa svelare fatti terribili e drammatici”. Lo dice il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia, ricordando il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina uccisi da Cosa nostra a Palermo il 19 luglio del 1992.
“Decine di processi – aggiunge – non sono stati ancora in grado di fare piena luce sul sistema di collusioni e sulle diverse trattative che in mezzo alle stragi hanno fatto capolino. Molte cose le conosciamo. Conosciamo gli errori fatti in alcuni accertamenti giudiziari, conosciamo soprattutto i buchi neri su cui bisogna ancora lavorare per svelare le diverse verità: quella giudiziaria, quella storica, quella delle collusioni con la politica, quella relativa alle responsabilità istituzionali”.
“Sono queste – conclude Lumia – le piste da battere per andare fino in fondo e rendere così giustizia a chi ha perso la vita nella lotta alle mafie”.
“L’urgente strage di via D’Amelio (come la definisce il testimone di giustizia Gioacchino Basile), immediatamente successiva a quella di Capaci, presenta, come la precedente, modalità davvero eccezionali per non godere di mandanti e coperture ben più potenti di quelle di qualche singolo frammento deviato dello Stato", afferma Giuseppe Bonanno Conti, dirigente nazionale di Forza Nuova.
" Nella lettura di quegli anni, però, non facciamo riferimento all'ipotesi della trattativa Stato-mafia.
Ritenere che le contiguità siano limitate alla singola fase storica della cosiddetta trattativa - spiega Giuseppe Provenzale, vicesegretario nazionale del Movimento e responsabile in Sicilia - è la teoria madre di tutti i depistaggi, utile a creare una cortina fumogena protettiva attorno a quell'articolata "Entità" - così la chiamò una volta Veltroni - che, formata da massonerie, Servizi, mafie, antimafie e caste di ogni genere - magistratura compresa - ha agito dietro tutte le stragi italiane per auto stabilizzarsi e gestire a più mani i grandi appalti; ecco perché di nessuna strage è dato conoscere la verità: è in gioco la sopravvivenza di un sistema che ha sempre la stessa natura, anche se non fa più ricorso all'esplosivo e al braccio armato di 'cosa nostra' ".
"Lanciamo senza peli sulla lingua il nostro atto d'accusa - conclude Bonanno Conti - e rendiamo i dovuti onori a Borsellino, e alle altre vittime di quella strage, che, con Falcone, fu uno dei pochi a voler davvero contrastare quel sistema articolato che ne volle la morte per poi piangere lacrime di coccodrillo".
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