Stretto di Messina: filmato squalo bianco di tre metri vicino alla spiaggia

Reggio Calabria, filmato squalo bianco femmina di oltre tre metri a pochi metri dalla spiaggia. Due pescatori diportisti hanno ripreso l'esemplare dalla loro barca 29/04/2024 - Lo Stretto di Messina è un habitat ideale per la riproduzione degli squali. E con l’avvicinarsi della stagione estiva è tempo di bagni. E per i più fortunati l'occasione di tuffarsi in mare è quanto mai vicina. Ma la recondita paura di vedersi galleggiare intorno una pinna a filo dell'acqua a volte riaffiora, è proprio il caso di dirlo, un pochino nella testa di tutti noi. Stavolta è accaduto davvero vicino la riva di Reggio Calabria, più precisamente nelle acque di fronte la località Pentimele, nella periferia Nord di Reggio, il 24 aprile 2024.   «Questo è uno squalo bianco», dicono meravigliati i pescatori mentre osservano ciò che accade dinanzi la loro barca”. Nelle immagini registrate si vede il pescecane girare nelle vicinanze della barca, forse a causa delle esche gettate in acqua, per poi ripr

INQUINAMENTO AMBIENTALE VALLE DEL MELA, LA CISL RISPONDE AGLI AMBIENTALISTI

Dimenticano le associazioni ambientaliste che la CISL sul territorio è da tanto tempo impegnata nell’azione di sollecito alla politica affinché si adoperi seriamente per recuperare e bonificare le aree industriali dismesse affinché queste possano essere messe a disposizioni di nuove e più sostenibili attività economiche
Messina,12 luglio 2016 – Già nel 2010 la CISL, con una sua inchiesta sull’inquinamento ambientale nella Valle del Mela, evidenziava l’esiguità dei controlli e la carenza dei dati, questi quasi sempre superficiali e non condivisi. E lungo questi anni non ci siamo mai arresi dal voler pretendere di conoscere la reale situazione ambientale del territorio dalla quale muovere per le conseguenti azioni da intraprendere. Tuttavia, a sentire le ultime dichiarazioni dei responsabili delle associazioni ambientaliste la musica non sembra essere cambiata. Si riportano e si “forzano” i risultati di studi – anche datati – che non hanno più oggi una vera rilevanza statistica e che spesso alimentano contraddizioni piuttosto che certezze, quelle cha la CISL chiede per individuare in concreto il fenomeno inquinamento, senza che questo sia un pretesto per alimentare polemiche dal sapore sempre più propagandistico, che poco hanno a che fare con la reale delimitazione del problema e con proposte e soluzioni concrete.
Il citato studio promosso dall’OMS e dalla Regione Sicilia, presentato nel maggio 2009, nella parte che interessava i bambini residenti nella valle del Mela, fa riferimento a dati rilevati tra il 2007 e il 2008, individuando i PM 2,5 come la causa più importante dei problemi respiratori. Non va dimenticato che i PM 2,5 derivano in larga parte dall’inquinamento da traffico veicolare (fonte SCENIHR). E dello stesso studio spesso si dimentica di citare quella parte che riguarda l’indagine epidemiologica su tutta la popolazione del territorio di Milazzo e della Valle del Mela, dalla quale emergeva “un profilo di morbilità e mortalità complessivamente non allarmante”.

Dati peraltro confermati nello studio pubblicato nel 2010 su Epidemiologia e Prevenzione, curato da eminenti epidemiologi italiani, analizzava la mortalità e morbosità di una coorte di residenti in prossimità dell’area industriale di Milazzo, nel Comune di Pace del Mela (contrada Gabbia). Ebbene, il quadro che emergeva complessivamente, sia dall’analisi di mortalità sia da quella delle schede ospedaliere, non evidenziava particolari anomalie nello stato di salute dei residenti di Gabbia rispetto a quello della popolazione generale della Sicilia. Peraltro, l’incidenza dei PM10 e dei Pm 2,5 sulla Valle del Mela non appare così “devastante” come si vuole dimostrare: lo stesso studio, relativamente alla concentrazione dei PM 2,5 ha registrato una concentrazione media di 23 mcg/mc, laddove il dlgs 155/2010 indica come valore limiti di 25 mcg/mc, che scenderanno a 20 mcg/mc nel 2020. E anche qui gli studi specifici più recenti sulla qualità dell’aria della Valle del Mela risalgono oramai al 2008.

Anche il citato studio Sentieri sul SIN (Sito di Interesse Nazionale) di Milazzo mostra notevoli spunti contraddittori quando individua un eccesso di mortalità osservato. Rispetto al quale, tuttavia, è riportata un’evidenza a priori di associazione “limitata”, oltre che con gli impianti chimici e petrolchimici, anche con l’inquinamento atmosferico, e una associazione “sufficiente” con il fumo passivo. Lo stesso studio produce come risultato che per le cause di morte per le quali vi è a priori un’evidenza Sufficiente o Limitata di associazione con le fonti di esposizioni ambientali del SIN non si riscontrano eccessi; addirittura negli uomini risultano in difetto le malattie polmonari croniche, mentre per le donne si osserva un difetto per tutte le cause, per le malattie dell’apparato digerente e del sistema circolatorio.

Alcuni studi vengono poi “dimenticati”. È il caso dello studio di bio-monitoraggio della zona Milazzo-Valle del Mela, eseguito dal dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’università di Messina, e presentato a Milazzo nel luglio del 2013, nel quale si misurava l’incidenza della concentrazione dei cosiddetti “Distruttori Endocrini” (metalli pesanti!) sui ragazzi di 12-14 nati e residenti nella zona dei sette comuni dell’area. In questo studio il dato macro riportava, in generale, dei valori di concentrazione dei metalli pesanti, misurati sui liquidi biologici della popolazione esaminata, che non mostrano evidenti alterazioni, né rispetto ai valori di riferimento (ottenuti dai valori riportati sulla popolazione adolescente dell’Istituto Superiore di Sanità), né rispetto ai valori misurati nel “campione di controllo”, per quanto concerne Arsenico, Mercurio, Piombo e Vanadio. Più alti i livelli di concentrazione riscontrati per Cromo, Nickel e Cadmio. Addirittura il livello di Piombo nel sangue risultava essere più basso del riferimento utilizzato come campione di controllo. In generale, lo studio non lasciava intravedere evidenze statistiche significative da poter correlare inquinamento e variazioni ormonali nei ragazzi della Valle del Mela.

Ma al di là di tutti questi approfondimenti di carattere scientifico, ciò che si dimostra, una volta di più, è il completo disinteresse per la prospettiva analitica che il mondo del lavoro può offrire sulla tematica dell’impatto ambientale delle attività industriali. Il coinvolgimento di lavoratori e sindacato può e deve essere un valore aggiunto – lo diciamo da sempre – per una valutazione più ampia e dettagliata dell’incidenza dei carichi inquinanti, sia in termini clinici, sia in termini di affinamento delle metodologie di rilevazione e controllo. La rappresentanza sindacale offre, da tanti anni, il giusto apporto alla sostenibilità dell’industria, garantendo il controllo della politiche di sicurezza e ambiente che le aziende sono tenute, per legge, a praticare sui luoghi di lavoro, e funziona come primo “sbarramento” alle produzioni inquinanti e fuorilegge. L’obiettivo che il sindacato, sul tema dell’ambiente, si è prefisso è quello di avere dati sempre più precisi sullo stato di salute del territorio e della popolazione, promuovendo inchieste e studi specifici, senza cadere nella banale ripetizione di vecchi dati e dichiarazioni trite e ritrite.

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