Ponte sullo Stretto, De Luca a Germanà: smentiteci se avete gli elementi per farlo

Ponte sullo Stretto: C. De Luca a Germana': smentiteci se avete gli elementi per farlo. A questa truffa di Stato diciamo NO e siamo pronti a reagire per difendere la Sicilia e i siciliani.  Messina, 26/04/2024 - "È chiaro che il buon Ninitto Germana' ancora una volta non ha capito cosa sta accadendo. Poco male, ancora una volta proviamo a spiegarglielo magari gli facciamo un disegnino così gli viene più facile. Rispetto alle considerazioni sulla partecipazione ai nostri eventi neanche rispondiamo... Per noi parlano le immagini che mostrano il popolo libero. Abbiamo denunciato ieri sera a Torre Faro la truffa di Stato che il buon Matteo Verdini sta mettendo in atto ai danni della Sicilia e dei Siciliani. Germana' se ne ha gli elementi risponda nel merito delle verità che ieri sera abbiamo portato a conoscenza della città.  Inutile tentare di sviare il discorso. Germana' e Salvini scendano in piazza a smentirci. Qualcosa mi dice però che questo non avverrà perché abb

TAORMINA. ESTORSIONE CON IL METODO MAFIOSO, DUE DI “COSA NOSTRA” ETNEA IN CARCERE


Dopo che l’imprenditore comunicava ad uno degli aguzzini il rifiuto, quest’ultimo telefonicamente minacciava la vittima dicendogli “… Sono problemi tuoi, forza il sistema... tu non lo sai chi sono io? Quando ti chiedo una cosa chiudi l’ufficio e vieni subito a casa mia”, altrimenti avrebbe sistemato con le maniere forti la faccenda

Taormina (Me), 26/07/2017– I militari della Compagnia Carabinieri di Taormina, la scorsa notte, presso la Casa Circondariale di Siracusa hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.i.p. Eugenio Fiorentino del Tribunale di Messina su richiesta del Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina-Dottor Sebastiano Ardita- e del sostituto Procuratore della Repubblica-Dottor Francesco Massara-, nei confronti di 2 esponenti di “Cosa Nostra” Etnea, e ritenuti responsabili – a vario titolo – di estorsione in concorso, con l’aggravante del metodo mafioso:
• Faranda Francesco Antonio, nato Catania, classe 1979, residente in Fiumefreddo di Sicilia, ritenuto appartenente clan “Brunetto”, egemone nell’area sub-etnea nord-occidentale;
• Blanco Emanuele Salvatore, nato Catania e classe 1973, residente in Fiumefreddo di Sicilia (Ct), ritenuto appartenente anch’egli al clan “Brunetto”;

I provvedimenti di carcerazione sono scaturiti dalla prosecuzione una più complessa attività d’indagine svolta dall’Aliquota Operativa e convenzionalmente denominata “Good Easter” che portò nel mese di Aprile 2017 all’arresto anche di altri due esponenti di spicco di “Cosa Nostra” e che vide oggetto dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere anche Porto Carmelo, nato Catania nell’anno 1957, residente in Calatabiano (Ct), ritenuto anche per pregresse vicende giudiziarie elemento apicale del clan mafioso “Cintorino”.

Nella prima operazione i militari dell’Arma durante l’attività di prevenzione acquisivano da fonti confidenziali la notizia che appartenenti a clan mafiosi operavano anche nel Comune di Taormina tentando di sottoporre ad estorsione attività economiche e nello specifico rivendite di autovetture.
In questa circostanza invece i due soggetti tratti in arresto per estorsione in concorso , con l’aggravante di aver agito con il metodo mafioso sempre nell’Aprile scorso ponevano in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere un imprenditore titolare di agenzia del luogo a concludere un contratto di assicurazione di autoveicolo con targa di prova, nonostante la targa non fosse registrata alla banca dati, condizione questa necessaria alla conclusione del contratto.

Nello specifico dopo che l’imprenditore aveva comunicato ad uno degli aguzzini il rifiuto alla stipula del contratto di assicurazione, quest’ultimo telefonicamente minacciava la vittima dicendogli “….Sono problemi tuoi, forza il sistema, premi il bottone e fammi la polizza..” e poi ancora: “…senti tu non lo sai chi sono io? Quando ti chiedo una cosa chiudi l’ufficio e vieni subito a casa mia, non ci vieni?”, altrimenti avrebbe sistemato con le maniere forti la faccenda.

I militari operanti predisponevano tra le altre attività un servizio di vigilanza nei confronti della vittima e della sua compagna: i carabinieri notavano la presenza di un soggetto (prontamente riconosciuto in Blanco Emanuele Salvatore) che nel tardo pomeriggio di un giorno di Aprile si poneva davanti alla porta dell’agenzia della vittima e all’arrivo di quest’ultima vi faceva ingresso ivi soffermandosi per alcuni minuti: una volta uscito il Blanco si metteva alla guida della sua autovettura ma veniva bloccato ed accompagnato presso una Stazione Carabinieri dipendente dalla Compagnia di Taormina.

Le risultanze investigative condotte dai militari trovavano riscontro e risultavano concordanti con la Procura della Repubblica di Messina che analizzate le fattispecie di reato si riteneva la sussistenza di esigenze cautelari gravi ed attuali nei confronti di entrambe gli indagati e specificatamente un concreto e grave pericolo di reiterazione della medesima attività criminosa quale si ricava agevolmente dalle peculiari connotazioni oggettive della condotta delittuosa descritta. Determinante anche questa volta è risultato essere il coraggio, la determinazione e la collaborazione dimostrata dall’imprenditore che in piena sinergia con la Magistratura di Messina e con l’Arma dei Carabinieri ha permesso di assicurare alla giustizia 2 pericolosi malviventi.

La loro opera ha permesso agli inquirenti, in tempi brevissimi, di respingere il fenomeno criminale che cercava di trovare spazio nella fascia costiera dell’Ionio e nei vicini comuni limitrofi. Si auspica che altri imprenditori possano con celerità rivolgersi alla magistratura inquirente e all’Arma dei Carabinieri in modo da poter mettere fine al fenomeno, purtroppo ancora presente, delle estorsioni sul territorio. Gli stessi imprenditori denunciando hanno permesso il brillante risultato, frutto di un certosino lavoro di squadra, e che ha saputo, ridare la libertà a loro stessi che da tempo si vedevano costretti a pagare con i loro sacrifici “il pizzo” al sol fine di non avere minacce e ritorsioni ulteriori.

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