Ponte sullo Stretto, un’opera che non serve alla Sicilia, non serve alla Calabria, non serve all’Italia

Ponte sullo Stretto. Di Paola (M5S): Il Ministro Salvini restituisca il miliardo e trecento milioni scippati ai siciliani. Siracusano, a Messina in scena i soliti professionisti del ‘no’. Ponte sullo Stretto: Federconsumatori aderisce al corteo nazionale del 29 novembre, contro  un’opera che non serve alla Sicilia, non serve alla Calabria, non serve all’Italia. Messina 29 novembre 2025 - "Oggi sarò in piazza con i cittadini e le associazioni “No Ponte” per dire no al progetto del ponte sullo Stretto. Un’opera costosissima e rischiosa, che mette a repentaglio territorio, ambiente e sicurezza sismica, mentre le risorse potrebbero essere investite in infrastrutture realmente utili per il Sud. La prossima settimana presenterò un’interrogazione parlamentare al Ministro delle Infrastrutture per chiedere chiarimenti su gravi criticità evidenziate dalla Corte dei conti: mancata trasparenza sulle interlocuzioni con la Commissione europea, carenze nelle valutazioni ambientali, violazio...

CROLLO DEL PONTE A GENOVA, UNA TRAGEDIA CHE COLPISCE IL PAESE INTERO

15 ago 2018 - Una tragedia immane il crollo del ponte a Genova, una tragedia che colpisce il paese intero, piangiamo chi ne è rimasto vittima e siamo vicini ai loro familiari; ma anche ci disperiamo perché sappiamo bene che quanto accaduto poteva e doveva essere evitato. Il cemento armato, anche se precompresso, non è eterno, possiede un ciclo di vita stimabile in 50/60 anni. Quello della maggior parte delle nostre infrastrutture si è esaurito, dobbiamo farcene una ragione ed agire di conseguenza. Questo problema, enorme, non riguarda solo le
infrastrutture: palazzi scuole chiese centri sociali, realizzati con tale tipologia di struttura, non
derogano alla durata anzidetta. Se poi questi fabbricati sono stati sopraelevati in assenza di
interventi di consolidamento delle strutture sottostanti e delle fondazioni, oppure sventrati
nelle murature collaboranti per ampliare le aperture o realizzare impianti invasivi, i rischi si
moltiplicano.

Saremmo dovuti intervenire prima ma, seppur con grande ritardo, dobbiamo
intervenire adesso! E sarebbe l’ora che in questo paese si cominciassero ad ascoltare i
tecnici, coloro che hanno competenza specifica in materia. Innanzi tutto il tema della
sicurezza delle città, totalmente assente dai programmi politici dei vari partiti che si sono
confrontati nelle ultime elezioni nazionali, deve essere riportato al centro del dibattito politico.
Occorre un grande piano di manutenzione delle città, piccolissime piccole e grandi, che
preveda importanti incentivi per gli interventi di rigenerazione e riqualificazione, anche
attraverso la sostituzione edilizia. In ogni città, prima ancora della carta dei vincoli e delle
emergenze storico architettoniche, si deve predisporre una carta dettagliata degli edifici e
delle infrastrutture a rischio che occorre demolire, perché non più sicuri o perché a ridosso di
versanti instabili o troppo vicini ai corsi d’acqua. Vigilando attentamente contro le possibili
speculazioni, dobbiamo avere il coraggio di mettere in atto un grande programma della città
da demolire e ricostruire, che deve costituire l’ossatura portante di nuovi strumenti
urbanistici sufficientemente dinamici, incentrati sulla rigenerazione urbana, riqualificazione
architettonica e rammendo delle periferie.

Negli anni 70 sono stati commessi assurdi abusi contro fabbricati straordinari che punteggiavano di bellezza le nostre città, teatri palazzetti e ville di grande pregio architettonico vennero demoliti senza pudore alcuno. I grandi crimini culturali di allora però non devono condizionare l’oggi, abbiamo il dovere di sostituire o rigenerare ciò che ha concluso il suo ciclo vitale: sostituire gli edifici senza pregio – e le città ne sono piene – rigenerare ciò che merita di continuare a esistere. Per farlo non bastano limitati incentivi di defiscalizzazione, perchè non si possono mettere in sicurezza solo i
fabbricati dei cittadini ricchi o benestanti: occorre che il grande piano industriale della
rigenerazione urbana sia sostenuto da importanti finanziamenti statali, ai quali potranno
affiancarsi gli investimenti degli imprenditori privati, che permetta a tutti di vivere in città
sicure e belle, dal centro alle periferie.

Pino Falzea
Presidente Ordine Architetti P.P.C. della Provincia di Messina

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