Primo Maggio a Portella della Ginestra: “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”

Primo Maggio a Portella della Ginestra, Antoci (M5S): “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”,  Giuseppe Antoci, capolista del M5S nella circoscrizione “isole” alle elezioni europee, a margine del corteo in memoria della strage di Portella della Ginestra a cui a partecipato col Presidente Giuseppe Conte.  Portella   della   Ginestra : Di Paola (M5S): Governo Meloni smembra Stato Sociale.  Il coordinatore regionale Cinquestelle: “Nostre battaglie tutto l’anno per maggiori tutele per i cittadini”. PORTELLA DELLA GINESTRA, 1 mag 2024 -  “Oggi con Giuseppe Conte abbiamo ricordato la strage di Portella della Ginestra avvenuta l'1 Maggio 1947. Un’occasione importante per ribadire l’importanza del diritto al lavoro come strumento di giustizia sociale e di lotta alla mafia. Il sud continua ad avere il più alto tasso di disoccupazione in Italia; tasso ancora più elevato tra le donne. E proprio nel disagio si insinua la criminalità organizzata. C’è fame di lavoro, di di

NEBRODI, ATTENTATO ANTOCI. DI MATTEO A TV7 : “LA MAFIA SE IL PROBLEMA PERSISTE RICORRE ALLA VIOLENZA”


Comunicato stampa su ricostruzione attentato
all'ex Presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci con intervista al magistrato Nino Di Matteo. Il Magistrato Nino Di Matteo a TV7 : “La mafia se c'è un problema, se il problema persiste ricorre alla violenza”

Roma, 2 novembre 2018 - Dopo l'esclusiva del TG1, che ha mostrato la ricostruzione tridimensionale dell'attentato a Giuseppe Antoci, ex Presidente del Parco dei Nebrodi, a parlare a TV7, la rubrica di approfondimento di Rai Uno, è Nino Di Matteo magistrato in prima linea nella lotta alla mafia. Di Matteo spiega che "la mafia se c'è un problema, se il problema persiste ricorre alla violenza ed è in questo ambito che va inquadrato
l'agguato al Presidente del Parco dei Nebrodi Antoci".

Di Matteo evidenzia proprio che la ritorsione delle famiglie mafiose è
una chiara reazione al lavoro svolto da Antoci sul contrasto alle
Agromafie volto a bloccare, attraverso il Protocollo di Legalità
divenuto legge dello Stato, l'elargizione di Fondi Europei per
l'agricoltura finiti nelle mani dei mafiosi.

"Le migliori leggi - continua Di Matteo - e questa è senz'altro una
legge buona, hanno poi bisogno quotidianamente di vivere
nell'applicazione reale".

La ricostruzione tridimensionale della Polizia Scientifica di Roma è
stata effettuata utilizzando una tecnica usata per la prima volta in
Italia per ricostruire l'attentato al Presidente Antoci ma anche per
quello di via D'Amelio, ove persero la vita il Giudice Borsellino e
gli uomini della sua scorta.

Un chiaro palese passaggio nella rubrica del TG1, che ne mostra le
dichiarazioni, viene dedicato alla vicenda del Sindaco che, con le sue
preoccupazioni, spinse il Vice Questore Manganaro ad anticipare la
partenza da Cesaró e a cercare di raggiungere il Presidente Antoci,
che intanto era già partito alla volta di casa.

È dunque grazie al Sindaco di Cesaró che, di fatto, Antoci e la sua
scorta restano vivi. Se lo stesso avesse evidenziato le sue paure a
Manganaro anche dieci minuti dopo, l'agguato sarebbe andato a buon
fine e la Sicilia avrebbe raccontato un'altra strage di mafia.

Immagini agghiaccianti quelle riviste su TV7 e una ricostruzione
dettagliata degli avvenimenti che non lascia alcun dubbio
sull'accaduto e sulla ricostruzione dell'attentato ma che lascia,
invece, l'amaro in bocca quando si parla di "mascariamento" e di
"macchina del fango".

È chiaro il riferimento a chi in questi due anni ha tentato di
delegittimare ed infangare nella migliore tradizione di una terra,
come diceva Falcone, nella quale "per essere credibili bisogna finire
ammazzati".

E mentre l'applicazione del Protocollo di Legalità, diventato Legge
grazie al suo recepimento nel Nuovo Codice Antimafia, sta dando i suoi
frutti ormai in tutta Italia, si rimane in attesa, come dichiarato da
Antoci, di vedere nei "prossimi giorni i primi rinvii a giudizio per
chi ha depistato ed infangato".

A tal proposito si ha già contezza di richieste di rinvio a giudizio
presentate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina che a
giorni dovrebbero portare a processo i primi "soliti operatori" della
più che conosciuta macchina del fango che aveva tentato di diffamare
l’operato di Antoci, il tutto regolarmente rimandato al mittente dalla
Magistratura messinese.

Appare però chiaro che quanto fatto sui Nebrodi da Antoci e dalla
squadra dei "Vegetariani" del Commissariato di Polizia di Sant'Agata
di Militello, con in testa il Vice Questore Manganaro, Rino Todaro e
Tiziano Granata (recentemente scomparsi), non può rimanere il ricordo
di un passato bensì deve rappresentate quel valore aggiunto per dare
continuità ad un lavoro svolto a tutela della dignità di un territorio
e al suo sviluppo nel segno della Legalità.

Lo Stato saprà e dovrà dare continuità a tutto questo.

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