Messina, 29 maggio 2019 - L’Istat pubblica l’aggiornamento annuale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori, riferiti alle province e alle città metropolitane italiane, coerenti e integrati con il framework Bes adottato a livello nazionale.
I 56 indicatori statistici inseriti nell’edizione 2019 sono articolati in 11 domini: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi. Rispetto al Rapporto Bes nazionale, composto da 12 domini, non è considerato il Benessere soggettivo, per la mancanza di fonti di adeguata qualità statistica mentre diverse componenti del benessere sono descritte per mezzo di misure ulteriori.
Nel 2017 sono stati commessi 0,6 omicidi per 100mila abitanti in media nazionale. Il Mezzogiorno è l’area più penalizzata del Paese mentre i valori più bassi sono particolarmente concentrati nelle province del Nord. Il primato negativo è conteso tra Vibo Valentia, con 4,3 omicidi per 100mila abitanti, Foggia (3,2) e Nuoro (2,8) (Figura 15). Campobasso, Isernia, Benevento e Lecce sono le province meridionali meno colpite. Nel Centro-nord valori elevati si riscontrano a Como (1,5), Pordenone (1,3), Ferrara (1,2) e Grosseto (1,3). Tra le città metropolitane, il quadro è piuttosto articolato. Il primato positivo va a Firenze, le situazioni più critiche sono invece a Napoli, Bari e Reggio Calabria, con tassi intorno all’1 per 100mila. Tutte le altre città metropolitane si posizionano su livelli intermedi, compresi tra lo 0,4 per 100mila (Torino, Bologna, Roma) e lo 0,8 (Cagliari).
Il tasso di delitti violenti denunciati , che considera un più ampio insieme di fattispecie delittuose, descrive anch’esso un quadro territoriale variegato (17 per 10mila abitanti la media-Italia), con punte di particolare intensità in alcune province che emergono per contrasto rispetto all’area geografica in cui si collocano, connotata da minore incidenza del fenomeno (Figura 16). Napoli (31,5), Rimini (29,6), Milano (26) e Imperia (24,5) ne sono i principali esempi. A Pordenone spetta invece il primato positivo assoluto nell’anno (8,5 per 10mila abitanti). In linea generale questo fenomeno è più intenso nelle città metropolitane, in particolare al Centro-nord: Reggio Calabria e Cagliari (12,8 e 13,2 rispettivamente) nel 2017 vengono superate da Firenze (19,8), Genova (17) e Venezia (15,8).
La maggiore penalizzazione delle città metropolitane e del Centro-nord è confermata dal tasso di delitti diffusi, che tiene conto delle denunce di furti di ogni tipo e delle rapine in abitazione (Figura 17). In Italia, nel 2017, l’indicatore misura una media di 209,5 delitti denunciati per 10mila abitanti, con un intervallo compreso tra il minimo di Potenza (60,4) e il massimo di Rimini (440,3). I valori in assoluto più contenuti si osservano per lo più nei territori del Sud e delle Isole, ma anche in alcune province del Nord: Biella (112,5), Verbano-Cusio-Ossola (89,9), Sondrio (78,8), Belluno (63,8) e Pordenone (97,9). Tra le città metropolitane Milano è in assoluto la più penalizzata (436,5), seguita da Bologna (372,2) e Firenze (327,7). I tassi più bassi nell’anno sono invece quelli di Messina e Cagliari (96 e 117 rispettivamente).
Rispetto al 2008 il tasso di delitti diffusi diminuisce in quasi tutte le province italiane, ad eccezione di Matera (+30,4%), Parma (+12%) e Livorno (+11,7%). I maggiori progressi riguardano Pordenone, scesa dalle 172 denunce per 10mila abitanti del 2008 alle 98 del 2017. Anche nei contesti metropolitani del Centro-nord è generalmente in diminuzione, ad eccezione di Venezia e Firenze.
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