Paolo Borrometi così scriveva lo scorso 19 giugno su Fb: "È terribilmente squallido, a dir poco, leggere cosa scrive Vittorio Feltri nel suo editoriale su Andrea #Camilleri. Penso che il grande Maestro meriti rispetto, tanto rispetto, soprattutto in questo momento di grande sofferenza, così come meritano rispetto le sue opere. Ma come si fa a dire, tanto per citarne una, che la sua dipartita finalmente permetterà di non vedere più Montalbano, che è un “terrone che ci ha rotto i coglioni”.
Sono sempre stato per la differenza di opinione, che per me è e resta una ricchezza. Come ho sempre difeso l’autonomia del giornalismo e del giornalista. Ma non gli insulti o le offese, per di più pronunciate nei confronti di chi, come Camilleri, sta combattendo la battaglia della vita.
Chiedo ancora una volta all’Ordine dei giornalisti di intervenire.
21/06/2019 - "Adesso basta: o noi o lui", hanno scritto ieri, 20 giugno 2019, in una Lettera aperta al Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna
“Caro Presidente, abbiamo deciso di autosospenderci dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti perché ci consideriamo incompatibili con l’iscrizione all’albo professionale di Vittorio Feltri. Proprio noi, che più di altri, ci battiamo per la difesa dell’articolo 21 della Costituzione, riteniamo gli scritti e il pensiero del direttore Feltri veri e propri crimini contro la dignità del giornalista. Le parole di Vittorio Feltri su Andrea Camilleri e le sue opere hanno rappresentato per noi la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ne va della credibilità di ognuno di noi e della nostra categoria. Adesso basta. O noi o lui. Quel “terrone che ci ha rotto i coglioni” per noi figli del Sud è inaccettabile. Non è in gioco la libertà di pensiero. Sono in gioco i valori della nostra Costituzione. Ogni suo scritto trasuda di razzismo, omofobia, xenofobia. “Dopo la miseria portano le malattie” (rivolto ovviamente ai migranti), l’ormai tristemente celebre “Bastardi islamici” o, uscendo dal seminato delle migrazioni, robaccia come “Più patate, meno mimose” in occasione dell’8 marzo (e le diverse varianti dedicate anche a Virginia Raggi, con il “patata bollente”) o “Renzi e Boschi non scopano”. Poi gli insulti a noi del sud con il celebre “Comandano i terroni” e infine il penultimo, di qualche mese fa, “vieni avanti Gretina” (dedicato alla visita a Roma di Greta Thunberg).
L’idea che Vittorio Feltri offre è che si possa, impunemente, permettersi questo avvelenamento chirurgico. E non è un problema solo suo. Almeno, non lo è più. A lui non frega niente: il limite, la deontologia, la misura, il buon senso, diremmo perfino la dignità sembrano saltate da tempo. Noi siamo convinti che resti intatta la bellissima frase che recita “Non condivido le tue idee ma darei la vita per permetterti di esprimerle”. Continuiamo a batterci contro la censura e gli editti, ma non possiamo accettare tra noi chi istiga all’odio. Ne va della nostra credibilità”.
Paolo Borrometi e Sandro Ruotolo
Così il presidente del Consiglio nazionale Carlo Verna replica ai giornalisti Borrometi e Ruotolo che si sono “autosospesi” dall’Ordine del Giornalisti in polemica contro le affermazioni di Vittorio Feltri su Camilleri ritenute da questi “incompatibili” con l’iscrizione all’albo.
“Condivido le ragioni dei colleghi Borrometi e Ruotolo sul caso Feltri-Camilleri, se l’Ordine dei Giornalisti fosse un club mi autosospenderei pure io. Ma non lo è e l’istituto dell’autospensione non esiste, ci si può semmai cancellare, astenendosi dallo svolgere la professione e, salvo il diritto d’opinione, poi iscriversi di nuovo quando sono cessate le ragioni di cui alla polemica. L’occasione è opportuna per chiarire il funzionamento in base alla normativa vigente dei consigli di disciplina totalmente autonomi dopo la cosiddetta legge Severino rispetto all’Ordine e in ogni caso privi di poteri cautelari di sospensione, perché per fortuna esiste l’articolo 21 della Costituzione.
Per cui Feltri, come chiunque altro, potrà semmai essere sottoposto al rituale procedimento disciplinare, al termine del quale ci sarà un pronunciamento che tutti, dal sottoscritto a Borrometi e Ruotolo, dovranno rispettare. Poi naturalmente le leggi si possono cambiare se il Parlamento lo volesse, e in tale senso il Consiglio Nazionale ha già avanzato proposte di riforma per ciò che attiene ai giornalisti, mentre per quel che riguarda le separate funzioni disciplinari la normativa è la stessa per tutti gli Ordini professionali.”
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