Morte Camilleri, Miccichè: “Grande letterato del Novecento, figura unica”
17/07/2019 - Lo scrittore Andrea Camilleri è morto questa mattina, all'età di 93 anni, all'ospedale Santo Spirito di Roma, dove si trovava ricoverato. "Le condizioni sempre critiche di questi giorni si sono aggravate nelle ultime ore compromettendo le funzioni vitali - si legge nel bollettino dell'ospedale Santo Spirito -. Per volontà del maestro e della famiglia le esequie saranno riservate. Verrà reso noto dove portare un ultimo omaggio".
“Con Camilleri se ne va un grande siciliano, un letterato che ha contaminato la cultura del Novecento come Pirandello, Sciascia, Bufalino e tanti altri ancora; il padre di Montalbano, una figura davvero unica. Rivolgo alla sua famiglia il cordoglio mio e di tutto il Parlamento siciliano”. Così il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, sulla morte dello scrittore.
Andrea Calogero Camilleri è nato a Porto Empedocle (AG) il 6 settembre 1925. Scrittore, sceneggiatore, regista, drammaturgo, ha insegnato regia all'Accademia nazionale d'arte drammatica di Roma. Era il figlio unico di Carmelina Fragapane e di Giuseppe Camilleri, ispettore delle compagnie portuali che partecipò alla marcia su Roma.
Dal 1939 al 1943, dopo una breve esperienza in collegio vescovile, dal quale fu espulso per aver lanciato delle uova contro un crocifisso, studia al Liceo Classico "Empedocle" di Agrigento dove nel 1943 otterrà la maturità senza fare esami, poiché, a causa dei bombardamenti e in previsione dell'imminente sbarco in Sicilia delle forze alleate, le autorità scolastiche decisero di chiudere le scuole e di considerare valido il secondo scrutinio trimestrale.
A giugno dello stesso anno comincia, come ricorda lo scrittore, «una sorta di mezzo periplo della Sicilia a piedi o su camion tedeschi e italiani sotto un continuo mitragliamento per cui bisognava gettarsi a terra, sporcarsi di polvere, di sangue, di paure.» Tra il 1946 e il 1947 vive a Enna, in due misere stanzette prive di riscaldamento, e casualmente, dapprima attirato dal tepore, comincia a frequentare con assiduità la Biblioteca Comunale diretta dall'avvocato Fontanazza. Diventato suo amico questi gli fa conoscere gli scritti originali di due celebrità letterarie locali: Nino Savarese e Francesco Lanza.
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