Scorie nucleari: anche a Trapani il NO assoluto al deposito nazionale di rifiuti radioattivi

Manifestazione NO deposito scorie. Ciminnisi (M5S): "Auspichiamo presa di posizione di maggioranza e Governo di centrodestra".  La deputata ARS Cinqustelle Cristina Ciminnisi presente, unitamente alla coordinatrice Territoriale del M5S Francesca Trapani, alla manifestazione contro le scorie nucleari avvenuta a Trapani. Trapani, 2 maggio 2024  – "Come abbiamo già fatto a Segesta, anche a Trapani, oggi abbiamo manifestato il nostro NO assoluto al deposito nazionale di rifiuti radioattivi nei nostri territori. Come MoVimento 5 Stelle Sicilia, lavoreremo perché l’ARS approvi la mozione affinché Trapani e Calatafimi non diventino la pattumiera d’Italia. Ci preoccupa il fatto che non abbiamo ancora ascoltato un NO altrettanto deciso da parte della maggioranza di centrodestra, né da parte del Governo Regionale. Al contrario, sembrano giungere da autorevoli rappresentanti del territorio preoccupanti voci di 'disponibilità a valutare' le 'opportunità economiche'.

CASO ANTOCI. MARTEDÌ 8 CONFERENZA STAMPA DELLA COMMISSIONE REGIONALE ANTIMAFIA ALL'ARS


Martedì 8 ottobre alle ore 12, presso la Sala stampa di Palazzo dei Normanni a Palermo, il presidente della Commissione regionale antimafia Claudio Fava, accompagnato dai consulenti della stessa Commissione, terrà una conferenza stampa sulla recente relazione conclusiva dell'indagine sul c.d. "Caso Antoci". In concomitanza con la giornata l'ARS tiene la seduta.

Palermo, 4 ottobre 2019 - Lo scorso 2 ottobre la Commissione ha votato il documento all'unanimità dei presenti, affermando che “andrebbero riaperte le indagini sui fatti del maggio 2016”. Per la Commissione regionale antimafia, secondo quanto riportato nelle conclusioni di un lavoro che ha visto diverse audizione di diverse figure istituzionali:
"Non è plausibile che quasi tutte le procedure operative per l’equipaggio di una scorta di terzo livello, qual era quella di Antoci, siano state violate. Delle tre ipotesi formulate (un attentato mafioso fallito, un atto puramente dimostrativo, una simulazione) il fallito attentato mafioso con intenzioni stragiste appare la meno plausibile. E' questa la conclusione cui è giunta la Commissione parlamentare
regionale antimafia al termine dei cinque mesi di lavoro sul "Caso Antoci".
L'inchiesta era partita "dall'esigenza di ricostruire e di ripercorrere analiticamente in tutti i suoi aspetti – movente, dinamica, esiti investigativi e giudiziari – l’attentato subito dall’allora presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci la notte tra il 17 e il 18 maggio 2016."

Per la Commissione, secondo quanto riportato nelle conclusioni di un lavoro che ha visto diverse audizione di diverse figure istituzionali:
"Non è plausibile che quasi tutte le procedure operative per l’equipaggio di una scorta di terzo livello, qual era quella di Antoci, siano state violate Non è plausibile che gli attentatori, almeno tre, presumibilmente tutti armati, non aprano il fuoco sui due poliziotti sopraggiunti al momento dell’attentato. Non è plausibile che, sui 35 chilometri di statale a disposizione tra Cesaro e San Fratello, il presunto commando mafioso scelga di organizzare l’attentato proprio a due chilometri dal rifugio della forestale, presidiato anche di notte da personale armato, né è plausibile che gli attentatori non fossero informati su questa circostanza.

Lo stesso Giuseppe Antoci, in un comunicato, ha parlato di “scandalosa messa in discussione del lavoro di Magistratura e Forze dell’Ordine, ne prendo le distanze”.

Sempre in data 2 ottobre 2019, dopo la relazione della Commissione Regionale Antimafia Siciliana presieduta da Claudio Fava sull’attentato all’ex Presidente del Parco dei Nebrodi, scampato ad un
agguato mafioso a maggio 2016, è arrivato forte il commento del Presidente Giuseppe Antoci sulla vicenda.

“Rimango basito di come una Commissione, che solo dopo tre anni si
occupa di quanto mi è accaduto, possa arrivare addirittura a sminuire
il lavoro certosino e meticoloso che per ben due anni la DDA di
Messina e le Forze dell’Ordine hanno portato avanti senza sosta,
ricostruendo gli accadimenti con tecniche avanzatissime in uso alla
Polizia Scientifica di Roma e che oggi rappresentano per l’Italia un
fiore all’occhiello. Tali tecniche sono state utilizzati inizialmente
per ricostruire due attentati: quello di via d’Amelio e quello
perpetrato contro di noi quella notte sui Nebrodi – dichiara Antoci.

"Di tutto questo la Commissione non ha tenuto conto, al contrario, con
mio grande rammarico, ha prestato il fianco, attraverso una relazione
ove si evidenziano più tesi, al mascariamento e alla delegittimazione,
utilizzando audizioni di soggetti che non citano mai le loro fonti”.

E il M5S in un comunicato ha così commentato: “Antoci gli spari li ha subiti ed è stato la vittima inconsapevole di un attentato. Questo emerge dalla relazione approvata oggi in Antimafia, verso la quale abbiamo espresso il nostro voto favorevole”. Lo dicono i deputati regionali M5S Antonio De Luca e Roberta Schillaci, dopo la seduta di oggi della commissione Antimafia dell’Ars, di cui fanno parte.
“È stata confermata - esortano i deputati - la bontà del lavoro e della ricostruzione fatta dagli inquirenti, tuttavia riteniamo si debba continuare a profondere impegno per scoprire chi ha attentato alla vita di Antoci, perché indipendentemente dalla matrice ideativa ed esecutiva dell’attentato, un attentato c’è stato e di esso Antoci è certamente vittima”.

“Sarebbe auspicabile - prosegue Schillaci - che la commissione Antimafia chiedesse alla Procura di Patti di riaprire le indagini sulle strano decesso di due poliziotti, Todaro e Granata (decessi avvenuti oltre un anno fa e a distanza di un giorno l’uno dall’altro) del commissariato di S. Agata di Militello”.

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