Primo Maggio a Portella della Ginestra: “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”

Primo Maggio a Portella della Ginestra, Antoci (M5S): “Il lavoro strumento di giustizia sociale e lotta alla mafia”,  Giuseppe Antoci, capolista del M5S nella circoscrizione “isole” alle elezioni europee, a margine del corteo in memoria della strage di Portella della Ginestra a cui a partecipato col Presidente Giuseppe Conte.  Portella   della   Ginestra : Di Paola (M5S): Governo Meloni smembra Stato Sociale.  Il coordinatore regionale Cinquestelle: “Nostre battaglie tutto l’anno per maggiori tutele per i cittadini”. PORTELLA DELLA GINESTRA, 1 mag 2024 -  “Oggi con Giuseppe Conte abbiamo ricordato la strage di Portella della Ginestra avvenuta l'1 Maggio 1947. Un’occasione importante per ribadire l’importanza del diritto al lavoro come strumento di giustizia sociale e di lotta alla mafia. Il sud continua ad avere il più alto tasso di disoccupazione in Italia; tasso ancora più elevato tra le donne. E proprio nel disagio si insinua la criminalità organizzata. C’è fame di lavoro, di di

MAFIA DEI NEBRODI: FONDI AGRICOLI EUROPEI A GO-GO, 94 IN CUSTODIA CAUTELARE


Operazione “NEBRODI”, 94 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, etc. Tra i destinatari del provvedimento, oltre ai vertici e agli affiliati del sodalizio criminale, anche imprenditori e pubblici amministratori.Coinvolto pure un notaio, sequestrate 150 aziende agricole.

Messina, 15 genn. 2020 - Dalle prime luci dell’alba, i Carabinieri del R.O.S., del Comando Provinciale di Messina e del Comando Tutela agroalimentare, ed i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina, coadiuvati dai militari dei Comandi Provinciali di Palermo, Catania, Enna e Caltanissetta, nell’ambito di una vasta operazione contro l’associazione mafiosa di Tortorici (ME), operativa nell’area dei Nebrodi, stanno dando esecuzione ad un ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Messina, su richiesta dalla locale Procura della Repubblica -D.D.A., a carico di 94 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Con riferimento a tale ultima fattispecie, dalle indagini è emersa una spartizione virtuale del territorio operata dall’organizzazione mafiosa ai fini della commissione di un elevatissimo numero di truffe finalizzate ad ottenere ingenti contributi erogati dalla Comunità Europea sui fondi agricoli.
Tra i destinatari del provvedimento, oltre ai vertici ed agli affiliati del sodalizio criminale, anche imprenditori e pubblici amministratori.

Il provvedimento custodiale emesso dal G.i.p. presso il Tribunale di Messina ha riguardato 94 soggetti (48 in carcere e 46 agli arresti domiciliari) ed il sequestro di n. 151 imprese, conti correnti, rapporti finanziari e vari
cespiti.
Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i  seguenti reati previsti e puniti dagli artt. 416 bis (associazione per delinquere di stampo mafioso), 424 (danneggiamento seguito da incendio), 468 (uso di sigilli e strumenti contraffatti), 476 (falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico), 479 (falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico), 512 bis (trasferimento fraudolento di valori), 629 (estorsione), 640 bis (truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche) e 648 ter (impiego di denaro, beni ed utilità di provenienza illecita) del codice penale.

SOGGETTI DESTINATARI DI MISURE
CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE:
1. AGOSTINO NINONE PASQUALINO, NATO L’01.04.1972 A NASO (ME).
2. BARBAGIOVANNI CALOGERO, NATO IL 21.04.1993 A CATANIA PREGIUDICATO.
3. BARBAGIOVANNI CARMELO, NATO IL 21.01.1971 A TORTORICI (ME), IN ATTO DETENUTO PER
ALTRA CAUSA PRESSO CASA CIRCONDARIALE DI CUNEO.
4. BONTEMPO GINO, NATO IL 10.06.1958 A TORTORICI (ME).
5. BONTEMPO GIUSEPPE, NATO IL 30.03.1964 A TORTORICI (ME).
6. BONTEMPO SALVATORE, NATO IL 10.05.1978 A BIANCAVILLA (CT).
7. BONTEMPO SEBASTIANO, NATO IL 01.06.1969 A TORTORICI (ME), INTESO “U UAPPO”.
8. BONTEMPO SEBASTIANO, NATO IL 15.01.1972 A TORTORICI (ME), INTESO “U BIONDINO”.
9. BONTEMPO SCAVO SEBASTIANO, NATO IL 14.07.1971 A TORTORICI (ME).
10. CALA’ LESINA SALVATORE, NATO IL 12.03.1972 A TORTORICI (ME).
11. CALCÒ LABRUZZO GINO, NATO A IL 04.01.1959 A TORTORICI (ME).
12. CAPUTO ANDREA, NATO IL 19.07.1968 A S. AGATA DI MILITELLO (ME).
13. COCI DOMENICO, NATO IL 26.02.1990 A SANT’AGATA DI MILITELLO (ME).
14. CONDIPODERO MARCHETTA GIUSEPPE, NATO IL 30.01.1958 A PIRAINO (ME).
15. CONTI MICA SAMUELE, NATO IL 03.09.1987 A SANT'AGATA DI MILITELLO (ME).
16. CONTI MICA SEBASTIANO, NATO IL 27.03.1970 A TORTORICI (ME), INTESO “U BELLOCCIU”.
17. CONTI TAGUALI IVAN, NATO L’11.11.1981 A MESSINA.
18. COSTANZO ZAMMATARO GIUSEPPE, NATO L’8.01.1950 A TORTORICI (ME).
19. COSTANZO ZAMMATARO GIUSEPPE, NATO IL 26.03.1982 A BIANCAVILLA (CT).
20. COSTANZO ZAMMATARO GIUSEPPE, NATO IL 19.12.1985 A BIANCAVILLA (CT).
21. COSTANZO ZAMMATARO SALVATORE, NATO IL 9.11.1982 A TORTORICI (ME), IN ATTO
DETENUTO PER ALTRA CAUSA PRESSO CASA CIRCONDARIALE DI CUNEO.
22. COSTANZO ZAMMATARO SALVATORE, NATO IL 3.05.1985 A BIANCAVILLA (CT).
23. DESTRO MIGNINO SANTO, NATO L’01.06.1988 A SANT’AGATA DI MILITELLO (ME).
24. DESTRO MIGNINO SEBASTIANO, NATO IL 25.01.1960 A TORTORICI (ME).
25. GALATI GIORDANO VINCENZO, NATO IL 14.07.1958 A TORTORICI (ME).
26. GALATI GIORDANO VINCENZO, DETTO LUPIN, NATO IL 18.05.1969 A TORTORICI (ME), IN ATTO
DETENUTO PER ALTRA CAUSA PRESSO CASA CIRCONDARIALE DI SAN GIMIGNANO.
27. HILA ALFRED, NATO IL 2.07.1983 A SHKODER (ALBANIA).
28. MARINO AGOSTINO ANTONINO, NATO L’1.09.1962 A TORTORICI (ME).
29. MARINO ROSARIO, NATO IL 7.05.1992 A MESSINA.
30. MARINO GAMMAZZA GIUSEPPE, NATO IL 27.04.1971 A TORTORICI (ME).
31. PROTOPAPA FRANCESCO, NATO IL 02.04.1990 A SANT’AGATA DI MILITELLO (ME).
32. SCINARDO TENGHI GIUSEPPE, NATO IL 28.09.1984 A GROSS-UMSTADT (GERMANIA).
33. TALAMO MIRKO, NATO IL 21.12.1987 A CATANIA.
34. VALERIO LABIA GIUSEPPE, NATO IL 08.11.1985 A PATTI (ME).
ARRESTI DOMICILIARI
35. BONTEMPO ALESSIO, NATO IL 19.10.1988 A SANT’AGATA DI MILITELLO (ME).
36. BONTEMPO LUCREZIA, NATA IL 29.09.1986 A PATTI (ME).
37. BONTEMPO GIOVANNI, NATO L’01.04.1984 AD ADRANO (CT).
38. BONTEMPO GIUSEPPE, NATO IL 29.11.1991 A SANT’AGATA DI MILITELLO (ME).
39. CALA’ CAMPANA SEBASTIANA, NATA IL 24.05.1955 A TORTORICI (ME).
40. CERAULO VINCENZO, NATO IL 14.09.1967 A RANDAZZO (CT), CONSIGLIERE COMUNALE DEL
COMUNE DI RANDAZZO, ELETTO NELLA LOCALE LISTA CIVICA.
41. COCI JESSICA, NATA IL 07.10.1991 A SANT’AGATA DI MILITELLO (ME).
42. COSTANZO ZAMMATARO CLAUDIA, NATA IL 30.07.1988 A S. AGATA DI MILITELLO (ME).
43. COSTANZO ZAMMATARO LORETTA, NATA IL 2.07.1975 A TORTORICI (ME).
44. COSTANZO ZAMMATARO VALENTINA, NATA IL 10.03.1985 A TORTORICI (ME).
45. COSTANZO ZAMMATARO ROMINA, NATA IL 21.10.1980 A TORTORICI (ME).
46. GALATI PRICCHIA DANIELE, NATO IL 22.01.1991 A MESSINA.
47. SCIUTO ALESSANDRA, NATA IL 3.12.1967 A CATANIA.
Nella piena consapevolezza di trovarsi in una fase cautelare che solo attraverso il contraddittorio tra le parti e le decisioni di Giudici ulteriori e diversi rispetto al G.I.P, si trasformerà in una decisione definitiva in ordine alle responsabilità sino ad ora emerse, l’entità dell’azione investigativa svolta, le dimensioni necessariamente pubbliche dell’esecuzione della misura cautelare eseguita, le caratteristiche in termini di ricaduta economica e di fenomeni interessanti il territorio, impongono di dare succintamente conto del contenuto delle indagini sino ad ora svolte.
Il procedimento convenzionalmente definito “Nebrodi” è il frutto di due diverse deleghe di indagini - che la DDA di Messina ha affidato al G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Messina, ed ai Carabinieri del R.O.S., del Comando Provinciale di Messina e del Comando Tutela Agroalimentare - entrambe relative al territorio dei Nebrodi.

L’indagine delegata al R.O.S. ha consentito di ricostruire l’attuale assetto e operatività del clan dei
“BATANESI”, diretto da BONTEMPO Sebastiano (cl. ’69), BONTEMPO Sebastiano (cl. ’72), CONTI MICA Sebastiano, GALATI GIORDANO Vincenzo, gruppo mafioso operante nella zona di Tortorici e in gran parte del territorio della provincia di Messina.
L’altro filone d’indagine, quella Guardia di Finanza, si è concentrato su una costola del clan c.d.
“BONTEMPO-SCAVO”, capeggiata da FARANDA Aurelio Salvatore, che, dopo le vicissitudini giudiziarie derivanti da diverse vicende processuali, nel corso del tempo ha esteso il centro dei propri interessi fino al Calatino. Sono emersi importanti elementi, reputati gravi dal G.I.P. di Messina, in ordine non solo all’area di

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operatività delle famiglie mafiose, ma anche alla loro capacità di interlocuzione.
Dalle investigazioni, rese particolarmente complesse dal contesto territoriale ostile ed ermetico, è emersa
l’immagine di un’associazione mafiosa estremamente attiva, osservante delle regole e dei canoni dell’ortodossia
mafiosa, in posizione egemone nell’area nebroidea della provincia di Messina ma capace, al tempo stesso, di
rapportarsi – nel corso di riunioni tra gli affiliati – con le articolazioni territoriali mafiose Catania, Enna e
finanche del mandamento delle Madonie di cosa nostra palermitana. In tale ambito, sono stati documentati
importanti momenti dell’evoluzione dei Batanesi, rappresentati dall’operatività di una loro “cellula” in
territorio di Centuripe (EN), dalla capacità di intervenire in dinamiche mafiose a Regalbuto (EN) e
Catenanuova (EN), mediante rapporti con esponenti della locale criminalità organizzata, e dall’estensione della
loro influenza al territorio di Montalbano Elicona (ME), un tempo controllato dalla famiglia mafiosa di
Barcellona Pozzo di Gotto (ME).
Inoltre, sono emersi profili di allarmante riconoscimento del ruolo rivestito da alcuni suoi componenti, anche
da parte di pubblici ufficiali: basti pensare che uno dei membri più attivi della famiglia mafiosa batanese è
stato interpellato da un funzionario della Regione Siciliana, in relazione a furti e danneggiamenti di un mezzo
meccanico dell’amministrazione regionale, impiegato nell’esecuzione di taluni lavori in area territoriale diversa
dal comprensorio di Tortorici (e ciò a riprova di un forte radicamento della famiglia tortoriciana anche in
zone distanti dai territori di origine).
Sono stati ricostruiti, altresì, numerosi episodi delittuosi, riconducibili ad attività illecite tradizionali
dell’organizzazione mafiosa tra le quali due distinte associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti ed
estorsioni, finalizzate, principalmente, all’accaparramento di terreni, la cui disponibilità è presupposto per
accedere ai contributi comunitari.
E proprio l’interesse - perseguito senza alcun contrasto e dunque in completo accordo dai gruppi mafiosi
oggetto delle indagini - ad ottenere le illecite percezione di ingenti contributi comunitari concessi dall’Agenzia
per le Erogazioni in Agricoltura (Ag.E.A.) si è rivelato essere la principale attività rilevante per tutta
l’organizzazione mafiosa presente sul territorio.
In particolare, è stata accertata, a partire dal 2013, l’illecita percezione di erogazioni pubbliche per oltre 10
milioni di euro, con il coinvolgimento in tale attività di oltre 150 imprese agricole (società cooperative o ditte
individuali), tutte direttamente o indirettamente riconducibili alle due famiglie mafiose, alcune delle quali
meramente cartolari ed inesistenti nella realtà.
La percezione fraudolenta delle somme è stata possibile grazie all’apporto compiacente di colletti bianchi

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identificati dalle indagini: ex collaboratori dell’ Ag.E.A., un notaio, numerosi responsabili dei centri C.A.A..
Soggetti muniti del know how necessario per realizzare l’infiltrazione della criminalità mafiosa nei meccanismi
di erogazione di spesa pubblica, e conoscitori dei limiti del sistema dei controlli.
Il meccanismo fraudolento si fonda sulla “spartizione virtuale” del territorio, operata dall’organizzazione
mafiosa, ai fini della commissione di un numero elevatissimo di truffe, con rapporti anche con consorterie
mafiose operanti in altre province.
Nello specifico, con modus operandi diversi ma improntati a sistematicità, gli indagati hanno falsamente
esibito - in un arco temporale che va dal 2012 ad oggi - la asserita titolarità, in capo a membri
dell’associazione ovvero a “prestanomi”, di particelle di terreni in realtà riconducibili a persone o enti diversi
dai richiedenti il contributo europeo.
Esaminando le istanze (con contenuto falso) finalizzate ad ottenere i contributi è emersa una suddivisione
pianificata delle aree di influenza tra i sodalizi, finalizzata a scongiurare la duplicazione (o la moltiplicazione)
di istanze diverse afferenti alle medesime particelle.
Questo specifico aspetto investigativo è stato confermato attraverso intercettazioni ed acquisizioni
documentali, presso diversi Centri di Assistenza Agricola, dei fascicoli aziendali delle singole ditte/società
attraverso le quali venivano perpetrate le truffe; e mediante perquisizioni eseguite presso le abitazioni dei
principali indagati e presso alcuni Centri di Assistenza Agricola.
E’ emerso, così, come gli operatori di detti Centri di Assistenza e gli appartenenti all’organizzazione mafiosa,
concordassero: 1) la predisposizione di falsa documentazione attestante la titolarità di terreni da inserire nelle
domande di contribuzione, anche mediante l’utilizzo di timbri falsi; 2) la cessazione delle ditte/aziende già
utilizzate (mettendole in liquidazione); 3) il trasferimento dei titoli autorizzativi da una società/ditta ad altre
da utilizzare nel contesto dell’organizzazione; 4) lo spostamento delle particelle dei terreni da una azienda a
favore di altre riconducibili agli stessi sodali; 5) la revoca dei mandati riferiti a precedenti Centri di Assistenza
Agricola a favore di altri, e ciò al fine di rendere più difficile il reperimento della documentazione utile agli
organi di controllo.
Tra gli elementi di novità raccolti dall’indagine emerge in maniera significativa un profilo di carattere
internazionale degli illeciti, commessi nell’interesse delle associazioni mafiose.
In alcuni casi, infatti, le somme provento delle truffe sono state ricevute dai beneficiari su conti correnti aperti
presso istituti di credito attivi all’estero e, poi, fatte rientrare in Italia attraverso complesse e vorticose
movimentazioni economiche, finalizzate a fare perdere le tracce del denaro.

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Ciò a dimostrazione del fatto che l’ organizzazione mafiosa, grazie all’apporto di professionisti, dimostra di
avere una fisionomia modernissima e dinamica, decisamente lontana dallo stereotipo della “mafia dei pascoli”:
muovendo dal controllo dei terreni, forti di stretti legami parentali e omertà diffusa (e, quindi, difficilmente
permeabili al fenomeno delle collaborazioni con la giustizia), essa mira all’accaparramento di utili, infiltrandosi
in settori strategici dell’economia legale, depredandolo di ingentissime risorse, nella studiata consapevolezza
che le condotte fraudolente, aventi ad oggetto i contributi comunitari - praticate su larga scala e difficilmente
investigabili in modo unitario e sistematico - presentino bassi rischi giudiziari, a fronte di elevatissimi profitti.

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