Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

Nelle reti di tre pescatori, filastrocca «plastic free»

Filastrocca dei tre pescatori

Nelle reti di tre pescatori,
che del mare sono i lavoratori,
non ci sono più acciughe e sardine,
ma bottiglie, bicchieri e lattine.

Ci son scarti di vetro e tessuti,
alluminio, metallo e rifiuti,
e pensare che il fondo del mare
fu creato per poterci pescare.

Dove un tempo c’eran seppie ed orate,
c’è ora plastica a tonnellate;
oggi c’è spazzatura marina,
ieri l’acqua cristallina.

Nelle reti vi hanno trovato
tonnellate di ferro incastrato
e tubetti di creme abbronzanti,
microplastiche molto abbondanti,
particelle piccole e strane
tra coralli, sogliole e tane.

I pescatori che col loro barchino
son difensori del mondo marino,
ora pescano i tanti rifiuti
che nel mare son caduti.

È la plastica ad avere il primato
delle cose che abbiamo gettato
e che finiscono nelle reti,
incuranti dei divieti.

Non va meglio sulle spiagge
dove spesso orde selvagge
di bagnanti ineducati
compion gesti da screanzati.

E non mancano famiglie
che abbandonano bottiglie:
così vengon rinvenuti
chili e chili di rifiuti.

Tocca adesso ai pescatori
diventare i pulitori,
catturando con le reti
tutto il frutto dei divieti:
l’immondizia dei villani,
pure dei rifiuti urbani,
dalla plastica ai metalli,
ferro, carta e anche cristalli,
dai rifiuti quotidiani,
alle sedie ed ai divani.

È l'inciviltà di alcuni,
con dei gesti inopportuni,
che trasforma il nostro mare
in ambiente da salvare,
in discarica abusiva,
dove gente assai cattiva
sporca, inquina e fa di tutto
perché il mare sia distrutto.

Mimmo Mòllica ©

Più di 11 mila tonnellate l’anno di rifiuti marini vengono recuperate lungo le coste: rifiuti in plastica rinvenuti sulle spiagge, attrezzature per attività di pesca e acquacoltura perse o abbandonate. Nelle reti dei pescatori viene trovato di tutto: copertoni di automobile, bottiglie di vetro e di plastica, sacchetti di plastica, tessuti, stoviglie di plastica (piatti, bicchieri, posate, cannucce), tubi in plastica per vari sui, boe, attrezzi da pesca, secchi in plastica e metallo per vari usi, retine per mitilicoltura ed altro ancora.

Nelle reti dei pescatori spesso finisce più plastica che pesce. Per tale motivo gruppi ed associazioni di pescatori hanno pensato di impiegare il loro lavoro per pescare plastica anziché pesce. Così facendo si ripulisce il mare e si creano posti di lavoro. Il mare è pieno di plastica e di rifiuti marini La plastica depositata sulle spiagge o che galleggia sull’acqua del mare è solo una minima parte. Ogni anno migliaia di tonnellate di plastica finiscono in mare, pur sapendo che è indistruttibile: si conserva per 500-1.000 anni e galleggia per anni e anni in mare.

Quando si riduce in piccoli frammenti prende il nome di micro-plastica, formando delle vere e proprie reti che vengono chiamate “ghost net”, nelle quali i pesci rimangono intrappolati, prigionieri. Non solo i pesci vi rimangono intrappolati, ma mammiferi e animali marini di ogni specie. Pesci di grossa mole, comprese le balene o le tartarughe marine muoiono dopo avere ingoiato chili di piatti, bicchieri o sacchetti di plastica (come le buste della spesa) scambiandoli per meduse.

Per avere ingerito oggetti di plastica o microplastica, ogni anno, in tutto il mondo, muoiono centinaia di migliaia di tartarughe marine, mammiferi marini, uccelli marini. I pesci di piccola taglia (acciughe, sardine, sgombri, etc.) – invece – per la stessa ragione, muoiono di fame, non riuscendo più a nuotare alla ricerca di cibo.

22 gennaio 2020
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«Filastrocche Plastic Free» 
 Mimmo Mòllica 
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