I versi originali della canzone Bocca di Rosa furono sostituiti, forse dietro "cortesi pressioni dell'Arma" in "Il cuore tenero non è una dote / di cui sian colmi i Carabinieri...". Ora la cronaca racconta i fatti avvenuti a Piacenza, nella caserma Levante, sotto sequestro per fatti di "gravità inaudita". Una vicenda di infedeltà e corruzione che coinvolge proprio i Carabinieri. Lo stesso Comandante Generale Giovanni Nistri ha parlato di “indegnità”: nella canzone di De Andrè il Generale Nistri sarebbe il carabiniere in “alta uniforme”, escluso dalla ‘categoria’ di coloro che spesso "al proprio dovere vengono meno".
24/07/2020 - Controversa è la canzone o controversa è la realtà? Nel 1967 Fabrizio De Andrè pubblicava
Bocca di Rosa, ballata scritta con Gian Piero Reverberi, ottenendo il disco di platino per avere venduto più di 50 mila copie: storia di una prostituta e di un paese, ma pure di preti, mogli e carabinieri. Storia di (mal)costume. I versi originali della canzone ("
Spesso gli sbirri e i Carabinieri / al proprio dovere vengono meno / ma non quando sono in alta uniforme / e l'accompagnarono al primo treno") furono cambiati, (forse dietro "cortesi pressioni dell'Arma dei Carabinieri") in "
Il cuore tenero non è una dote / di cui sian colmi i Carabinieri / ma quella volta a prendere il treno / l'accompagnarono malvolentieri".
Ora la cronaca racconta i fatti avvenuti a Piacenza, nella caserma Levante di via Caccialupo, messa sotto sequestro (per la prima volta in Italia) per fatti di "gravità inaudita".
Una vicenda di infedeltà e corruzione che coinvolge proprio i Carabinieri che si sarebbero fatti corrompere e perfino durante il lockdown avrebbero portato avanti comportamenti per i quali lo stesso Comandante Generale, Giovanni Nistri, ha parlato di “indegnità” nell'indossare quella divisa: nella vicenda di Piacenza alcuni carabinieri sono accusati, tra l’altro, di traffico di droga, estorsioni e tortura.
Ecco, il Generale Nistri nella canzone di De Andrè sarebbe il carabiniere in “alta uniforme”, escluso dalla ‘categoria’ di “sbirri e carabinieri che (spesso) al proprio dovere vengono meno”.
Spesso o di rado?
In proposito è Ilaria Cucchi a prendere la parola, come riferisce la stampa di oggi: «Un fatto enorme e gravissimo che ricorda la vicenda di mio fratello Stefano», afferma Ilaria Cucchi, commentando l’indagine avviata dalla Procura della Repubblica di Piacenza. E aggiunge: «Basta parlare di singole mele marce, i casi stanno diventando troppi. Il problema è nel sistema: mi vengono in mente i tanti carabinieri del nostro processo che vengono a testimoniare contro i loro superiori e mi chiedo con quale spirito lo facciano…».
Alla testimonianza di Ilaria fa eco quella di Patrizia Moretti, mamma di Federico Aldrovandi, il ragazzo diciottenne morto nel 2005 per un'azione «sproporzionatamente violenta e repressiva» da parta dei poliziotti che lo avevano fermato, deceduto per la pressione esercitata dagli stessi poliziotti nel tentativo di immobilizzarlo.
Patrizia Moretti così scrive su Twitter: «Quanti cesti di mele marce abbiamo accumulato?».
Quanti?
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