Petrolio a 57,49 dollari a barile, Marsiglia: "Il nemico peggiore americano non è solo la Cina, ma l'Italia e l'Europa

QUOTAZIONI PETROLIO A 57 DOLLARI. AZIENDE ENERGETICHE USA IN AFFANNO SU COSTI DI ESTRAZIONE Roma, 9 Aprile 2025 -  Le quotazioni del petrolio  WTI  aprono la mattinata attestandosi in prima contrattazione a  57,49 dollari a barile  nelle prime ore in discesa come da giorni sui mercati internazionali. Anche il greggio di riferimento  BRENT  tocca quota  61,28 dollari a barile . "In America diverse oil companies con prezzi così bassi non riescono a mantenere un  Break-even  (punto di pareggio) sull'operatività aziendale, considerando che si viaggia in un range tra  48 e 62 dollari a barile . In questo momento i  dazi  stanno penalizzando molto più gli stessi Stati Uniti d'America che l'Europa. Sicuramente come dichiarato dal  Presidente Donald Trump  la partita si gioca su  quanta energia l'Europa acquisterà dagli USA " queste le parole del Presidente di FederPetroli Italia -  Michele Marsiglia . Continua...

La ripartenza da Sud è la pre-condizione che tutti ignorano.


18/09/2020 -  Lo dicono in tanti, SVIMEZ, ISTAT, CONTI PUBBLICI TERRITORIALI, FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE, BANCA CENTRALE EUROPEA, attraverso il rappresentante italiano del suo board, Fabio Panetta, lo dice la COMMISSIONE EUROPEA, con i parametri utilizzati per ripartire le risorse tra gli Stati membri del Recovery Fund, lo certifica il Commissario alle politiche regionali, Elisa Ferreira, ed il suo direttore generale Marc LEMAITRE. L'Italia continuerà ad arretrare se non cambia le politiche di sviluppo concentrate al nord, e deve destinare il 70% delle risorse del Recovery Fund al Sud, così come gli strumenti europei delle politiche di coesione (FSE, FESR, FEAMP, FEASR, BEI, ecc.) spettanti all'Italia, sono destinati per il 70% al Sud, ma lo deve fare in MANIERA AGGIUNTIVA e non sostitutiva come lo Stato italiano sta attualmente facendo, sottraendo 61 miliardi di euro all'anno al Sud destinandolo, attraverso artifizi nei criteri di ripartizione, al nord, che, senza il mercato del sud (destinato a scomparire se si continua così) cresce, se gli va bene, dell'1% annuo. 

 È necessario cambiare rotta. Si utilizzino i miliardi del Recovery Fund per pochi, ma significativi progetti che abbiano il Sud come principale destinatario del progetto complessivo di Rilancio del Paese. L’Italia è al centro del Mediterraneo, il 30% del traffico mondiale passa da qui. Al Nord conviene rilanciare il Sud come polo logistico dell’Europa in un’ottica green, agganciarsi alla sua crescita sviluppando logistica, porti, Zone economiche speciali, nuova manifattura e investimenti. Il progetto esiste già ed indica questa strategia, ed è il piano Sud 2030. Lo si modifichi nell'ottica del Recovery Fund e lo si presenti a Bruxelles. Vogliamo vedere se sarà valutato negativamente, considerando che rispecchierà le linee guida europee, i rilievi mossi dalla Commissione all'Italia nel 2019 e nel 2020, rispecchia i parametri di ripartizione, votato al Green e alla digitalizzazione. 

 Alla fine anche la classe imprenditoriale del nord sarà soddisfatta, perché aumenterà il suo volume di mercato al sud (attualmente di 88 miliardi annui). Se cresce il Sud crescerà tutto il Paese. Viceversa l'Italia tutta tra pochi anni sarà considerata "area sottosviluppata" - ex obiettivo 1 - delle politiche di coesione europee. M24A per l’equità territoriale

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