[12/10/2021] - Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo scoprì l’America. Era un venerdì di 529 anni fa, un venerdì che cambiò la storia. Dopo un mese di navigazione (forse 33 giorni), Cristoforo Colombo, pensando di fare rotta verso le Indie, toccò terra in un continente sconosciuto e non cercato: l'America, in onore di Amerigo Vespucci. Partito da Palos il 3 agosto 1492 con le tre famose caravelle (la Nina, la Pinta e la Santa Maria), dopo un mese di navigazione e un mese di sosta forzata (per lavori di riparazioni alle caravelle, di fronte all'isola di La Gomera), Colombo e la sua ciurma raggiunsero un'isola dell'America Centrale che il navigatore genovese battezzò San Salvador.
Era notte fonda quando il marinaio Rodrigo de Triana avvistò la terraferma. Trascorsa la notte, quando fu appena l'alba misero piede sull'isola. Poi fu la volta di Cuba ed Haiti. La data del 12 ottobre viene ricordata come "la scoperta dell’America" e celebrata nella ricorrenza del Columbus Day, sin dal 1869. Un italiano aveva scoperto l'America, quella terra che divenne simbolo di benessere e ricchezza, di vita migliore e agognata da parte di emigranti di tutto il mondo.
La Sicilia divenne terra di emigrazione verso gli Stati Uniti già prima dell'unità d'Italia, che avvenne ufficialmente con legge del 17 marzo 1861. Furono epoche di speranza e dolore. Oggi gli emigrati italiani formano gruppi etnici e sociali piuttosto nutriti e bene organizzati. E sono molti gli studi dedicati alla storia degli italoamericani: comunità americana di origine siciliana.
Il canto che segue appartiene al patrimonio tradizionale siciliano e racconta i drammatici momenti del distacco prima della partenza per l'America, nei tempi bui dell'emigrazione versi gli Stati Uniti, nel periodo che va dal 1880 al 1906. Dopo il 1924 subentrarono restrizioni all'immigrazione, nè mancarono discriminazioni e lotte sociali.
Canto dell'emigrazione
Ohi chi spartenza dulurusa e amara,
chiancinu puru i petri di la via,
chiancinu l'occhi mei, fannu funtana,
chiancinu chi si spartunu di tia.
'Mèrica, chi ti viju arsa di focu,
comu di focu fai ‘ddumari a mia,
iu partu e lassu 'stu filici locu,
ma lu me cori resta ‘nsemi a tia.
La navi 'nta lu portu si pripara,
aspetta la partenza ura pi’ ura,
cû li lacrimi toi la navi vara,
cû li suspiri mei si ferma 'n'ura.
Partu chi su' custrittu di partiri,
câ nun la pozzu cchiù 'sta vita fari,
li chianti, li lamenti e li suspiri
'un mi fannu di tia licinziari.
'Mèrica, chi ti viju arsa di focu,
comu di focu fai ‘ddumari a mia
iu partu, e lassu 'stu filici locu,
ma lu me cori resta ‘nsemi a tia.
Iò partu, non però 'sta vita mia
si sparti e si nni vaci a la stranìa
Oh mamma, binidìcimi li panni
Ca staju partennu di li to cumanni.
'Mèrica chi ti viju arsa di focu,
comu di focu fai ‘ddumari a mia,
iò partu e lassu 'stu filici locu,
ma lu me cori resta ‘nsemi a tia.
Traduzione
Oh che partenza dolorosa e amara,
piangono anche le pietre della via,
piangono gli occhi miei come fontana
piangono che si separano da te.
America, che ti vedo arsa dal fuoco,
come di fuoco fai bruciare me,
io parto e lascio questo luogo felice,
ma il mio cuore resta insieme a te.
La nave dentro il porto si prepara,
aspetta la partenza ora per ora,
con le lacrime tue la nave vara,
con i sospiri miei si ferma un’ora.
Parto ché son costretto di partire,
ché non la posso più ‘sta vita fare,
i pianti, i lamenti ed i sospiri
non mi fanno da te congedare.
America che ti vedo arsa dal fuoco,
tu come il fuoco fai accendere me,
io parto e lascio questo felice luogo,
ma il mio cuore resta insieme a te.
Io parto, non però ‘sta vita mia
si separa e diviene estranea.
Oh madre, benedici questi panni
che sto partendo dai tuoi comandi.
America che ti vedo arsa dal fuoco,
come di fuoco fai bruciare me,
io parto e lascio 'sto felice luogo,
ma il mio cuore resta insieme a te.__________
Illustrazione di Foto di aalmeidah da Pixabay
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