Intervista al Presidente OIV Ministero dell’Economia e delle Finanze, dott. Francesco Verbaro. Occorre migliorare le competenze della PA regionale, assumere esperti “che sanno soprattutto fare”, ne va della salvezza della Regione, intesa come territorio economico e sociale. A cura di Elisa Carlisi
6 ott 2021 - I giornali riportano notizie sull’ennesima cattiva prestazione della regione siciliana sulla gestione dei fondi europei e questa volta del PNRR…che ha regole più severe in termini di programmazione e ovviamente di implementazione. Qual è la situazione? Di chi è la responsabilità?
Purtroppo nulla di nuovo. Questa cattiva performance che
caratterizza ampi settori dell’amministrazione regionale è la
“cronaca di una morte annunciata” per aver trascurato per anni la
capacità dell’amministrazione e aver puntato alla quantità di
personale e non alla qualità dello stesso e oggi ci porta ai risultati
che conosciamo.
Che cosa è la capacità amministrativa?
È la capacità di implementare, tradurre in fatti e servizi le politiche
e le norme definite a monte e di fatto è data da alcuni fattori: la
qualità del personale, le competenze dei dipendenti;
dall’organizzazione del lavoro; e da una politica attenta ai risultati
e non agli annunci.
Ma la regione è famosa per avere tanti dipendenti?
Si, è vero. Oggi un po’ meno con le uscite agevolate regionali e
nazionali. Ciò che conta però non è la quantità del personale,
come altre regioni insegnano, ma la qualità e le competenze. Noi
abbiamo reclutato in Sicilia gran parte del personale senza
concorso pubblico, pensando più a risolvere il problema della
disoccupazione giovanile che a far funzionare la Regione, che, tra
l’altro essendo a statuto speciale, ha maggiori competenze delle
altre. Inoltre, negli anni questo personale, in qualche modo
formatosi all’interno, è andato in pensione senza un’adeguata
sostituzione. Il blocco delle assunzioni dovuto alla cattiva gestione
finanziaria dei bilanci e l’incapacità a svolgere un concorso
pubblico hanno ulteriormente indebolito la già fragile capacità
amministrativa. Né si è proceduto ad attivare percorsi di
formazione utili a rafforzare le competenze più importanti.
Qual è la situazione oggi quindi?
È grave, di paralisi gestionale potremmo dire. Non per la
mancanza di personale, ma per l’età e soprattutto per
l’obsolescenza delle competenze che hanno comportato gravi
difficoltà nell’applicazione delle norme sull’armonizzazione dei
bilanci (d.lgs. 118/2011), del codice appalti, nella
programmazione fondi UE e nella digitalizzazione dei processi.
Ciò non può costituire una sorpresa, per gli addetti ai lavori, in
quanto noto da anni ed inoltre asseverato da società di assistenza
tecnica come Deloitte, PWC e dallo scrivente nel definire il piano
dei fabbisogni formativi della Regione.
Cosa si può fare? Perché non si fanno subito dei concorsi?
I concorsi devono essere fatti, consapevoli che comunque occorre
selezionare professionalità con esperienza in materia oltre che con
i titoli universitari e post-universitari specialistici. Guai a fare
concorsi per diplomati e con lauree generiche: servono addetti alla
programmazione, giuristi con esperienza in appalti e
programmazione, addetti alla rendicontazione, informatici, esperti
di contabilità, statistici, da inquadrare ai livelli più alti, altrimenti
si rischia di non trovarli. Occorre reclutare persone pronte
all’utilizzo e quindi con esperienza certificabile. Con requisiti
elevati, come è necessario per queste professionalità, i partecipanti
sarebbero pochi e i concorsi gestibili. I concorsi solitamente
portano a reclutare persone che “sanno” e non quelli che “sanno
fare”. I neoassunti richiedono solitamente un periodo di
inserimento necessario per imparare a lavorare e per quel
trasferimento di competenze e conoscenze pratiche. Questo
trasferimento (knowledge transfer) nella regione siciliana
difficilmente può avvenire, per la assenza ormai di professionalità
interne.
Quindi nel brevissimo periodo occorre utilizzare l’assistenza
tecnica prevista sui fondi UE, che solitamente fornisce
competenze tecniche esperte e che potrebbero essere utilizzate
subito per gestire il PNRR. Ricordo inoltre che il Pnrr ha regole e
condizionalità più severe dei fondi europei “ordinari” e soprattutto
tempi dettati da cronoprogrammi stretti, incompatibili con i tempi
della macchina regionale.
Il problema è che la Regione Siciliana nei prossimi mesi è
chiamata a programmare e gestire decine di miliardi: della
vecchia programmazione 2014-2020, del Pnrr e della nuova
programmazione….
Si, una quantità di risorse da far tremare i polsi alle regioni più
attrezzate del Nord. Solitamente la Regione siciliana non riesce a
chiudere i settennati comunitari, adesso dovrà spendere ancora le
tante risorse della programmazione UE 2014-2020, le risorse del
Pnrr e le risorse del nuovo settennato 2021-2027. Praticamente
impossibile nelle attuali condizioni della Regione.
Occorre quindi uno sforzo bipartisan per migliorare le competenze
della PA regionale, ne va della salvezza della Regione, intesa non
tanto come istituzione ma come territorio economico e sociale.
Nessun governo o coalizione potrà attuare il proprio programma
senza una macchina amministrativa. Oggi la Regione Siciliana
non ha una macchina amministrativa. La prima deroga che la
Regione dovrà ottenere dallo Stato è la possibilità di assumere un
numero adeguato di esperti con un trattamento adeguato,
altrimenti le risorse comunitarie verranno interamente perse!
Ci sono infine i comuni…
Anche qui non navighiamo in buone acque. Metà dei comuni
siciliani sono in dissesto o deficitari e in generale non navigano
buone acque dal punto di vista finanziario. Pieni di debiti per le
partecipate, bassa capacità di riscossione, alta spesa del personale
a causa dei numerosi precari assunti negli ultimi anni. Dovrebbero
ricevere un aiuto da parte della Regione almeno in termini di
assistenza tecnica grazie ai fondi sulla cd “capacità istituzionale”,
ma scontano anche loro la debolezza della regione.
Una parola di speranza?
Si sta diffondendo la consapevolezza che occorre interessarsi della
capacità amministrativa in maniera bipartisan e che la PA
regionale e degli enti locali non può essere più terreno di
scorribande partitiche e clientelari. Senza un’amministrazione si
possono forse pagare gli stipendi ma non creare sviluppo.
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