“Tra tutte le aberrazioni sessuali, forse la più bizzarra è la castità”, scriveva Rémy de Gourmont, poeta, giornalista e scrittore francese, vicino al movimento dei simbolisti. Per Charles Baudelaire “il sesso è il lirismo del popolo” e per Antonio Gramsci “in principio non era il verbo, ma era il sesso”.[01/12/2021] - Per Giuseppe Pitrè, scrittore, medico, ed etnologo, il più importante ricercatore e studioso di tradizioni popolari siciliane, nonché iniziatore degli studi folklorici in Italia: “E’ necessario uno studio mai fatto, ma da farsi, intorno al sesso nei nostri canti e uno studio etnico della letteratura oscena. Perché l’uomo va osservato in tutte le sue concezioni e in tutti i suoi aspetti, non meno che in tutte le sue passioni.
Nel suo patrimonio culturale e tradizionale, la Sicilia e l’Italia annoverano un significativo repertorio di composizioni, canzoni e strofe a sfondo erotico o licenzioso. La canzone erotica, del resto, è una composizione assai diffusa e presente in ogni latitudine geografica e culturale, antica e moderna. Attraverso il recupero e lo studio di queste licenziosità è possibile, tuttavia, osservare lo spirito del tempo, quando alla donna era riconosciuta la massima dignità di madre, sorella e moglie ma non proprio quella di donna.
Così ho pensato di pubblicare strofe, composizioni e canzoni con l’intento di contribuire alla conservazione della memoria che rischia di sbiadire, se non di essere cancellata per sempre. Chi legge non avrà difficoltà a credere che la volgarità non è il mio intento. Ma come rinunciare a un repertorio che porta in sé un così rilevante valore?
Così scrive Micio Tempio, poeta siciliano, il maggiore poeta siciliano del suo tempo, (tradotto) così scrive:
Cu pati di sintòmi e di stinnicchi, / pi’ non sentiri cosi stralunati,
s'intuppassi lu zuccu di l'oricchi; / non su’ p'iddi ‘sti cosi ‘nzuccarati!
Chi soffre di mali e di mancamenti, / per non sentire cose stralunate /
si chiuda la base delle orecchie; / non sono per loro queste cose zuccherate.
In Tammurriata nera Edoardo Nicolardi - E. A. Mario, 1944
Seh! Gira e volta, seh...
Seh! Volta e gira, seh...
Che tu lo chiami Ciccio o Antonio,
che tu lo chiami Peppe o Ciro,
quello, il fatto, è nero, nero,
nero, nero come a che…
La canzone popolare spesso è meno poetica e più surreale:
A ciolla d’u zu Carminu Parisi
si la isàru trimila bastàsi.
Alla trasùta dintra lu paisi
si sdirrupàru’ vintisetti casi.
Doppu ‘ncuntrò 'na vecchia e ci la misi ...
stesi quaranta jorna mi ci 'a trasi!
Il membro di zio Carmine Parisi
lo sollevarono tremila portatori.
Entrando dentro il paese
crollarono ventisette case.
Dopo incontrò una vecchia e glielo mise...
impiegò quaranta giorni per introdurglielo.
Ed ancora, per la canzone popolare non c’è tempo da perdere:
Sono zio Ciccio che ha perso lo spasso, / il mio uccello cardellino non sente più il sesso. / Mi son conciato con la pancia grassa, / non batto più alle porte d’ingresso.
Ma ne portai frumento all’ammasso, / e ciò che lasciai fu tutto perso. /
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