Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

La «Liberazione» e la lieta favella della Costituzione

La «Filastrocca della lieta favella» di Mimmo Mòllica celebra la Liberazione e la nascita dello Stato italiano. Il 25 aprile 1945 il «Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia» (CLNAI) proclamava l'insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti. Entro il 1º maggio tutta l'Italia settentrionale fu liberata. Poi la nascita della Repubblica Italiana, con la stesura definitiva della Costituzione, legge fondamentale dello Stato italiano, approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre seguente.


«Filastrocca della lieta favella»

La lieta novella
è una lieta favella,
la prima qualità d’ogni scrittore,
d’ogni poeta, d’ogni narratore.

Infatti un bravo autore,
un bravo redattore,
dopo d’avere scritto,
raccontato e descritto
un saggio o un bel romanzo,
un racconto assai ganzo,
facendo un gesto da signore,
allevia la fatica del lettore
cancellando tutto quel sovrappiù
che non è necessario o non lo è più,
facilitando molto la lettura.
Così facendo aiuta la cultura
e fa perfino una bella figura.

Così gli autori della Costituzione,
Padri costituenti in Commissione,
hanno redatto il grande libro laico,
in italiano e non in aramaico,
con un linguaggio semplice e sincero
e con parole chiare per davvero.

Linguaggio trasparente e lineare,
libro di limpidezza assai esemplare,
con parole accoglienti in generale,
senza nessuna diversità sociale,
perché comprenda pure il contadino,
dall’umile all’incolto cittadino,
e conosca ciascuno i suoi diritti,
semplici e chiari, in quel libro descritti;
perché conosca ognuno i suoi doveri,
non sian le leggi torbidi misteri.

Usa una lingua elastica e sincera,
duttile, com’è duttile la cera,
parole come ambiente, da poeta,
contro l’inquinamento del Pianeta.

La Carta, si può dire, fu profeta,
scritta per l’uomo, l’acqua e la natura
e per la terra, per averne cura.

Furono questi i principali intenti,
fu la missione dei «Padri costituenti»,
«creare una nazione con parole»,
gentili e luminose come il sole,
precise e lineari, d’accoglienza,
esatte e responsabili in coscienza,
con frasi brevi e con linguaggio chiaro,
come insegna il maestro allo scolaro,
linguaggio sobrio, semplice e corretto:
soggetto, verbo e complemento oggetto.

Staremmo molto meglio in fondo
se abitassimo tutti noi in un mondo
molto meno gremito di parole
taglienti come fossero tagliole,
parole ostili come le pistole,
puntute come archi con le frecce,
come cannoni per aprire brecce.

La Carta parla pure del «paesaggio»,
per l’uomo del futuro è un bel messaggio,
tutela il patrimonio naturale
e le bellezze del mondo reale.

Paesaggio vuol dir «forma del Paese»,
e non solo musei, castelli e chiese,
l’azione umana, del corpo e della mente,
prodotto della storia, è l’ambiente.

Si può ben dire che la Costituzione
è il lascito di una generazione,
la nostra Carta, compagna di viaggio,
ci guida con il senso del linguaggio,
come dei marinai guida una stella,
la lieta novella è una lieta favella.

Mimmo Mòllica ©

«Arrendersi o perire» 

[25/04/2022] - «Arrendersi o perire!» fu la parola d'ordine. Il 25 aprile 1945 il «Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia» (CLNAI), con sede a Milano, proclamò l'insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti. Tutte le forze partigiane del «»Corpo Volontari della Libertà» ricevettero l’ordine di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo loro la resa.
«In nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano», prima dell'arrivo delle truppe alleate attive nel Nord Italia furono messi a morte i gerarchi fascisti, compreso Benito Mussolini.
Il «Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia» era presieduto da Alfredo Pizzoni, Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani.

Entro il 1º maggio tutta l'Italia settentrionale fu liberata. La «Liberazione» poneva fine a 20 anni di dittatura fascista e a 5 anni di guerra. Il 25 aprile è la data simbolica in cui ha culmine la Resistenza e con l'avvio della fase che porterà al Referendum del 2 giugno 1946, per la scelta fra monarchia e repubblica, e poi alla nascita della Repubblica Italiana, con la stesura definitiva della Costituzione.

La Costituzione della Repubblica Italiana, legge fondamentale dello Stato italiano, democratica e programmatica, è formata da 139 articoli, 18 disposizioni transitorie e finali. Approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre seguente, venne pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 298, edizione straordinaria, ed è entrata in vigore il 1º gennaio 1948 in tre copie originali, una delle quali è conservata presso l'archivio storico della Presidenza della Repubblica Italiana.

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