LA «FILASTROCCA DEL GUARRACINO: Storia di pesci e di coltello tra spose promesse e chi non le mantiene» di Mimmo Mòllica. La guerra tra pesci, una fantasiosa pantomima godibile e geniale. L’Alletterato, primo e vecchio fidanzato dalla Sardella, sentendosi soppiantato scatena la sua artiglieria sul focoso Guarracino, rivale in amore. Benedetto Croce definì «Lo Guarracino» "una singolare fantasia, capricciosa e graziosa e di un brio indiavolato". Gino Doria, la classificò "fra le cose più fresche, più festive, più colorite, più saporose".19/08/2022 - Benedetto Croce definì
«Lo Guarracino
» "una singolare fantasia, capricciosa e graziosa e di un brio indiavolato". Gino Doria, avvocato, giornalista e studioso, la classificò "fra le cose più fresche, più festive, più colorite, più saporose e sarei a dire più odorose, della poesia semipopolare o semidotta che dir si voglia".
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«La Filastrocca del Guarracino» la guerra tra pesci fa parte di una fantasiosa pantomima godibile e geniale. A rovinare tutto è la Patella che fa la spia all’Alletterato, primo e vecchio fidanzato dalla Sardella, che sentendosi soppiantato per una promessa di matrimonio procurata dalla ruffiana Bavosa, scatena la sua artiglieria sul focoso Guarracino, rivale in amore.
Inizia così una rissa furibonda nei fondali marini alla quale prendono parte amici e parenti, i pesci si schiereranno con l’uno o con l’altro. Una rissa tra pesci, d'ogni ceto e d'ogni nazione, tanto fantasiosa e irreale quanto divertente e poetica. Se violenza, guerra e odio devono essere raccontati nella cruda realtà non è certo la filastrocca del Guarracino la canzone dell’odio, tutt'altro.
Così la filastrocca che Mimmo Mòllica ha riscritto in lingua italiana riveste interesse scientifico e didattico, sollecitando una serie di (amare) considerazioni sulla salvaguardia dell’ecosistema marino come patrimonio troppo spesso maltrattato e minacciato.
«La Filastrocca del Guarracino» di Mimmo Mòllica Al Guarracino che andava per mare
venne la voglia di maritare,
si fece fare un gran bel vestito
di squame di pesce, pulito pulito,
con una parrucca tutta arricciata
nastri e nastrini, ben pettinata,
con lo jabot, scollo e polsini
a coste inglesi, fini fini.
Con i calzoni di rete di fondo,
scarpe e calzette di pelle di tonno,
giacchetta a coda e uno sciammerino
di alghe e di peli di bue marino,
con i bottoni e la bottoniera,
d'occhi di polpo, vestito da sera,
fibbie d’ottone e frangia indorata
di nero di seppia e fiele d’occhiata.
Due catene color triglia,
il mantello di conchiglia,
un cappello inamidato
di codino di luccio salato,
ben stirato e senza alone,
andava facendo lo spaccone,
girava di qua, girava di là
cercando intrepido l’altra metà.
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