1° Maggio: «Festa del Lavoro», la filastrocca di Mimmo Mòllica

1° Maggio Festa del lavoro. La «Filastrocca del Lavoro» di Mimmo Mòllica racconta in versi e strofe questa importante ricorrenza. E noi la proponiamo a grandi e piccini per celebrare la «Festa del Lavoro e dei Lavoratori».  «Filastrocca del lavoro» di Mimmo Mòllica   Caro babbo che cos’è il lavoro? dei bambini domandano in coro a un papà stanco e pure affannato, dal lavoro appena tornato. Ed il babbo risponde a fatica «serve a vivere, è una regola antica». Ed aggiunge: «… ed inoltre, sapete il lavoro è passione, è volontà e decoro». «E che cosa vuol dire decoro?», ribatterono subito loro. «È nell’opera di un falegname, è Van Gogh, è in un vaso di rame». «È Geppetto e il suo pezzo di legno, è Pinocchio, è Collodi e il suo ingegno, è donare qualcosa di noi senza credersi dei supereroi». «È costruire un gran bel grattacielo, è Gesù quando spiega il Vangelo, compiacersi di quello che fai, è dolersene se non ce l’hai!». Però un tipo iniziò a blaterare: «È pagare la gente per non lavorare, s

Servizi per l'infanzia: ancora molte le disuguaglianze tra Nord (35%) e Sud (15%)

Nidi di infanzia, nel primo anno di pandemia calano iscrizioni e frequenza Alla fine del 2020 sono attivi in Italia 13.542 servizi educativi per la prima infanzia con oltre 350mila posti autorizzati al funzionamento, di cui il 49,1% in strutture pubbliche. I posti sono in lieve calo (-2,9%) a causa soprattutto delle sospensioni del servizio nell’intero anno educativo 2020/2021. Diminuiscono le iscrizioni, i mesi di frequenza dei bambini e, quindi, l’ammontare delle rette pagate dalle famiglie. 
Dal punto di vista della disponibilità dei servizi sul territorio, permangono ampissimi divari a sfavore delle famiglie residenti nel Mezzogiorno e nei Comuni più piccoli. Il Nord-est e il Centro Italia consolidano la copertura dei posti disponibili: il Nord-ovest (30,8%), mentre le Isole (15,9%) e il Sud (15,2%). A livello regionale i livelli di copertura più alti si registrano in Umbria (44%), in coda Campania e Calabria, ancora sotto il 12%.

Roma, 22/10/2022 - I servizi educativi per la prima infanzia, così come gli altri segmenti del comparto dell’istruzione, dal 2020 hanno risentito dell’impatto della pandemia da Covid-19, che ha comportato periodi di chiusura delle strutture e interruzioni della frequenza da parte di molti bambini. Al 31 dicembre 2020 sono attivi sul territorio nazionale 13.542 servizi per la prima infanzia, quasi 300
in meno rispetto all’anno precedente (-2,1%). I posti complessivi sono 350.670, di cui il 49%
all’interno di strutture pubbliche, con un saldo negativo di circa 10.600 posti (-2,9%).

Tale flessione introduce una discontinuità rispetto ai graduali incrementi degli anni precedenti, ottenuti
anche con il supporto di specifici interventi di rafforzamento. La contrazione dell’offerta ha interessato
più il settore pubblico (-4,8%) rispetto al privato (-1,1%) e sembra collegata, più che alle chiusure
definitive delle strutture, alla temporanea inattività dei servizi per l’anno educativo 2020/2021, per un
totale di oltre 7mila posti (di cui il 71,5% pubblici) autorizzati al funzionamento ma non disponibili.
Il calo ha interessato meno i nidi d’infanzia (-1,4%), componente più tradizionale e principale
dell’offerta (65,8%). 

Leggermente più consistente (-2,8%) il decremento per le sezioni primavera, che rappresentano il 19,6% dei servizi complessivi e accolgono bambini dai 24 ai 36 mesi, generalmente all’interno delle scuole d’infanzia. I servizi integrativi per la prima infanzia (spazi gioco, centri per bambini e genitori e servizi educativi in contesto domiciliare), che completano l’offerta con il 14,6% dei servizi disponibili, sono quelli che hanno fatto registrare la riduzione maggiore (-17,2%). Questa situazione si inserisce in un contesto di offerta già fortemente carente, nonostante i diversi piani di intervento varati e gli ingenti stanziamenti approvati, dagli effetti ancora non misurabili.

Ancora molte le disuguaglianze nell’accesso ai servizi

Favorire la frequenza del nido da parte di bambini provenienti da famiglie a basso reddito può
spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale e incidere positivamente sulla partecipazione al
mondo del lavoro, riducendo anche il divario di genere. In Italia resta ancora molta strada da fare per
garantire un’equa accessibilità dei servizi dal punto di vista socio-economico: infatti i tassi di
frequenza del nido crescono all’aumentare della fascia di reddito delle famiglie e sono decisamente
più alti se la madre lavora e se i genitori hanno un titolo di studio elevato.

Dal punto di vista della disponibilità dei servizi sul territorio, permangono ampissimi divari a sfavore
delle famiglie residenti nel Mezzogiorno e nei Comuni più piccoli.
Il Nord-est e il Centro Italia, alla fine del 2020, consolidano la copertura dei posti disponibili rispetto ai
bambini sotto i tre anni sopra il target europeo del 33% (rispettivamente 35% e 36,1%); il Nord-ovest
è sotto l’obiettivo ma non è distante (30,8%), mentre le Isole (15,9%) e il Sud (15,2%), che pur
registrano un lieve miglioramento, sono ancora lontani dal target.

A livello regionale i livelli di copertura più alti si registrano in Umbria (44%), seguita da Emilia
Romagna (40,7%) e Valle d’Aosta-Vallée d'Aoste (40,6%), Toscana (37,6%) e Provincia Autonoma di Trento (37,9%). Anche il Lazio e il Friuli-Venezia Giulia dal 2019 hanno superato la soglia del 33% (rispettivamente 35,3% e 34,8%), in coda Campania e Calabria, ancora sotto il 12%.

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