Con la «Filastrocca di San Martino» di Mimmo Mòllica, l’11 novembre festeggiamo San Martino, le belle giornate di sole e il vino novello. Secondo il racconto popolare, Martino incontrando un povero mendicante stremato dal freddo gli donò metà del suo mantello. Quel mendicante era Gesù. Subito il cielo si illuminò e il sole apparve lassù, riscaldando gli uomini e la terra e fu «l’Estate di San Martino».
«Filastrocca di San Martino»Un giorno freddo e cupo,
l’undici di novembre,
con un tempo da lupo
(sembrava già dicembre),
mentre a cavallo andava
vide un uomo tremante,
sfinito e barcollante,
nudo e senza mantello,
nei pressi di un ruscello.
Si impietosì Martino
e la spada sguainò,
pensando “poverino”
e il mantello in due tagliò;
dopo gli andò vicino
e metà gliene donò.
Subito un sole giallo
rese il cielo splendente,
San Martino a cavallo
apparve rilucente.
L’Angelo col mantello
spuntò dal cielo rosso,
spiegò l’ali un uccello
su quel mantello indosso;
l’allegro pettirosso
si mise a cinguettare
e il povero commosso
si cominciò a scaldare.
Novembre adesso è mite:
estate di San Martino,
quando cresce la vite
e il mosto è già nel tino.
Quella notte a Martino
venne in sogno Gesù,
poiché donò il mantello
al povero quaggiù.
Gesù era il poverello
che Martino incontrò
e con il suo mantello
lo accolse e lo scaldò.
Ogni anno sin d’allora,
il giorno di San Martino
la luce dell’aurora
splende sul biancospino
e il pettirosso vola;
belando l’agnellino
il povero consola.
Festa è nelle campagne
si brinda al caldo inverno,
caldarroste e castagne,
frutti del Padreterno.
Il sole dell’inverno
riscalda il pellegrino
ed ogni mosto è vino,
«evviva San Martino».
Mimmo Mòllica ©
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