Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica

Festa della Liberazione: la filastrocca del 25 aprile di Mimmo Mòllica 25/04/2024 - La «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica ricorda la liberazione dell'Italia dalla dittatura fascista e dall'occupazione nazista. Una data importante per adulti e bambini, da non dimenticare per dire 'no' ai totalitarismi e a tutte le guerre. Sempre e in  ogni luogo, «meglio fiori che armi». «Filastrocca del 25 aprile» di Mimmo Mòllica

Mafia dei Nebrodi: “tortoriciani”, “batanesi” e “brontesi” leader nell'accaparramento di finanziamenti pubblici

Dia: presentata alla Camera dei deputati la relazione del primo semestre 2022. Un focus sui fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso relativo ai primi 6 mesi dell’anno 2022 è stato presentato dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, alla Camera dei Deputati. Nella “zona nebroidea” risulterebbero radicati i sodalizi dei “tortoriciani”, dei “batanesi”, dei “brontesi” e la famiglia di Mistretta. Le consorterie mafiose di Tortorici (ME) e, in particolare, dei “tortoriciani” e dei “batanesi” trarrebbero rilevanti quote di profitti dall’illecito accaparramento dei finanziamenti pubblici destinati allo sviluppo agropastorale. 

Roma, 14 Aprile 2023 - L’analisi è realizzata sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione documenta la tendenza, rilevata da diversi anni, circa il generale inabissamento dell’azione delle consorterie più strutturate che hanno ormai raggiunto un più basso profilo di esposizione e, come tale, particolarmente insidioso proprio in ragione dell’apparente e meno evidente pericolosità.
Tale tendenza risulta sempre più diffusa in tutte le matrici mafiose in considerazione del vantaggio loro derivante dalla insidiosa mimetizzazione nel tessuto sociale e dalla conseguente possibilità di continuare a concludere i propri affari illeciti in condizioni di relativa tranquillità senza destare le attenzioni degli inquirenti.

La criminalità organizzata, infatti, preferisce agire con modalità silenziose, affinando e implementando la pervasiva infiltrazione del tessuto economico-produttivo avvalendosi anche delle complicità di imprenditori, professionisti ed esponenti delle istituzioni, formalmente estranei ai sodalizi. Un’indubbia capacità attrattiva è rappresentata dai progetti di rilancio dello sviluppo imprenditoriale nella fase post-pandemica e dall’insieme di misure finalizzate a stimolare la ripresa economica nel Paese compulsate anche dai noti finanziamenti europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Sulla base di queste considerazioni, la relazione propone, con la consueta attenzione allo sviluppo e alle trasformazioni delle organizzazioni mafiose, la descrizione del quadro criminale - anche schematizzata con l’ausilio di mappe esplicative della sua evoluzione recanti le presenze dei principali sodalizi attivi in ragione delle risultanze delle investigazioni concluse dalla DIA e dalle Forze di polizia - senza tralasciare gli importanti, ulteriori elementi informativi contenuti nei provvedimenti di scioglimento degli Enti Locali.

Gli scenari futuri vedono pertanto le economie degli Stati sempre più contaminate dalle consorterie criminali “multiservice provider” in grado di sfruttare nel mondo digitale la capacità organizzativa di fare networking, di stabilire alleanze operative e strategiche tra gruppi diversi, anteponendo l’unità di intenti alle lotte interne. D’altra parte il limitato ricorso alla violenza, soprattutto nei territori oltre confine, nonché la conseguente mutazione delle organizzazioni criminali vieppiù profilate verso una vocazione affaristico-imprenditoriale, evidenziano il rischio che possa ridursi la percezione della pericolosità sociale della criminalità organizzata.

Per una efficace lotta contro tali insidie, la DIA ha sempre sottolineato, durante gli incontri internazionali, la necessità di utilizzare un linguaggio comune, metodologie e normative condivise per massimizzare l’efficacia delle azioni di contrasto poiché i nuovi scenari richiedono strategie congiunte e coordinate ad ogni livello, anche in considerazione del recente interesse della criminalità mafiosa verso il sistema delle criptovalute, nonché un più moderno ed efficace adeguamento normativo da parte dei Paesi UE ed extra UE.

Criminalità organizzata in provincia di Messina e Nebrodi

Le attività investigative poste in essere nel periodo di riferimento confermano ancora come la provincia, e in particolare la città di Messina, rappresenti un importante hub per le diverse organizzazioni criminali. Tale aspetto conferisce alla mafia messinese caratteristiche mutevoli a seconda del territorio provinciale di riferimento. Le consorterie attive nel quadrante nordovest della provincia presentano strutture organizzative e modus operandi analoghi a quelli di cosa nostra palermitana192. La fascia ionica, che ricomprende la quasi totalità del capoluogo e tutta l’area a sud sino ai confini con la provincia di Catania, risente invece della forte influenza dei gruppi criminali etnei. 

Nel semestre sono peraltro emerse ingerenze dei sodalizi mafiosi nelle dinamiche elettorali-politiche e nella gestione dell’attività amministrativa di taluni Enti locali. Sempre attuali sono poi le convergenze criminali tra sodalizi messinesi e le vicine ‘ndrine calabresi finalizzate prevalentemente al traffico di stupefacenti195, come documentato da un’indagine conclusa nel semestre196 e che conferma come la Calabria rappresenti per le consorterie peloritane il canale preferito di approvvigionamento di droga da immettere nelle locali piazze di spaccio.

La gestione del gioco d’azzardo


La gestione del gioco d’azzardo, unitamente alla capacità di alcune organizzazioni mafiose messinesi di espandersi nell’illecito accaparramento di finanziamenti pubblici destinati al settore agro-pastorale198, evidenziano l’evoluzione di talune consorterie e la spiccata capacità di affiancare, ai reati tradizionali dell’associazione mafiosa, abilità imprenditoriali nella gestione di attività criminali particolarmente remunerative200. Invariata risulterebbe la ripartizione delle aree d’influenza dei gruppi messinesi. Nella parte settentrionale della provincia continuerebbe ad operare la c.d. “famiglia barcellonese”201 che include i gruppi dei “Barcellonesi”, dei “Mazzarroti”, di “Milazzo” e di “Terme Vigliatore”. 

Si tratta di un sodalizio fortemente radicato che ha evidenziato nel tempo una marcata capacità di riorganizzazione, confermata nel semestre dagli esiti di 3 convergenti attività investigative concluse dai Carabinieri202 il 22 febbraio 2022 con l’esecuzione di complessive 86 misure cautelari personali e reali203. Particolare rilevanza assume la prima indagine, denominata “Alleanza”204, per la ricostruzione della struttura e degli assetti della famiglia mafiosa barcellonese, egemone sulla fascia tirrenica della provincia peloritana. 

Nel delineare i nuovi assetti del sodalizio mafioso in parola, l’attività ha disvelato l’intento di costituire un’unica regia per la gestione delle attività delittuose con la disponibilità di armi, per il monopolio delle attività criminali nel territorio quali le estorsioni anche in danno di locali notturni, per il controllo del business della prostituzione e dello spaccio di stupefacenti, per la gestione di bische clandestine ove promuovere il gioco d’azzardo e, non ultimo, per l’infiltrazione dell’economia legale, in particolare, nel settore dell’ortofrutta in cui la consorteria si sarebbe inserita tramite imprese fittiziamente intestate a terzi. 

L’attività d’indagine ha consentito altresì di riscontrare, in occasione delle elezioni amministrative tenutesi a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) nell’ottobre 2020, la promessa del supporto elettorale a cura di esponenti di vertice della consorteria al candidato di una lista, in cambio di posti di lavoro ed altre utilità205. La seconda inchiesta, denominata “Furia”206, ha invece appurato l’operatività di 2 gruppi criminali riconducibili al sodalizio barcellonese dediti allo spaccio di stupefacenti lungo le coste tirrenica e ionica della provincia peloritana. 

In tal senso, depongono anche gli esiti della terza investigazione “Montanari” che ha messo in luce la filiera dello spaccio di stupefacenti nell’area di Milazzo e nelle Isole Eolie ad opera di altri 2 autonomi gruppi criminali, sempre riconducibili ai barcellonesi. Si segnala infine che, nel semestre di riferimento, il sodalizio in parola è stato interessato anche dall’esecuzione di 2 misure ablative adottate nei confronti di soggetti ritenuti organici alla famiglia mafiosa barcellonese208 e da un provvedimento di custodia cautelare in carcere per un omicidio risalente a carico di 2 altri esponenti209. 

Nella “zona nebroidea” risulterebbero radicati i sodalizi dei “tortoriciani”, dei “batanesi”, dei “brontesi” e la famiglia di Mistretta. Quest’ultima, ritenuta legata al mandamento palermitano di San Mauro Castelverde, influenzerebbe l’area confinante con la provincia di Palermo ed Enna. Le consorterie mafiose riconducibili al comprensorio di Tortorici (ME) e, in particolare, quelle dei “tortoriciani” e dei “batanesi” trarrebbero rilevanti quote di profitti dall’illecito accaparramento dei finanziamenti pubblici destinati allo sviluppo agropastorale. 

Il loro consolidamento sul territorio, ancorché indebolito dalle recenti condanne inflitte a taluni esponenti di vertice nell’ambito del procedimento “Nebrodi” e da misure ablative a carico di soggetti organici ai clan, rende tuttavia concreta la possibilità di una ritrovata vitalità. In tale quadro, si richiama anche la confisca di beni nella disponibilità di un soggetto ritenuto affiliato al clan dei “tortoriciani” eseguita il 26 maggio 2022 dalla DIA a Messina.

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